Dal decreto 101 sul pubblico impiego saltano le norme che avrebbero dovuto facilitare la mobilità del personale in esubero nelle società controllate dalle pubbliche amministrazioni e soggette a riordino. La decisione è maturata al termine di un lungo confronto sul punto in cui si sono registrate posizioni critiche all’interno della maggioranza, in particolare da parte dei senatori di Scelta civica. Nell’esame dell’Aula è invece uscito sostanzialmente confermato l’articolo 4, che contiene le norme sui precari, con la riserva di posti (50%) nelle selezioni tramite concorso per coloro che hanno cumulato tre anni di contratti negli ultimi cinque anche in amministrazioni diverse e con una riserva anche per i vincitori dei concorsi in graduatoria. Ma sul Ddl di conversione continua a incombere il parere finale della Commissione Bilancio sulle coperture.
Le misure sulla mobilità, contenute nell’articolo 3 del testo all’esame dell’aula del Senato, verranno riproposte con nuova formulazione nella legge di Stabilità. A comunicare la decisione del rinvio è stato lo stesso ministro per la Pa e le Semplificazioni, Gianpiero D’Alia: «Dalla discussione che s’è sviluppata è emersa – ha detto – la necessità di approfondire meglio gli strumenti di accompagnamento fuori dal circuito dei lavoratori delle società partecipate una volta che queste verranno dismesse». Le misure in questione prevedevano che le società con eccedenze (oppure nelle quali la spesa per il personale ha superato il 50% delle spese di funzionamento) potessero procedere alla cessione diretta in mobilità di questi addetti ad altre società a controllo pubblico. Si tratta dell’ennesimo tentativo di riordino di un sistema di società ed enti controllati che supera le 5.300 unità, secondo le ultime stime della Corte dei conti relative all’anno in corso, e nelle quali lavorano non meno di 240mila addetti. Le sole Regioni vantano 403 società, secondo la Corte, il 62% Spa, il 12% Srl, il 4% consorzi e il resto da altri organismi.
Il provvedimento verrà ora ridiscusso anche con il concerto del ministero del Lavoro, dove si sta confezionando un pacchetto di misure che potrebbero confluire in un “collegato” alla Stabilità. Soddisfatto il vicepresidente del Senato, Linda Lanzillotta (Sc), secondo cui si è in questo modo disinnescata una vera e propria bomba a orologeria: «Abbiamo evitato – ha affermato – un’operazione al buio perché ad oggi non si sa quante sono le Spa pubbliche e, di conseguenza, quanti siano i dipendenti coinvolti in questa operazione».
Nell’esame dell’Aula è invece uscito sostanzialmente confermato l’articolo 4, che contiene le norme sui precari, con la riserva di posti (50%) nelle selezioni tramite concorso per coloro che hanno cumulato tre anni di contratti negli ultimi cinque anche in amministrazioni diverse e con una riserva anche per i vincitori dei concorsi in graduatoria. Norme che hanno fatto gridare alla sanatoria diversi senatori, tra cui Pietro Ichino, mentre per i sindacati sono assolutamente insufficienti ad assorbire i contrattisti della Pa che, esclusi quelli della scuola, sono circa 122mila.
Tra gli emendamenti approvati, tra i quali alcuni presentati dal Movimento 5 Stelle, ci sono poi quelli che rafforzano la stretta su auto blu e consulenze. In particolare l’Aula ha approvato un emendamento che obbliga le pubbliche amministrazioni che non collaborano al censimento sulle auto blu, a partire dal 2014, a ridurre del 60% la spesa per questa voce, rispetto all’anno precedente, laddove nel testo originario era stato previsto un tetto di spesa non superiore all’80%. Stretta anche sulle consulenze con una modifica che fissa la spesa annua non superiore all’80% del limite di spesa stabilito per l’anno 2013, quindi un ulteriore -10% rispetto al 90% previsto dal testo. «Rafforziamo con queste modifiche con ancora maggiore determinazione la stretta su due fenomeni non più tollerabili: l’abuso nel ricorso alle auto blu e alle consulenze esterne nelle pubbliche amministrazioni» ha osservato con soddisfazione il ministro Gianpiero D’Alia.
Oggi l’esame dell’Aula ripartirà dall’articolo 5, con le misure in materia di trasparenza, prevenzione della corruzione e valutazione della performance, che rafforzano il ruolo e le funzioni della Civit. Ma sul Ddl di conversione continua a incombere il parere finale della Commissione Bilancio sulle coperture. La Commissione ha rilevato criticamente come il provvedimento «rischia di rendere indisponibile per molti anni l’accesso ai ruoli delle amministrazioni centrali e periferiche, mediante concorso, come previsto dalle norme costituzionale, di personale giovane e qualificato, a detrimento della qualità dei servizi offerti».
Il Sole 24 Ore – 10 ottobre 2013