Il sì senza sorprese al Documento di economia e finanza. Il premier in conferenza stampa ha rassicurato che “non ci saranno nuove tasse”. Ma in sanità “ci sono troppe poltrone. Non è normale che ci siano regioni con 7 province e 22 Asl. E poi è ora che una siringa costi veramente uguale dalla Calabria alla Lombardia”. Con Chiamparino “stiamo già lavorando tramite il Mef e la Salute”. Confermata la presenza di un margine nei conti pubblici di 1,6 miliardi, “ma non è il Def la cornice per decidere come spenderli”. «In sanità è ora di applicare i costi standard, sia ai prezzi che alle poltrone». Così Matteo Renzi alla presentazione del Def, che non minaccia tagli ma qualche giro di vite ai bulloni della macchina sanitaria sì. Sul modo di fare acquisti da parte di Asl e ospedali c’è sicuramente ancora da lavorare, visto che ad oggi, ancora la metà di loro ignora le procedure di centralizzazione degli acquisti, soprattutto al Sud. E su questo lavorerà il nuovo Mister Forbici Yoram Gutgeld. I documenti. Il comunicato
Su Asl e relativi manager il lavoro di taglio è invece in corso da tempo. Dal ’95 a oggi il numero di Asl e aziende ospedaliere si è già ridotto sensibilmente, passando da 347 a 225. Ma il trend è quello di andare sempre più verso mega aziende sanitarie, con bilanci miliardari e bacini di utenza da un milione e più di assistiti. Numeri che lasciano perplessi diversi esperti di gestione sanitaria sulla capacità poi di garantire aderenza ai bisogni specifici di salute del territorio e trasparenza nella contabilità. Intanto nuovi accorpamenti si preannunciano in Toscana, che ha già approvato una riforma che riduce le Asl da 12 a 3, Lombardia, Friuli e Sardegna. Ma che meno Asl non significhi anche più efficienza sembra dimostrarlo il fatto che il record di aziende lo detengono Lombardia (44, di cui 29 ospedali) e il Veneto (23, tra le quali due aziende ospedaliere), due Regioni spesso indicate come modello di “buonasanità”.
Riguardo al taglio di poltrone auspicato dal premier, interviene Francesco Ripa di Meana, presidente della Fiaso, la Federazione di Asl e ospedali, il quale pur ritenendo necessaria la riduzione delle aziende, giudica «sbagliata l’equazione meno manager uguale più risparmio, perché oltre ad incidere per lo zero virgola zero e qualcosa sui bilanci aziendali, spesso sono in aspettativa presso altri enti della pubblica amministrazione, dove a volte tornerebbero a guadagnare di più».
Sui manager ha le idee chiare Gutgled. Il neo commissario alla riduzione di spesa punta «a trasformare Asl e ospedali in aziende vere, il che comporta che i manager abbiano piene deleghe e obiettivi trasparenti».
Insomma, nessuna intromissione indebita della politica nella gestione sanitaria. «Uno degli ostacoli alla riduzione di spesa – afferma – è l’influenza politica sulle nomine non sempre trasparenti dei direttori delle aziende sanitarie, tant’è «che solo il 23% di loro dispone di un background manageriale». Da qui la proposta di «istituire un’agenzia indipendente dal potere politico, che definisca i requisiti attitudinali per la nomina dei vertici di Asl e ospedali e creare così un albo di veri manager». Parole che potrebbero tradursi in fatti già con la prossima spending review. (La Stampa – 12 aprile 2015)
Il premier, le Regioni e l’idea di tagliare le Asl. Ma Zaia attacca: sciocchezze, ne abbiamo 21 e siamo in attivo
All’inizio c’erano le Usl, le unità sanitarie locali. Poi nel ‘93 sono arrivate le Asl, le aziende. Adesso, almeno in Toscana, arrivano le Super Asl. Tre secondo la legge approvata un mese fa, nord, sud e centro, ribattezzate aree vaste. Assorbiranno le attuali 16 sorelle più piccole (12 sanitarie e 4 ospedaliere universitarie), a capo di ciascuna un coordinatore.
L’assessore alla Salute della Regione Luigi Marroni, ingegnere meccanico, da alto dirigente di Fiat trattori ha gestito felicemente due fusioni. L’ultima impresa in un settore diverso lo inorgoglisce addirittura di più: «Lei non ha idea delle difficoltà. Quando la riforma entrerà a regime risparmieremo almeno il 5-6% del fondo totale. Avevamo già centralizzato acquisti, informatica e amministrazione del personale, compresi i bandi. Settanta milioni all’anno in meno».
Piacerà a Renzi la dieta dimagrante toscana, visto le affermazioni dopo il sì al Def, il documento di economia e finanza, venerdì sera: «Se fossi presidente di una Regione con 7 Provincie e 22 Asl le ridurrei con le relative poltrone, magari aiuterebbe ad avere migliori risultati». Luca Zaia governatore del Veneto si è riconosciuto nell’esempio ed ha replicato con veemenza: «Sono allibito. Forse non sa che il nostro sistema è in attivo da 5 anni senza aver mai introdotto addizionali Irpef. Renzi sfrutta la sua veste istituzionale per fare campagna elettorale».
La proposta del presidente del Consiglio fa discutere. Le Asl italiane sono 139 alle quali si aggiungono le 86 ospedaliere e universitarie. Secondo i dati del ministero della Salute, aggiornati al 2015 e rielaborati da Quotidiano Sanità, il primato è del Veneto, con 21 (anziché le 22 citate da Renzi), il record delle universitarie-ospedaliere è della Lombardia, con 29.
Non c’è un’indicazione nazionale sul contenimento. Le Regioni hanno dunque deciso autonomamente di tagliare ritenendo che la soluzione porti risparmi di soldi e poltrone (l’hanno già fatto Friuli ed Emilia Romagna). In Lombardia è in corso un processo che porterà alla nascita di un’unica Agenzia di tutela della Salute, con funzioni di programmazione, acquisto e controllo. Organismo di supporto tecnico amministrativo a aziende sociosanitarie territoriali con un bacino di utenza sotto i 600 mila abitanti. In Umbria il taglio risale al 2012, sopravvissute le Asl di Perugia e Terni. Un grande vantaggio afferma la presidente Catiuscia Marini: «Il 60% degli acquisti avvengono attraverso una centrale unica. Le Asl fanno solo organizzazione dei servizi sul territorio. D’accordo con Renzi».
Ma per il cittadino cosa cambia? Enrico Desideri vicepresidente nazionale di Anci, l’associazione dei Comuni, rassicura: «C’è il timore che la sanità si allontani. Invece se come abbiamo voluto in Toscana le amministrazioni delle città potranno intervenire sulla programmazione ci saranno servizi migliori specie per i più deboli, come gli anziani grazie all’integrazione col sociale». Teresa Petrangolini, consigliere della commissione sanità del Lazio, ricorda l’unificazione entro il 2015 di RmA e RmE nella Capitale: «Se avremo indicazione di continuare non c’è problema». Quanto rende l’operazione in tema di risparmi?: «Noi abbiamo quasi dimezzato, da 13 a 7 aziende — risponde Raffaele Calabrò, delegato per la sanità in Campania, in piano di rientro —. Però calcolare gli effetti sugli sprechi è difficile. In generale siamo quelli che hanno ridotto maggiormente i debiti».
E i vantaggi sulla perdita di poltrone? Andrebbero verificati. Troppo spesso chi viene scalzato dalle stanze dei bottoni, anche se per comportamenti non virtuosi, viene ricollocato da un’altra parte. Giovanni Monchiero, past president di Fiaso, la federazione dei direttori generali Asl, deputato di Scelta Civica, è molto irritato: «Non hanno di meglio da proporre e allora tornano sul vecchio modello del sistema centralizzato, della burocrazia, strada già percorsa, inutile. Un dirigente guadagna meno di un medico, 120-130 mila l’anno. Va motivato, non umiliato». (Margherita De Bac – 12 aprile 2015)
Ecco quante sono oggi, Regione per Regione. In tutto 225 aziende sanitarie, tra Asl e ospedaliere
Dopo le frasi del premier sulla necessità di tagliare le “poltrone dei manager Asl” fotografiamo la situazione ad oggi. Le Asl sono 139, cui si aggiungono 86 Aziende ospedaliere e ospedaliere universitarie. Il Veneto la Regione con più Asl (21) mentre è la Lombardia quella che possiede più Ao (29). Ma il trend è quello degli accorpamenti. La Toscana ridurrà le sue Asl da 12 a 3 e in Lombardia le Ao saranno ridotte da 29 a 3
Tra Aziende sanitarie locali e Aziende ospedaliere e universitarie in Italia si arriva al numero di 225. Una cifra che, a sentire le parole del premier e osservando le ultime iniziative legislative di alcune Regioni, è destinata a scendere. Nello specifico ci sono 139 Asl (dato aggiornato al febbraio 2015) e 86 Aziende ospedaliere e Aziende ospedaliere universitarie (dato del dicembre 2013).
Per quanto riguarda le Asl è il Veneto con 21, la Regione con il maggior numero seguita da Lombardia (15), Piemonte (13), Lazio (12) e Toscana(12). Spostando il focus sulle Aziende ospedaliere e Aou la Regione che ne possiede di più è la Lombardia con 29 aziende ospedaliere, seguita da Campania (9), Sicilia (8), Piemonte e Lazio con 8.
Dal 2010 al 2015 sono state tagliate 7 Asl (-4,7%) e tra il 2010 e il 2013 sono 4 le Aziende ospedaliere in meno (-4,4%).
Ma come dicevamo il trend è quello di ridurre ulteriormente il numero di Asl e Ao. La Toscana, per esempio ha recentemente approvato una legge di riforma che riduce le Asl da 12 a 3. E anche la Giunta della Lombardia ha presentato una legge di riforma che prevede la creazione di un’unica Agenzia di tutela della salute (Ats), cui spetteranno le funzioni di programmazione, acquisto e controllo. La funzione erogatrice verrà invece affidata alle nuove Aziende sociosanitarie territoriali (Asst) che avranno ciascuna bacini di utenza non inferiori ai 600mila abitanti. Taglio netto anche alle Aziende ospedaliere lombarde che dalle attuali 29 passeranno a 3, che saranno quelle con più di 1.000 posti letto e cioè Niguarda di Milano, Civili di Brescia e Papa Giovanni XXIII di Bergamo. (Quotidiano sanità)
1. DEF 2015 – SEZIONE I – PROGRAMMA DI STABILITA’
2. DEF 2015 – SEZIONE II – ANALISI E TENDENZE DELLA FINANZA PUBBLICA
3. DEF 2015 – SEZIONE II – NOTA METODOLOGICA
4. DEF 2015 – SEZIONE III – PROGRAMMA NAZIONALE DI RIFORMA
5. DEF 2015 – SEZIONE III – PROGRAMMA NAZIONALE DI RIFORMA – APPENDICE
12 aprile 2015