Decreto «anti-assenteisti», Madia incontra i sindacati: massima severità con chi sbaglia. Prima discussione sulla riforma delle regole del pubblico impiego
Massima severità con chi sbaglia e massimo riconoscimento per chi lavora bene. Lo ha detto la ministra della Pa Marianna Madia, secondo quanto si apprende, aprendo l’incontro con i sindacati sul decreto «anti-furbetti». Il ministro introducendo la discussione, la prima sulla riforma delle regole del pubblico impiego, ha spiegato come il governo abbia voluto anticipare alcune novità con il decreto da poco varato dal Cdm, per mettere a tacere la retorica strumentale sui fannulloni basata anche su situazioni incresciose (come quelle di Sanremo e Roma).
Quindi l’esecutivo ha voluto provvedere subito a riscrivere delle regole per motivi, avrebbe sottolineato Madia, etici, ribadendo però la distanza dalla retorica sui fannulloni a cui, ha continuato il ministro, il governo non ha mai creduto. La parola è passata poi ai rappresentanti sindacali, riuniti a palazzo Vidoni, per analizzare il testo sui “licenziamenti lampo”.
«Furbetti del cartellino» sospesi entro 48 ore
In base alle norme contenute nel decreto attuativo della delega Pa approvato lo scorso 20 gennaio dal Cdm, il dipendente pubblico che viene colto in flagranza a falsificare la sua presenza in servizio, come chi striscia il badge e poi esce, verrà punito entro 48 ore con la sospensione dall’incarico e dalla retribuzione. Se l’illecito non verrà denunciato il dirigente rischia pesanti sanzioni, fino al licenziamento (oggi al massimo c’è la sospensione). Per i “furbetti del cartellino” il decreto prevede un’iter accelerato per il procedimento di licenziamento, che dovrà chiudersi entro un mese (ora può durare anche 120 giorni).
Camusso: le regole per licenziare i «furbetti» del cartellino ci sono già
Contro le norme approvate dal governo si era schierata nei giorni scorsi la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, per la quale proporre nuove regole per licenziare i dipendenti pubblici che si assentano dal lavoro in maniera ingiustificata rischia di essere «propaganda» perché queste regole «ci sono già» e bisognerebbe prima spiegare perché non funzionano.
Il Sole 24 Ore – 4 febbraio 2016