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Disabili. «Le famiglie pagano». Bufera sull’assessore Sernagiotto

«L’assessore Sernagiotto fa le cose senza criterio», «ci fa tornare indietro di 30 anni», «annulla ogni principio del diritto» e «butta il sasso nello stagno senza confrontarsi con le parti politiche». Non servirebbe aggiungere altro per sottolineare che la proposta di legge sulla compartecipazione alla spesa per le famiglie dei disabili, anticipata dall’assessore regionale alle politiche sociali Remo Sernagiotto, non è piaciuta.

Poco importa che l’assessore abbia voluto sottolineare che la legge regionale 30 (quella sui disabili) non sarà più rifinanziabile come è avvenuto fino ad ora a causa dei tagli della spending review (e del fatto che i soldi pubblici sono destinati a essere sempre meno) e che l’idea sia quella di creare degli scaglioni progressivi per i quali chi ha redditi da 100 o 200 mila euro potrebbe partecipare alle spese della Regione.

«Caro assessore, prima di chiedere alle famiglie di pagare rette dovresti fare una reale valutazione dei costi standard», irrompe nel dibattito Antonio de Poli, che prima di fare il parlamentare dell’Udc è stato uno dei predecessori di Sernagiotto sulla poltrona delle Politiche sociali. «Le cose non si possono fare senza criterio – continua De Poli – serve sensibilità per dialogare con il mondo del sociale, che ha bisogno di essere ascoltato». A sentire il parlamentare dell’Udc infatti «è difficile capire cosa vive una famiglia quando uno dei suoi componenti è affetto da disabilità. L’assessore Sernagiotto deve tenere bene a mente che quando si parla di disabili non esistono famiglie benestanti che si divertono a sfruttare i servizi pubblici, bensì persone fragili che di quei servizi hanno assoluta necessità».

La versione di Sernagiotto però è completamente diversa: «La compartecipazione è necessaria se non vogliamo escludere qualcuno nei prossimi anni. I fondi sono limitati e adesso la Regione sta pagando tutti i servizi a tutti».

«Invece di chiedere al presidente Zaia maggiori attenzioni e risorse – attaccano Claudio Sinigaglia, Bruno Pigozzo e Stefano Fracasso, consiglieri del Pd – Sernagiotto pensa bene di tassare le famiglie che hanno più bisogno di servizi. In questo modo, come un novello sceriffo di Nottingham, punta a elevare nuove e invisibili barriere architettoniche e ci fa tornare culturalmente indietro di 30 anni, annullando ogni principio legato al diritto sacrosanto di queste persone di ricevere cure e prestazioni senza dover subire ulteriori forme di tassazione». I consiglieri democratici insistono sul fatto che la proposta di legge di Sernagiotto è ancora poco chiara (non è ancora stata messa per iscritto a dire il vero) e che si è deciso di introdurre la compartecipazione prima ancora di avere valutato quanto questa farà risparmiare ai contribuenti. «I soldi che ricaverà Sernagiotto probabilmente saranno briciole a confronto con la montagna di debiti che la sanità veneta ha accumulato grazie al centrodestra e che non solo costringe la Regione a pagare 60 milioni di euro per ognuno dei prossimi 28 anni, ma che già sta producendo tagli ai trasporti per i disabili».

Di certo la proposta di legge di Sernagiotto avrà vita dura (o breve) visto che sono in tanti quelli che promettono mobilitazioni a riguardo. A partire dalle famiglie dei disabili, che stanno già preparando per il 5 ottobre a Treviso una manifestazione di protesta con l’aiuto della Federazione italiana per il superamento dell’handicap (Fish). I manifestanti arriveranno a bordo di pullman da tutto il Veneto, per riaffermare che i servizi di mensa e trasporto per i disabili devono restare gratuiti per tutti. I familiari dei disabili ricordano infatti che già pagano una parte dei costi delle case alloggio e che spesso devono affrontare costi ingenti per adeguare le loro abitazioni e per garantire assistenza ai loro cari per tutta la sera e la notte.

Proprio per questo, i parenti dei disabili avevano addirittura deciso di stazionare con il sacco a pelo fuori dal consiglio regionale, per sostenere l’articolo 6 della legge 30 che garantisce la gratuità del servizio. «Siamo alle solite – concludono i consiglieri del Pd – Sernagiotto butta il sasso nello stagno senza minimamente confrontarsi con le parti politiche, sociali e associative. Questo è un modo di procedere lesivo degli interessi dei cittadini».

Sernagiotto: «Servizi ai disabili pagheranno anche le famiglie»

L’assessore chiederà la modifica della legge proponendo una quota di compartecipazione. Le associazioni scendono in piazza: «Non ci piegheremo»

VENEZIA — Quella dell’assessore al Sociale Remo Sernagiotto è una rivoluzione permanente. Obbligata, perché i tagli di Roma e la spending review costringono a far di conto con numeri da tregenda, ma anche voluta e perseguita con testardaggine, «perché potrei starmene fermo e lamentarmi – spiega – e invece preferisco agire, prendendomi le mie responsabilità, anche se questo mi costa qualche fischio e qualche insulto». Augurandogli che non si arrivi a tanto, Sernagiotto farebbe comunque meglio a prepararsi perché il nuovo intervento annunciato ieri sulla disabilità rischia di sollevare un nuovo, ennesimo polverone. L’assessore intende infatti presentare in aula («Come semplice consigliere, così da sveltire l’iter») un progetto di legge che modifichi la legge 30, introducendo la compartecipazione obbligatoria delle famiglie dei disabili alle spese sostenute dalla Regione per i servizi del settore. «Nel 2009 ci fu una durissima battaglia in consiglio – ricorda Sernagiotto – ed oggi il Veneto è rimasta l’unica regione in Italia a non prevedere alcuna forma di compartecipazione: paga tutto la Regione. Ora, io penso che se una famiglia ha un reddito di 100 o 200 mila euro, possa anche essere chiamata a dare un contributo, senza che per questo si debba gridare allo scandalo».

L’idea dell’assessore è quella di creare degli scaglioni progressivi di compartecipazione, da 30 a 100 euro al mese, basati sul reddito Isee ponderato da ulteriori parametri, come ad esempio il numero dei figli. «Non vogliamo perdere i servizi e i trasporti che diamo ai nostri concittadini con disabilità, specialmente se gravi. Capisco che l’argomento è delicato ma va affrontato, anche con riforme radicali, perché solo così si può salvare lo straordinario modello veneto». Ma Sernagiotto ha in serbo pure un’altra novità, ossia la creazione di una «scheda multidimensionale di valutazione della persona con disabilità», ossia una sorta di «scala di gravità delle disabilità» simile alla scheda Svama già utilizzata nelle case di riposo in relazione alla non autosufficienza. Questa scheda sarà la base su cui modulare il contributo che la Regione dà, per ciascun paziente, ai 300 Centri educativi e occupazionali diurni (i Ceod) che ogni giorno ospitano 6.348 giovani e adulti con disabilità (il fondo regionale per la non autosufficienza ammonta a 721 milioni, 146 milioni dei quali destinati alla disabilità; di questi, 78,5 milioni sono destinati ai Ceod). «Oggi il contributo economico che versiamo vede una situazione troppo differenziata, da Ceod a Ceod e da Usl ad Usl, con una forbice che va dai 30 ai 90 euro ed un disagio notevole tra le famiglie e i sindaci».

Ma le famiglie dei disabili non ci stanno e per il 5 ottobre, sotto l’egida della Federazione italiana per il superamento dell’handicap (Fish), hanno organizzato una manifestazione di protesta a Treviso. «Arriveranno pullman da tutto il Veneto — annuncia Maddalena Borigo Daniel, presidente regionale di Anffas, l’Associazione famiglie di persone con disabilità aderente alla Fish — saremo centinaia. L’articolo 6 della legge regionale 30 sulla non autosufficienza esenta soprattutto gli iscritti ai Ceod dalla compartecipazione alla spesa per i servizi loro garantiti, per mensa e trasporto. Abbiamo lottato per ottenere questo provvedimento e anche se l’assessore ci aveva annunciato fin dal suo insediamento l’intenzione di farci pagare, non ci piegherà ». Il timore dei parenti dei disabili interessati dalla «riforma» è che Sernagiotto possa predisporre lo stralcio dell’articolo 6, che loro si sono guadagnati stazionando col sacco a pelo fuori dal Consiglio regionale. «Ora si paga solo una parte della retta delle case-alloggio, calibrata in base al reddito ed eventualmente integrata dal Comune di residenza — continua la Borigo Daniel — ma gli altri servizi no. Anche perchè dai Ceod i ragazzi tornano alle 16, poi comunque li hanno in carico le famiglie, quindi che senso ha gravarle anche di un peso economico? Contesteremo con tutte le nostre forze il disegno di Sernagiotto, torneremo in piazza».

Corriere Veneto – 20 settembre 2012

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