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Di Sisto (Stop TTIP Italia): “L’arbitrato ISDS non è stato affatto superato”. Dopo l’accordo di compromesso votato dal Parlamento europeo

“Il fatto che uno Stato venga citato in giudizio davanti a un tribunale commerciale è follia pura”: sono le parole di Monica Di Sisto, portavoce della campagna “Stop TTIP Italia”, di fronte all’accordo di compromesso votato dal Parlamento europeo che cambia il profilo dell’arbitrato internazionale (ISDS investor-to-state dispute settlement) ma ne mantiene sostanzialmente la struttura.

L’accusa dei promotori della campagna di fronte alla risoluzione votata dall’Europarlamento è precisa: nonostante quello che si dice, nonostante la “versione” dell’arbitrato internazionale che è stata “venduta” ai parlamentari, l’ISDS “non è stato superato”. Di più: in una causa di questo tipo è ora coinvolta anche l’Italia, citata in giudizio da alcune imprese del fotovoltaico e per questo ha annunciato di voler uscire dal Trattato sulla carta dell’energia (ECT) che contiene una clausola ISDS.

ttipIl Parlamento europeo nella sua risoluzione ha chiesto alla Commissione di “garantire che gli investitori stranieri siano trattati in modo non discriminatorio e che beneficino al contempo degli stessi diritti degli investitori nazionali, e sostituire il sistema ISDS con un nuovo sistema per la risoluzione delle controversie tra investitori e Stati, che sia soggetto ai principi e al controllo democratici, nell’ambito del quale i possibili casi siano trattati in modo trasparente da giudici togati, nominati pubblicamente e indipendenti durante udienze pubbliche e che preveda un meccanismo di appello in grado di assicurare la coerenza delle sentenze e il rispetto della giurisdizione dei tribunali dell’Unione e degli Stati membri, e nell’ambito del quale gli interessi privati non possano compromettere gli obiettivi di interesse pubblico”.

Significa la fine dell’arbitrato internazionale? Per la campagna Stop TTIP si cambia il nome ma non la sostanza. “Si mette il rossetto al maiale pretendendo che diventi qualcos’altro”, dice Monica Di Sisto citando la campagna Stop TTIP europea. E spiega a Help Consumatori: “L’ISDS non è stato superato. C’è una fortissima opposizione da parte della società civile e delle imprese medio/piccole che non hanno la possibilità di ricorrere a questo strumento. Il Commissario europeo per il commercio Cecilia Malmström ha presentato una proposta per riformare questo istituto che ha diverse criticità. Primo: gli Stati Uniti non accetteranno nessuna riforma all’ISDS sul tavolo negoziale. Secondo: non si chiama più ISDS ma si mantiene uno spazio arbitrale senza appello cui le imprese potranno ricorrere all’interno di una causa commerciale. C’è una vaga definizione per cui si incoraggia l’introduzione di strumenti di appello, ma sarebbe comunque un tribunale commerciale creato ad hoc”.

Prosegue Di Sisto: “Si propone la creazione di un’ulteriore corte commerciale ad hoc quando già c’è quella dell’Organizzazione mondiale del commercio. E poi non c’è una sede dove “piazzare” fisicamente una corte di questo tipo. I socialdemocratici e popolari vogliono l’ISDS. Non viene più chiamato ISDS ma si mantiene una sede arbitrale commerciale: è come mettere il rossetto al maiale. In molti sono caduti nella versione che è stata venduta e noi stiamo cercando di fare chiarezza. Comunque la si chiami, infatti, c’è una clausola che consente alle imprese di citare gli Stati senza passare dai tribunali ordinari”.

I precedenti ci sono e sono eclatanti. L’Uruguay è stato citato da Philip Morris perché il paese ha introdotto vincoli stringenti sul fumo. La multinazionale dell’energia nucleare Vattenfall ha fatto causa al governo tedesco per la decisione di uscire dal nucleare in seguito al disastro di Fukushima e ha chiesto un’ingente somma come risarcimento. E l’Italia non è al riparo da questo meccanismo, anche se la notizia per ora non è ancora esplosa. Dice infatti Di Sisto: “Anche l’Italia sta subendo cause ISDS: sta per uscire da un trattato energetico multilaterale (il Trattato sulla carta dell’energia ECT, ndr) perché ha riclassificato i sussidi per il fotovoltaico e le imprese del fotovoltaico l’hanno citata in giudizio”.

Quello che sta accadendo ha un valore ancora maggiore se si considera l’impatto congiunto delle due economie statunitensi ed europee: quello che decideranno Stati Uniti e Unione europea farà legge a livello internazionale. Denuncia Di Sisto: “Il fatto che uno Stato venga citato in giudizio davanti a un tribunale commerciale è follia pura. Gli Stati Uniti e l’Unione europea valgono insieme il 42% del Pil mondiale, quindi fanno precedente per tutti i paesi del mondo. Sembra proprio che le ragioni del profitto di alcuni siano maggiori dei diritti dei cittadini europei”.

La campagna Stop TTIP, che ha già raggiunto oltre due milioni e mezzo di firme, prosegue le sue azioni nei confronti del TTIP e dei suoi sviluppi: lunedì prossimo ci sarà il meeting strategico di tutte le campagne Stop TTIP europee a Bruxelles, mentre per ottobre è in calendario una grande mobilitazione.

 di Sabrina Bergamini – Help Consumatori – 10 luglio 2015 

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