Il dimezzamento della retribuzione nei giorni di permesso per l’assistenza a parenti disabili che non siano coniugi o figli riconosciuto dalla legge 104/1992.
La retribuzione, secondo il provvedimento nella versione attuale, rimarrà piena solo se il permesso ex lege 104/1992 è dovuto a patologie del dipendente o all’assistenza a figli e coniuge: se l’assistito è un altro familiare (i permessi possono essere ottenuti per assistere parenti o affini entro il secondo grado, o entro il terzo grado se i genitori dell’assistito sono over 65 o portatori di handicap), lo stipendio della giornata sarà dimezzato, e si manterrà intera solo la contribuzione figurativa.
Si tratta di una norma molto delicata, che ha già acceso reazioni molto forti. L’obiettivo del Governo è tentare di aggredire una spesa significativa, visto che nel 2010 (sono gli ultimi dati disponibili) per garantire i permessi a 244.997 beneficiari (7,4% del totale dei dipendenti) è stata sostenuta una spesa superiore ai 725 milioni di euro.
Sui permessi ex legge 104 i tecnici della Funzione pubblica stanno per diffondere i dati relativi al 2011, con qualche mese di ritardo rispetto all’anno scorso per qualche problema tecnico dovuto alla migrazione di banche dati dal vecchio sistema al nuovo sistema Perla PA.
Gli ultimi numeri ufficiali, relativi al 2010, sintetizzano il ricorso a questo permesso con le seguenti cifre: 244.997 beneficiari (74% del totale dei dipendenti) per un totale di 4835.263 giornate di permesso e un costo stimato (calcolato considerando pari a 33mila euro lo stipendio medio annuo di un dipendente pubblico, per un costo giornaliero di i5o euro su 220 giornate lavorative) di 725milioni e 28omila euro. È questo l’aggregato di spesa che si intende aggredire con la nuova norma.
In attesa dell’invio alle Camere della Stabilità, a palazzo Vidoni si lavora intanto sulle schede prodotte da tutte le amministrazioni centrali, gli enti pubblici non economici e le agenzie sulle dotazioni organiche. Si deve chiudere l’istruttoria in tempo utile per il varo, entro fine mese, dei Dpcm che definiscono i criteri per il taglio delle dotazioni deciso con la spending review, il 20% del personale dirigente e 10% di funzionari e dipendenti.
Secondo le indiscrezioni trapelate, la ricognizione finora condotta conferma che problemi di soprannumeri ci sarebbero in Inps e Inail, dove per effetto dei piani industriali in corso, le dotazioni organiche sono pressoché coincidenti con il personale in servizio. Obiettivo del ministro è trovare possibili compensazioni. Secondo la Fp Cgil proprio i dipendenti di questi enti sarebbero i più colpiti dal blocco dei contratti: se per i dipendenti dei ministeri la perdita media in busta a regime sarà di 210 euro e peri lavoratori delle agenzie fiscali di 270 euro, per quelli degli enti pubblici non economici (Inps e Inail) sarà invece di 290 euro.
Il Sole 24 Ore – 11 ottobre 2012