Dalla stretta su detrazioni e deduzioni dovranno restare fuori le spese sostenute dalle famiglie. Che tradotto nella pratica vuol dire escludere dal tetto di 3.000 euro per gli oneri detraibili i costi sostenuti per gli interessi passivi sui mutui prima casa.
O ancora le spese per le attività sportive e la palestra dei figli o quelle per asili nido e istruzione. È questo il piano cui stanno lavorando i relatori alla legge di stabilità, Pier Paolo Baretta (Pd) e Renato Brunetta (Pdl), nel caso in cui il Tesoro non dovesse cedere del tutto sul possibile stralcio dalla legge di stabilità di tetto e franchigia su detrazioni e deduzioni fiscali.
Il nodo resta sempre quello delle risorse disponibili. Dei 4,2 miliardi stimati nel 2013 che arrivano dal mancato taglio dell’Irpef, circa 1,150 miliardi saranno destinati ad evitare l’aumento dell’Iva agevolata dal 10 all’11% sui beni di largo consumo, mentre un altro miliardo servirà per cancellare la retroattività della stretta sui bonus fiscali. Somma che però potrà salire fino a 1,9 miliardi se si vorranno stralciare, come detto, la franchigia da 250 euro e il tetto dei 3.000 euro. Il restante miliardo, che come conferma lo stesso Baretta potrà raddoppiare nel 2014, sarà destinato integralmente nel 2013 al taglio del cuneo fiscale sui redditi da lavoro.
Si punta a un intervento «mirato e selettivo», ha aggiunto Baretta, sulle detrazioni riconosciute ai redditi da lavoro fino a 55mila euro, ritoccando al rialzo gli importi degli sconti oggi indicati dall’articolo 13 del Tuir. E di questo è certo lo stesso relatore del Pd: «Il tetto dei 55mila euro di reddito dovrà restare, altrimenti l’intervento, se troppo esteso, viene vanificato».
Nel 2014 si potrà contare invece su circa 2 miliardi di euro e dunque sarà possibile «porsi il problema degli autonomi e ipotizzare anche sgravi sull’Irap», ha detto ancora Baretta. L’intervento potrebbe in questo caso riguardare il costo del lavoro. Su questo ci sarà «la prossima settimana un incontro con il ministro dell’Economia Vittorio Grilli».
Per le imprese, intanto, nel 2013 potrebbe decollare il credito d’imposta alla ricerca con le risorse recuperate dal cosiddetto “Piano Giavazzi” (circa 1 miliardo, si veda il servizio qui a fianco). Cui si devono aggiungere, comunque, 1,6 miliardi di euro fissati dalla legge di stabilità in due anni (1,2 nel 2013 e 400 nel 2014) per la detassazione della produttività. Il Pdl, con il relatore Brunetta in testa, non rinuncia a mettere sul tavolo della produttività tutta la dote recuperata dal mancato intervento sull’Irpef, per sostenere la nuova agevolazione che dovrà nascere dall’intesa tra le parti sociali. L’obiettivo dichiarato è quello di ridurre fin da subito e in maniera più incisiva il costo del lavoro sostenuto dalle imprese e il carico fiscale sui lavoratori.
Se il Tesoro non rinuncerà alla stretta su detrazioni e deduzioni i relatori saranno costretti, dunque, a lavorare di “fioretto”. Il tutto, comunque, partendo da un punto fermo e già oggetto dell’intesa raggiunta mercoledì scorsa con il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli: la cancellazione della retroattività del taglio delle agevolazioni fiscali. D’altronde come si legge negli oltre 600 emendamenti depositati in Commissione Bilancio della Camera sul solo articolo 12 (quello in materia di entrate) non c’è gruppo o forza politica che non abbia chiesto di riscrivere la stretta sulle agevolazioni fiscali.
Altra condizione irrinunciabile secondo i relatori è l’esclusione dal tetto dei 3.000 euro sulle spese detraibili degli interessi sui mutui prima casa e di tutte le spese sostenute dalle famiglie per le quali oggi è riconosciuta la detrazione d’imposta. Non solo.
Altra richiesta che verrà portata al vaglio del Tesoro sarà anche quella dell’eliminazione della franchigia sulle spese sanitarie e, come già annunciato dall’Udc, sulle deduzioni, nonché un ritocco al ribasso dell’attuale soglia di 250 euro indicata dal Ddl stabilità. L’ipotesi potrebbe essere quella, nel pieno rispetto dei saldi dell’intera manovra, di portare a 120 euro la soglia oltre il quale il Fisco potrà riconoscere ai contribuenti uno sconto del 19 per cento.
Il Sole 24 Ore – 3 novembre 2012