Tempi stretti. Pare proprio che il presidente Luca Zaia non abbia alcuna intenzione di arrivare in “zona cesarini” per nominare i direttori generali delle Usl. L’ultima tornata di manager si era vista apporre la medaglia sul petto l’ora di pranzo del 31 dicembre, quando la segreteria di Giancarlo Galan chiamò a raccolta gli eletti (e ci fu pure chi arrivò in abbigliamento sciistico). Questa volta non sarà così. Il cronoprogramma del presidente è teutonico: l’idea è quella di sciogliere la “prognosi” già in ottobre, per non stressare la sanità con attese estenuanti. Come è “tedesco” il modo di procedere: analisi dettagliata da parte di esperti “cacciatori di teste” dei curricula (per togliere ogni possibile margine di errore) e dopo la scrematura, scelta finale. Non che la politica non avrà il suo peso, anzi, sarà (come sempre) un delicato gioco di “bilancini”.
Ma è sugli aspiranti che ora si concentrano le attenzioni. Data per certa (dopo l’indiscrezione pubblicata ieri dal Gazzettino) la candidatura di Francesca Zaccariotto (presidente della Provincia di Venezia) e del marito Giorgio Bonet (direttore di Veneto Agricoltura) che hanno presentato i loro curricula, ci sono le presenze di tutto rispetto, come quelle di due pezzi da novanta della sanità regionale (e non solo), gli ex segretari generali Giancarlo Ruscitti e Franco Tomolo. Il primo attualmente amministratore delegato dell’ospedale San Camillo, Toniolo ora a “Veneto Formss” (Scuola di formazione manageriale). Tra i nomi “non sanitari” ci dovrebbero essere anche quelli di Raffaele Grazia, consigliere regionale Udc; Adriano Rasi Caldogno, ex segretario generale della programmazione della Regione e già al Ministero dell’Agricoltura col ministro Galan. E anche qualche direttore generale uscente come Gianni Tessari, ex direttore generale dell’Asl di Rovigo.
Tutti schierati i direttori generali uscenti anche quelli “fuori età” (Antonio Alessandri di Vicenza, Adriano Cestrone di Padova). L’interpretazione della norma è infatti alquanto controversa: secondo il Piano resta fuori chi ha compiuto i 65 anni prima della nomina. Ma c’è chi sostiene che invece si possa andare in deroga, in quanto il Piano socio sanitario è stato approvato dopo l’uscita del bando. E c’è pure una “chicca” contenuta nella Spending review: il decreto legislativo 95 definisce che “i pensionati non possono ricevere incarichi dall’amministrazione di appartenenza”. E questo mina non poche posizioni.
Il Gazzettino – 26 luglio 2012