Sarà ancora un anno di sacrifici, il 2013, per gli statali e più in generale per tutto il comparto della Pubblica amministrazione. Si prolunga, anche il prossimo anno il blocco degli stipendi già attuato nel 2011 e nel 2012. Accantonata l’ipotesi di estenderlo al 2014 nell’ultima legge di Stabilità, resta però sempre in agguato la possibilità, prevista dal decreto Tremonti del 2012, di allungare l’ombra del blocco con un semplice provvedimento amministrativo. Ma soprattutto, si scaricheranno sul 2013 i 6.000 esuberi nell’amministrazione centrale previsti dalla revisione delle piante organiche, in attuazione della spending review che impone una riduzione del 20% dei dirigenti e del 10% della spesa per i dipendenti comuni.
Tagli consistenti arriveranno nella sanità dove la spending review ha rivisto il rapporto posti letto-popolazione.
Tutto ciò mentre nel triennio 2012-2014 sono sostanzialmente azzerate le assunzioni (ridotte al 20% per tutte le amministrazioni ma la capienza è erosa dal turnover) e solo nel 2015 si potrà tornare a coprire fino al 50% dei posti scoperti in attesa di tornare alla normalità, se non arriveranno nuovi rinvii, nel 2016.
BOCCATA D’OSSIGENO
A dare un parziale sollievo ad una delle categorie più tartassate da questo lungo anno di crisi e di sacrifici per tutti, è arrivata la proroga al 31 luglio dei contratti a tempo determinato per i precari che rischiavano di andare a casa dopo aver completato i 36 mesi, durata massima consentita dalla legge. Ciò consentirà di prolungare la vita a 80 mila precari sui 260.000 in forze nella P.A. di cui 130.000, circa la metà, sono in realtà quelli interessati alla proroga. Con lo stesso provvedimento (il milleproroghe inserito nell’ultima legge di Stabilità) ai precari con oltre tre anni di attività è stata garantita una riserva del 40% nei concorsi pubblici che saranno banditi in quelle amministrazioni che avranno i requisiti per farli. Così come, a dicembre, è stato archiviata la ritenuta del 2,5 sul Tfr che è tornato ad essere Tfs cioè la tradizionale buonuscita di sempre.
TAGLI E BLOCCHI
Un calcolo approssimativo, «probabilmente per difetto, indica in circa 500 euro lorde l’anno, in media, il sacrificio economico dovuto al blocco della contrattazione», spiega Michele Gentile della Funzione Pubblica Cgil. Si tratta di almeno 1.500 euro in tre anni per ciascuno dei 3,2 milioni di dipendenti pubblici, stimando un’inflazione media al 2%.
L’emorragia nella Pubblica amministrazione ha già ridotto, secondo i dati della Ragioneria, 154.000 uscite (tra prepensionamenti, pensionamenti e blocchi vari) tra il 2008 e il 2011 cosicché il numero complessivo si è fermato a 3.283.000 unità.
Nuovi ridimensionamenti avrebbe comportato la riorganizzazione delle Province (da 86 a 51 nelle Regioni a statuto ordinario) che è stata congelata per 1 anno fino alla fine del 2013. La Funzione Pubblica ha già definito con certezza 4.028 esuberi tra ministeri (esclusi Interni e Esteri) ed enti nazionali ma il ministro Filippo Patroni Griffi ha già fatto capire che il numero sarebbe facilmente salito a 6.000 includendo i ministeri mancanti. Ieri il ministro ha difeso la razionalizzazione:«Si sono poste le premesse per programmare fabbisogno e assunzioni». Con la spending review, ha aggiunto,«si scenderà sotto i 3 milioni di lavoratori. E’ importante ma ancora di più è fare lavorare di più e meglio i dipendenti pubblici, con servizi che siano sempre maggiori e migliori».
NUOVO DECRETO
Proprio oggi, ultimo giorno dell’anno, potrebbe arrivare un nuovo decreto sulle piante organiche al ministero degli Esteri poiché scade il termine previsto dalla direttiva Patroni Griffi. Sempre oggi è atteso quello, di concerto tra Interni, Funzione pubblica ed Economia che stabilirà il rapporto standard tra dipendenti e popolazione per Comuni e Province.
Il Messaggero – 31 dicembre 2012