Marianna Madia, ministro della pubblica amministrazione, lancia con un tweet la «mobilità sbloccata » e annuncia il travaso di «1.071 dipendenti pubblici verso uffici giudiziari dove c’è carenza di personale », con «priorità a quelli delle Province». Centoquaranta caratteri che traggono spunto dal bando per la mobilità volontaria lanciato dal ministero di Giustizia e che sollevano un polverone con sindacati ed enti locali.
La mobilità, obbligatoria entro i 50 chilometri, è uno dei punti chiave della riforma della p.a, ma per avviarla – replicano i sindacati, comuni e province – serve un piano organico, formazione, posizioni equiparate. Temi sui quali non è ancora stato avviato quel confronto con sindacati ed enti che le norme stesse prevedono. Tant’è che il bando (1.031 posti) parla di una mobilità volontaria e si rivolge ai dipendenti pubblici in generale, senza assegnare priorità a quelli delle province. Fassina e Pastacci, presidenti di Anci (comuni) e Upi (province) chiedono alla Madia un «tempestivo » confronto. Camusso, Furlan e Barbagallo, leader di Cgil, Cisl e Uil, senza negare l’emergenza giustizia (il picco dei posti vacanti si raggiunge nei tribunali di Roma e Napoli) attaccano il tweet. Furlan della Cisl chiede di «uscire dalla logica degli annunci». «Scusa ministra e i tirocinanti della Giustizia… non avevi promesso che nessuno perderà il lavoro?» ricorda e ritwitta la Camusso, leader della Cgil. Per Barbagallo della Uil «il governo si muove come un elefante in una cristalleria: dove sono i criteri per la ricollocazione del personale coinvolto? La mobilita non si decide con un tweet».
Precedenza a chi, con il taglio delle Province, rischia di perdere il posto
Arriva con un «cinguettio» il primo tassello della riforma della pubblica amministrazione di Matteo Renzi. Con un twitter il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia ieri ha annunciato: «Mobilità sbloccata: 1.071 dipendenti pubblici verso uffici giudiziari dove c’era carenza personale. Priorità a quelli di province #riformaPA». Un impulso alla razionalizzazione del settore pubblico che, seppur giusto dal punto di vista del recupero di efficienza del sistema Paese, è stato criticato dalle organizzazioni sindacali per le modalità di comunicazione utilizzate.
L’operazione del governo resta sicuramente la più importante mai avviata dal punto di vista quantitativo nella pubblica amministrazione in un colpo solo. Secondo i dati statistici dell’Aran (l’agenzia che si occupa della contrattazione nel settore statale) nel 2012 i lavoratori della pubblica amministrazione che hanno cambiato ufficio sono stati circa l’1,2% del totale (meno di 35.000 persone) ma quelli che hanno cambiato amministrazione (extracomparto) sono stati lo 0,08% del totale, appena 2.495 persone su circa 3,2 milioni di dipendenti pubblici.
In ogni caso l’uscita del ministro Madia sana il problema degli esuberi creati nelle province dopo il taglio degli organi elettivi ed è arrivato dopo qualche ora l’appello dell’Unione province italiane che aveva chiesto nuovamente la precedenza nei bandi per i 20 mila lavoratori «in soprannumero» nelle Province.
La presa di posizione di Marianna Madia non ha convinto i leader delle organizzazioni sindacali. Susanna Camusso (Cgil), ha spiegato che così si mettono «i lavoratori deboli gli uni contro gli altri». E al ministro, rivolgendosi con un un altro tweet, ha posto la domanda: «Scusa ministra, ma i tirocinanti della Giustizia… non avevi promesso: nessuno perderà il posto di lavoro?».
Segnalando dunque il problema che spostando personale da un posto all’altro c’è rischio di amplificare i problemi endemici di personale di alcuni comparti dello Stato.
Il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, invece si è chiesto: «Come si pensa di applicare la mobilità senza un confronto con le parti sociali e i diretti interessati?». Contestando così il modo di annunciare provvedimenti del governo senza confronti diretti con i sindacati. Sulla stessa linea il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, secondo cui «il problema della riorganizzazione della Pubblica Amministrazione non si risolve con gli annunci mediatici».
Il bando per 1.071 posti a tempo indeterminato, a tempo pieno e in tutta Italia, da Trento a Catania, era comunque atteso e con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale il primo esodo può partire. Si tratta per ora solo di mobilità volontaria ma per i dipendenti delle Province rappresenta la possibilità di non finire nel calderone degli esuberi. L’avviso di mobilità volontaria per colmare i vuoti di personale sul fronte della giustizia dove i posti in organico scoperti sono circa 8 mila è solo un assaggio di quello che potrà accadere quando scatterà la mobilità obbligatoria entro il raggio di 50 chilometri, prevista dal dl Madia e in fase di attuazione.
I lavoratori delle Province a rischio dopo la riforma Delrio e i tagli stabiliti dall’ultima manovra probabilmente non perderanno comunque l’occasione per fare richiesta per uno dei posti da funzionario giudiziario, cancelliere o direttore amministrativo dei tribunali italiani «lenti» anche per la carenza di personale.
La Repubblica e Il Tempo – 22 gennaio 2015