E’ pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 114 del 19 maggio il testo della legge 16 maggio 2014, n. 78 «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 marzo 2014, n. 34, recante disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell’occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese» entrata in vigore da ieri, 19 maggio. Tra le novità del provvedimento nel testo votato alla Camera , l’aumento a 36 mesi della durata del contratto a tempo determinato per il quale il datore di lavoro non deve indicare la causale. Viene introdotto per i contratti a termine un limite del 20%, cha va calcolato sul numero dei lavoratori a tempo indeterminato in forza al 1° gennaio. L’azienda fino a cinque dipendenti può comunque assumere un lavoratore a tempo. Sul piano della formazione pubblica, le Regioni entro 45 giorni devono comunicare all’azienda le modalità di svolgimento della formazione di base.
Per il momento, ad arrivare in Gazzetta Ufficiale è esclusivamente il provvedimento inerente i contratti a tempo determinato e le varie modalità di apprendistato, anche se, per i mesi a venire, dovrebbero seguire lo stesso percorso anche le modifiche riguardo welfare e ammortizzatori sociali, così come la chiacchierata riduzione del cuneo fiscale a favore dei lavoratori dipendenti.
Ma vediamo in dettaglio quali sono le modifiche più importanti nella disciplina dei contratti a termine e dell’apprendistato, tipologia preferita dalla legge Fornero del 2012 che, oggi, viene un po’ ridimensionata a scapito di un ritorno delle forme di contrattualizzazione definite “precarie”.
Apprendistato
Obbligo di indicazione, nel contratto di assunzione, del Piano formativo individuale, che andrà messo nero su bianco anche mediante l’utilizzo di strumenti e modelli predefiniti
Obbligo, per le aziende al di sopra dei 50 dipendenti, di assunzione di almeno il 20% dei contratti di apprendistato attivi, pena l’impossibilità di stipulare nuovi contratti di apprendistato ai giovani assunti
Data limite entro i 45 giorni dalla data di assunzione per contratti di apprendistato professionalizzante, entro cui inviare alla Regione il dettaglio della formazione aziendale da affiancare a quella gestita dall’ente pubblico
Contratti a termine (Obblighi a decorrere dalla data della conversione del decreto)
Tetto del 20% dei lavoratori occupati in totale dall’azienda
Massimo cinque proroghe nei tre anni
Sei mesi durata minima del contratto di subordinazione (serve per il riconoscimento a norma di legge del diritto di precedenza)
Quest’ultimo, andrà riconosciuto anche alle assunzioni a tempo determinato dello stesso datore di lavoro, oltre che, come noto, per i contratti a tempo indeterminato
Il diritto di precedenza andrà segnalato al lavoratore dallo stesso datore, tramite dichiarazione in forma scritta da completare subito dopo l’assunzione.
Poletti: «Adesso le politiche attive». Il ministro del Lavoro traccia il programma per la seconda parte della riforma
Centri per l’impiego: «In Italia ci lavorano 9mila persone contro le 110mila della Germania: con questi mezzi è possibile soltanto registrare i disoccupati»
Saranno la riforma delle politiche attive per l’occupazione e l’introduzione del contratto a tutele crescenti i pilastri attorno a cui verrà costruita la seconda fase del Jobs Act renziano.
A confermarlo è stato ieri lo stesso ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ospite di «Tuttolavoro 2014». Ma il governo sta ragionando anche sul contratto a tempo indeterminato, che potrebbe risultare meno costoso. «Promesse con i soldi degli altri non ne faccio – ha affermato il ministro – però una riduzione del 10-15% può portare un’impresa a valutare questo tipo di contratto piuttosto di un altro, tenuto conto delle sue esigenze».
Più in generale, nel contrasto alla disoccupazione, secondo Poletti «diversamente da quanto fatto sinora dobbiamo sforzarci di passare da una tutela dei redditi a quella delle opportunità e in quest’ottica è centrale intervenire sui Centri per l’impiego. Basti pensare che in Italia essi occupano 9mila persone contro le 110mila che lavorano nelle strutture omologhe in Germania. È chiaro che con questi mezzi si può solo registrare i disoccupati perché dare un assegno a una persona che ha perso il lavoro e poi dimenticarsi di lei è più facile che aiutare il suo inserimento o reinserimento in azienda. È su questi servizi che intendiamo procedere con urgenza».
La stessa urgenza che dovrebbe connotare anche l’introduzione del contratto e tutele crescenti, «una delle opzioni più importanti che abbiamo davanti e che vogliamo perseguire. Anche per questo motivo dovremo rapidissimamente iniziare a lavorare sulle deleghe che abbiamo presentato al Senato, le quali hanno già iniziato il loro percorso».
Il ripensamento delle modalità organizzative che connotano attualmente i Centri per l’impiego farà seguito a una prima fase di semplificazione-sburocratizzazione dei contratti a termine e dell’apprendistato avvenuta con il Dl 34/14 la quale, nelle intenzioni del Governo Renzi, verrà ulteriormente portata avanti anche grazie a una più ampia riduzione dei contratti d’ingresso. «Quello che abbiamo voluto dare con questi primi provvedimenti – ha spiegato il ministro alla platea di professionisti raccolta in sala – è un segnale a un Paese in cui c’è troppa litigiosità giudiziale. C’è bisogno di semplificazione e in quest’ottica siamo partiti dai contratti a termine e dall’apprendistato, i quali, da soli, rappresentano l’80% degli avviamenti: togliendo la causale e riformando la disciplina delle proroghe, nel primo caso, semplificando le procedure ed eliminando i vincoli, nel secondo, che così è già più applicabile di prima, riteniamo di aver fornito alle imprese tutti gli strumenti per utilizzare i contratti con correttezza, ragion per cui in futuro fenomeni come quelli delle false partite Iva e dei falsi cocopro verranno combattuti con sempre maggiore durezza».
Il ministro ha detto di aspettarsi «una buona accoglienza delle nuove norme da parte delle imprese», garantendo da parte sua che il governo «verificherà tra 12 mesi l’esito del Dl lavoro, pronto a cambiare qualcosa se gli esiti non dovessero essere positivi», ma precisando anche che in caso contrario «si procederà lungo la strada intrapresa».
È stata una difesa strenua del nuovo decreto del lavoro, del resto, quella portata avanti ieri da Poletti, che ha ricordato come l’Italia anche sui temi occupazionali si confermi «un Paese faticoso, non complesso ma complicato, in qualche misura estenuante». Un Paese in cui il bicchiere si vede sempre mezzo vuoto: «Una cosa che mi ha fatto molto innervosire sull’apprendistato – ha esemplificato il ministro – riguarda il percorso avviato in materia di alternanza scuola-lavoro. Ebbene, ci hanno accusato di voler togliere i giovani dalle scuole, ma oggi abbiamo in Italia 2,3 milioni di giovani che non studiano e non lavorano: dove eravate quando succedeva questo? Eravate al mare? Allora a chi ci critica dico: tornateci e lasciateci lavorare perché pensiamo che l’apprendistato, così come lo abbiamo configurato, sia significativamente più applicabile di prima».
Poletti si è soffermato, infine, anche sui primi, positivi risultati del Progetto europeo garanzia giovani, finanziato dalla Ue con 1,5 miliardi e destinato a soggetti da 15 a 29 anni. «Sono già 50mila i registrati nelle prime due settimane e mi pare un bel risultato. Nei prossimi giorni faremo i primi spot per le aziende, invitandole a iscriversi e a offrire opportunità ai giovani, perché bisogna far agire tutti e due i mondi, quello dei giovani e quello delle imprese».
Il Sole 24 Ore – 20 maggio 2014