Dal lavoro alla giustizia, dal fisco alle riforme istituzionali, passando per la manovra: per i parlamentari l’autunno si profila caldissimo. Dopo la maratona pre-vacanziera dominata dall’ingorgo tra il nuovo Senato e i decreti in scadenza, con il Governo costretto a porre la diciottesima fiducia (o la ventesima, se si contano le prime due programmatiche), la ripresa si preannuncia altrettanto difficile.
Non fosse altro che per la pressione: sulle Camere, e sulla maggioranza in particolare, incombe la responsabilità di varare le misure per invertire la rotta e far tornare il paese a crescere.
Ufficialmente il Senato riapre i battenti mercoledì 3 settembre: in agenda la legge comunitaria con l’emendamento della Lega approvato alla Camera che introducela responsabilità civile diretta dei magistrati, già sconfessato dal governo e cancellato in commissione. L’assemblea di Montecitorio riprende invece giovedì 4 con il decreto legge di proroga delle missioni internazionali e poi martedì 9 con la proposta di legge sul cognome materno, che si era arenata a luglio, e con quella sul reato di depistaggio. Proprio il 9 le conferenze dei capigruppo metteranno a punto i calendari. E fisseranno le priorità.
Moltepartite si giocanoin commissione. Al Senato deve ripartire l’esame della delega lavoro, che completa il jobs act con la riforma degli ammortizzatori sociali e il riordino delle forme contrattuali. L’esame erastato bloccato per non avvelenare il clima già teso con le polemiche sull’articolo 18. Ora i nodi verranno al pettine: Renzi e il governo dovranno chiarire quale accelerazione imprimere al cambiamento.
Sempre a Palazzo Madama, in commissioneAffari costituzionali, sarà incardinato il 3 settembre il ddl delega sulla pubblica amministrazione, secondo atto del cammino intrapreso con il dl varato la settimana scorsa. In tandem con il ddl procederà l’esame dell’Italicum, che però dovrà attendere la riscrittura del patto del Nazareno tra Renzi e Berlusconi. Mentre alla Affari costituzionali della Camera arriverà la riforma del Senato e del Titolo V con il prevedibile corollario di proteste e intoppi.
Approderanno poi in Parlamento dopo la pausa estiva – che quest’anno non arriverà a trenta giorni – i decreti già annunciati per il Consiglio dei ministri del 29 agosto, oltre a quello contro la violenza negli stadi appena approvato: lo Sblocca-Italia, ovvero il pacchetto da 43 miliardi per far ripartire i cantieri, e i primi passi della riforma della giustizia.
Gli occhi saranno comunque puntati sui conti: entro il 20 settembre il governo deve presentare alle Camere la nota di aggiornamento al Def, con il nuovo quadro macroeconomico di riferimento. E subito dopo sfornare la legge di stabilità 2015. Che dovrà tentare il triplo salto mortale: far quadrare i conti senza aumentare le tasse, evitare la manovra correttiva e consolidare il bonus di 80 euro, scongiurando l’accetta sulle agevolazioni fiscali.
Entro ottobre dovrà dunque svelarsi il dossier spending review. Senza trascurare l’altro fronte giudicato cruciale dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan: gli investimenti. Una mano, Sblocca-Italia a parte, potrebbe arrivare dal Ddl per il rientro dei capitali detenuti all’estero licenziato dalla commissione Finanze della Camera. Ma le perplessità sul nuovo reato di autoriciclaggio potrebbero frenarne l’iter.
C’èpoi il capitolo fisco: in Parlamento sono attesi per i pareri il dlgs di riordino delle accise sui tabacchi e gli altri decreti attuativi della delega fiscale, a partire dalle regole sui giochi e dal Fisco Amico. In questo ginepraio proveranno a farsi largo i provvedimenti che pure sono da anni in cerca d’autore. Come la delega per la riforma del Codice della strada. O il divorzio breve.
Il Sole 24 Ore – 12 agosto 2014