Spending review: entra nella fase cruciale il lavoro di preparazione del piano Cottarelli. Entro metà febbraio round con le parti sociali sulla mobilità. Su questo fronte per il pubblico impiego sembra profilarsi un’altra novità: il collegamento della retribuzione di risultato dei dirigenti pubblici alla loro effettiva capacità di rendere operative le riduzioni di spesa previste e di ottimizzare le risorse finanziarie in gestione. Come dire: stipendio più pesante solo a chi taglia, a chi aiuta cioè l’amministrazione a diventare più efficiente e meno costosa. Un’opzione, quest’ultima, che viene sponsorizzata soprattutto dal ministero della Funzione pubblica. E proprio da Palazzo Vidoni avrebbero confezionato un meccanismo per rendere fluido il “collegamento” tra salario di risultato e gestione delle risorse.
di Marco Rogari. All’ora “x” manca ormai poco più di un mese. A fine febbraio i 25 gruppi di lavoro attivati da Carlo Cottarelli dovranno fornire le loro indicazioni al Commissario straordinario per la spending review sui possibili tagli selettivi di spesa da far scattare. Indicazioni che dovranno poi essere trasformate dallo stesso Cottarelli in proposte operative da sottoporre al Governo tra marzo e aprile. Tempi stretti, dunque. Non a caso la prima parte del piano di riduzione della spesa pubblica sta entrando nella sua fase cruciale. Con tanto di coinvolgimento delle parti sociali. Le task force di Cottarelli nei giorni scorsi hanno incontrato le parti sociali sullo sfoltimento delle società partecipate. Ed entro la metà di febbraio sentiranno i sindacati su uno dei nodi strategici del piano: il pubblico impiego.
Su questo fronte oltre alle nuove procedure di mobilità per gli statali sembra profilarsi un’altra novità: il collegamento della retribuzione di risultato dei dirigenti pubblici alla loro effettiva capacità di rendere operative le riduzioni di spesa previste e di ottimizzare le risorse finanziarie in gestione. Come dire: stipendio più pesante solo a chi aiuta l’amministrazione a diventare più efficiente e meno costosa. Un’opzione, quest’ultima, che viene sponsorizzata soprattutto dal ministero della Funzione pubblica. E proprio da Palazzo Vidoni avrebbero confezionato un meccanismo per rendere fluido il “collegamento” tra salario di risultato e gestione delle risorse.
Più complessa la partita sulla mobilità. E Cottarelli lo ha lasciato chiaramente intendere anche nel corso dell’audizione di giovedì alla Bicameralina sull’attuazione del federalismo fiscale. Con tutta probabilità la mobilità scatterà, con nuove procedure, parallelamente alla soppressione di enti più o meno inutili, dipartimenti, direzioni generali e via dicendo proprio per effetto del piano Cottarelli. Il nodo sugli spostamenti dei dipendenti pubblici non coinvolti da processi di fusione di strutture resta invece tutto da sciogliere. Così come quello del contratto unico per il pubblico impiego, superando l’attuale suddivisione per comparti, al quale sembrava puntare Cottarelli. Che è intenzionato anche a sfoltire in maniera significativa l’universo delle società partecipate a livello ministeriale, regionale e locale.
Nei giorni scorsi il Commissario straordinario per la revisione della spesa lo ha fatto capire chiaramente sottolineando che «in Italia ci sono oltre 7mila società partecipate: una situazione anomala nel contesto internazionale». Ed è probabile che quello sulle partecipate diventi uno dei primi interventi della “spending” targata Cottarelli attraverso la quale il Governo conta di recuperare 32 miliardi (2 punti di Pil) nel 2016.
La riduzione della spesa scatterà già quest’anno. E non solo perché questo obiettivo è stato fissato nelle scorse settimane dal ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, e dallo stesso Cottarelli. A indicare un target minimo di poco più di 488 milioni è ora il decreto legge approvato la scorsa settimana dal Consiglio dei ministri che attribuisce alla spending review il compito di colmare il buco per il 2014 lasciato dalla decisione del Governo di rinviare il taglio delle detrazioni Irpef del 19 per cento. Ma Cottarelli conta di fare molto di più. Ed è pronto a proporre al Governo un immediato assaggio dei tagli selettivi di spesa sotto forma di strette sulle auto blu e sulle consulenze nella pubblica amministrazione. Un intervento che da solo potrebbe garantire i 488 milioni necessari per effetto della rinuncia (almeno per il momento) del taglio delle detrazioni fiscali.
Probabilmente il giro di vite sul parco auto della Pa centrale e sulle consulenze arriverà subito dopo il probabile restyling del Governo Letta. A subire un taglio drastico delle auto blu saranno tutto i ministeri (anche i sottosegretari dovrebbero perdere la vettura di servizio ad personam) ad eccezione di quelli dell’Interno, della Giustizia e della Difesa sui quali però si concentra la massa delle automobili della Pa centrale. In ogni caso le risorse più significative arriveranno dal taglio delle consulenze.
Marco Rogari – Il Sole 24 Ore – 1 febbraio 2014