Dopo il via obbligatorio dello scorso fine marzo la macchina della fatturazione elettronica verso la Pubblica amministrazione – il principale cliente della filiera Italia con circa 130 miliardi di beni e servizi acquistati in un anno – ora funziona a pieno regime. Nel mese di ottobre, secondo gli ultimi dati elaborati dall’Ufficio fatturazione elettronica Pa dell’Agenzia delle Entrate, il Sistema di interscambio (Sdi) ha segnato il nuovo record di oltre 2,7 milioni di fatture ricevute mentre la platea di fornitori della Pa coinvolti ha superato le 450mila imprese. Se il trend resterà invariato a fine anno il sistema avrà trattato circa 32 milioni di documenti.
La fase di rodaggio sembra superata brillantemente guardando il volume delle fatture scartate dallo Sdi. Mese dopo mese la percentuale è costantemente calata e l’ultimo dato evidenzia solo un 5,4% di documenti rifiutati a causa di errori. I motivi spaziano dagli sbagli nella nomenclatura del file ai problemi legati alla firma digitale e al riferimento temporale e comprendono anche errori di conformità rispetto al formato di trasmissione e al posizionamento delle informazioni.
Il rendere obbligatorio, con una norma cogente, il nuovo documento digitale si è rivelato l’arma decisiva per l’addio al cartaceo nei rapporto imprese-Pa. Comunque il ritardo maturato rispetto ad altri Paesi europei non è poco. Certo da oltre un quinquennio ci hanno preceduto, ad esempio, Germania, Spagna e la “piccola” Finlandia, nazioni che hanno adottato prima di noi le fatture digitali. «Dopo il calo fisiologico di agosto e il record segnato a ottobre delle fatture ricevute dal Sistema di interscambio, si va incontro a un assestamento del fenomeno, almeno in termini di volumi di file trasmessi mensilmente dai fornitori alle Pa loro clienti. Sono oltre 450mila le aziende che hanno inviato almeno una fattura elettronica tramite lo Sdi. A fine agosto, di queste oltre 50mila hanno utilizzato i servizi messi a disposizione rispettivamente dalle Camere di commercio e dai pubblici uffici – spiega Irene Facchinetti, direttore dell’Osservatorio fatturazione elettronica e dematerializzazione del Politecnico di Milano -. Il sistema, nel suo complesso, a livello tecnologico e infrastrutturale, funziona: lo dimostra anche il tasso di scarto dei file trasmessi al Sdi che risulta in continua diminuzione».
Viene da pensare che tutto vada per il meglio ma – avverte Irene Facchinetti – siamo solo a una prima sebbene importante tappa del viaggio. «Le Pa e, in modo ancora più forte, i fornitori stanno segnalando alcune criticità nel processo: a dimostrazione che – oggi più che mai – questo percorso non può dirsi concluso e anzi necessita di essere “guidato” e governato in modo forte, soprattutto nella gestione del cambiamento. Condizione imprescindibile anche per muovere, in modo coerente e consapevole, i prossimi passi: la digitalizzazione dei processi della Pa e la fatturazione elettronica tra privati, di cui sono stati definiti gli incentivi e si attendono ora le regole tecniche». È stato dunque gettato un primo pilastro su cui progettare e costruire l’evoluzione digitale di processi e procedure.
Di certo la forza cogente imposta dalla Pa ha contribuito a fare cultura creando inoltre una vera offerta: sono oltre 200 le soluzioni di fatturazione elettronica verso la Pa disponibili mentre per professionisti, piccoli commercianti e microimprese, non mancano le piattaforme gratuite come quelle di Consip, del sistema camerale o quella del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti. La prossima sfida è fare decollare la fatturazione digitale tra aziende private. Il numero di fatture scambiate in formato elettronico strutturato, per esempio via Edi, secondo l’Osservatorio del Politecnico, è pari a circa 30 milioni di documenti l’anno, coinvolgendo però un numero ancora limitato di aziende, meno di 10mila, quasi sempre grandi imprese. La road map varata prevede vari step che agevoleranno il passaggio al digitale. Uno di questi è previsto il prossimo 1° luglio quando l’Agenzia delle Entrate offrirà ai soggetti passivi Iva un servizio gratuito in grado di generare e trasmettere fatture elettroniche. Il punto chiave è dare il via all’adozione delle nuove procedure che in tempi brevi diventeranno pervasive. È il caso dell’archiviazione digitale delle fatture che negli ultimi tempi è oggetto di un vero e proprio boom. Nel primo semestre è stata adottata da 300mila aziende contro le 130mila del 2014 e le circa 5mila del 2013. Una parte di queste, circa 200mila, portano in conservazione digitale altri documenti, quasi sempre libri e registri contabili. Si tratta ora, per le aziende, di investire in nuove soluzioni. Uns scelta conveniente perché si può utilizzare il super ammortamento al 140% previsto dalla Legge di stabilità 2016 attualmente in discussione al Senato. In più la dematerializzazione dei documenti porta sempre con sé delle economie che, nel caso dell’intero ciclo sono comprese fino a 25-65 euro per documento scambiato tra fornitore e cliente, calcolando che la gestione cartacea costa dai 30 agli 80 euro.
Enrico Netti – Il Sole 24 Ore – 14 novembre 2015