di Filippo Tosatto. Se non è un terno al lotto, poco ci manca. Il Governo concede al sistema sanitario del Veneto un prestito pari a 1,4 miliardi, rimborsabile in trent’anni a un tasso fisso del 2,5%; un finanziamento ingente, e per molti versi insperato, destinato ad abbattere il disavanzo delle Ulss consentendo – soprattutto – di saldare gli arretrati alle aziende fornitrici. L’iniezione di risorse arriva dal decreto legislativo n. 35 (varato per far fronte al pagamento dei debiti della pubblica amministrazione) ed è stata preceduta da una serrata trattativa al “tavolo Massicci”, l’organismo del ministero dell’Economia incaricato di tenere a bada il disavanzo della spesa pubblica. A fronte di un budget complessivo di 10 miliardi, al welfare del Veneto è toccata la quota più consistente
A negoziare il prestito alla sanità veneta – spuntando condizioni oggettivamente di favore – è stato il segretario Domenico Mantoan che ha fatto valere i conti in ordine e la progressiva riduzione dei costi da parte delle Ulss e delle aziende ospedaliere nostrane; il manager vicentino, en passant, siede nel consiglio d’amministrazione dell’Agenas (l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) ed è il coordinatore tecnico della salute alla Conferenza Stato-Regioni, circostanze queste che certo non hanno danneggiato la causa di Palazzo Balbi.
Tant’è: a fronte di un budget complessivo di 10 miliardi, al welfare del Veneto è toccata la quota più consistente e – particolare non trascurabile in tempi di lacrime e sangue – ciò è avvenuto senza la richiesta di inasprimento fiscale (leggi addizionale Irpef o tassa di scopo) dettata invece come clausola obbligatoria alle Regioni meno virtuose. In ogni caso, l’erogazione del credito è articolata in due rate: 770 milioni quest’anno, 630 nel 2014. Per accedervi, il governatore Luca Zaia dovrà rivolgere due istanze distinte (la prima entro il 31 maggio, la successiva non oltre il 15 dicembre) e, una volta ottenuti i fondi, presentare al governo un piano di pagamento – in forma di legge regionale – che garantisca la restituzione della somma in rate annuali di 75 milioni.
Certo, la fruizione del prestito è una facoltà, non un obbligo, ma vista la posta in palio a Palazzo Balbi non c’è stato un attimo di esitazione nel cogliere la palla al balzo tanto che Mantoan ha già avuto un primo incontro con l’assessore al bilancio Roberto Ciambetti per delineare i contorni tecnici dell’operazione. I quattrini concessi dallo Stato equivalgono (anzi, sopravanzano lievemente) il debito fin qui accumulato dalla sanità del Veneto, calcolato in 1,3 miliardi.
Questo disavanzo (eredità della lunga stagione galaniana-leghista) deriva in larga parte dal mancato ammortamento degli investimenti effettuati e comporta vistosi ritardi nei tempi di pagamento dei fornitori, in particolare nei settori delle pulizie, delle forniture di calore e dei medicinali.
Di recente un’azienda farmaceutica ha addirittura minacciato di sospendere la consegna di farmaci agli ospedali di Chioggia e di Verona se non saranno saldate almeno le fatture più datate. In proposito, il decreto 35 “copre” i debiti contratti fino al 31 dicembre scorso e prevede un criterio cronologico nel saldo, iniziando cioè dai creditori che attendono da più tempo il pagamento di beni e servizi erogati. Due le ricadute più vistose del prestito. La boccata d’ossigeno concessa finalmente alle imprese creditrici – tanto più provvidenziale in una fase di prolungata stagnazione del mercato – e la chance di “resettare” completamente i bilanci delle aziende sanitarie, ripianando in tempi medi l’intero volume del disavanzo storico. Niente male davvero.
Il Mattino di Padova – 12 maggio 2013