Per ora prevale la “ linea Tria”. Dopo tre ore di vertice a Palazzo Chigi tra il premier Giuseppe Conte e i principali ministri economici, la priorità nell’agenda dell’esecutivo è quella di evitare il temuto aumento dell’Iva che scatterà, in assenza di interventi, dal 1° gennaio del prossimo anno con un incremento dal 22 al 24,2 per cento. Lo stesso vicepremier Di Maio nei giorni scorsi all’assemblea della Confcommercio aveva dato la propria “parola” sull’intenzione del governo di intervenire con la sterilizzazione. L’obiettivo dell’esecutivo viene confermata dalla bozza della risoluzione di maggioranza al Def, filtrata ieri, in votazione martedì prossimo al Senato, che individua l’Iva come prima misura.
Intorno al tavolo di Palazzo Chigi, coordinati dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, c’erano il ministro per lo Sviluppo e il Lavoro Luigi Di Maio, quello degli Esteri Enzo Moavero e il titolare degli Affari europei Paolo Savona. Bocche cucite alla fine dell’incontro, il che fa pensare ad una sostanziale mancanza di temi forti da vendere all’opinione pubblica: filtrano invece l’attenzione, cui tiene il ministro dell’Economia Giovanni Tria, alla riduzione del debito pubblico e l’apertura di un confronto con Bruxelles per avere maggiore flessibilità sul deficit perché, come è stato riferito con una certa enfasi, « la musica cambi » . Toni prudenti riecheggiati anche nella bozza di maggioranza di risoluzione al Def dove si parla di rispetto degli « impegni europei sui saldi 2018-2019».
Quanto a misure e coperture fin dai giorni scorsi al Tesoro, in una serie di riunioni tecniche, è stato messo a punto il piano per disinnescare la mina Iva. Si tratta di recuperare 12,4 miliardi per sostituire la cosiddetta « clausola di salvaguardia » con risorse fresche. Le misure dovrebbero articolarsi in quattro direzioni e seguire, per ora, la traiettoria tradizionale di politica economica dell’Italia. Oltre a spending review e al taglio delle agevolazioni fiscali, due terreni difficili sui quali si sono arenati molti governi, una parte delle risorse dovrebbe venire dalla lotta all’evasione fiscale. L’ingrediente nuovo sarà la cosiddetta “ pace fiscale”: di fatto una riedizione della rottamazione che dovrebbe riguardare Irpef, Ires e contributi Inps. L’operazione, che riguarderà imprese e famiglie, dovrebbe essere a scalare con sconti più alti per i livelli più bassi di debiti con il fisco.
La partita della flessibilità sul deficit è più complicata, anche al netto della tensione tra i partner sollevata dalla questione migranti. Negli ultimi anni con la formula «flessibilità contro riforme » e con la Comunicazione Juncker abbiamo ottenuto 30 miliardi. Gli spazi per il prossimo anno sono naturalmente legati alla discesa del debito, per cui abbiamo sfiorato la « procedura » appena poche settimane fa: la questione è solo congelata in attesa della prossima primavera.
Intanto Tria, che oggi e domani sarà a Parigi e Berlino per bilaterali con i colleghi Bruno Le Maire e Olaf Scholz, va componendo la propria squadra. Roberto Garofoli sarebbe confermato alla guida del gabinetto, mentre un incarico speciale andrebbe a Rainer Masera per la trattativa in sede Ue sul nuovo modello di regolazione delle banche con disposizioni differenziate tra piccoli e grandi istituti di credito al posto dell’attuale modello “one-size-fits-all”.
REpubblica – 13 giugno 2018