Telefonata tra il premier e la Merkel su nomine e programmi europei Il Fondo monetario incalza: basta austerity, va rivisto il patto di stabilità. Ora il negoziato si concentra su Cameron ancora contrario al candidato del Ppe
La candidatura di Jean Claude Junker alla presidenza della Commissione Ue si rafforza man mano che si avvicina il vertice decisivo dei leader europei di giovedì prossimo. La cancelliera Angela Merkel ha riconfermato anche ieri il suo sostegno all’ex premier lussemburghese per poi tornare ad affrontare l’argomento in un colloquio telefonico con Matteo Renzi.
Al centro del quale — ha fatto sapere palazzo Chigi — c’è stata «la piattaforma programmatica su cui sta lavorando Van Rompuy », reduce dall’incontro di mercoledì con lo stesso Renzi, «anche per rispondere alle sollecitazioni provenienti dall’Italia».
Ma la presidenza della Commissione non è che il pezzo centrale di un puzzle assai più complesso, al cui completamento mancano ancora molte tessere.
Il pacchetto nomine infatti comprende anche la guida del Consiglio Europeo e, naturalmente, i commissari, a partire da quelli più prestigiosi come gli Esteri. Un pacchetto che il mediatore Van Rompuy non ha ancora in mano. E tuttavia dalle trattative emerge una convergenza su un criterio base: al vertice delle istituzioni europee ci dovrà essere una adeguata rappresentanza di genere, cioè circa il 40 per cento di donne. In questo solco cresce l’ipotesi che l’Italia indichi come suo candidato alla Commissione proprio una donna. Una scelta che, del resto, sarebbe perfettamente conseguente con la linea fin qui seguita da Renzi sia per la formazione del suo governo (la metà dei ministri, con incarichi di peso come gli Esteri e la Difesa), sia per la composizione della segreteria del Pd. Ma anche una soluzione che taglierebbe fuori candidature maschili di prestigio di cui da tempo si parla, da Massimo D’Alema a Enrico Letta fino a Mario Monti.
Ma il capitolo nomine non è esaustivo. «Oggi il problema non sono i nomi, vengono prima le richieste programmatiche» insiste Renzi con i suoi interlocutori europei.
Tra queste una maggiore flessibilità per favorire gli investimenti produttivi (che non vuol dire il loro scorporo dal calcolo del deficit pubblico, come ha precisato il ministro Padoan) e un rafforzamento del Frontex per governare l’emergenza immigrati.
«Già se venissero accolte queste due richieste — sostiene il premier — il 60 per cento dei problemi attuali degli italiani sarebbero risolti». E a dare una mano alla linea antirigore ieri è arrivato anche il Fondo monetario internazionale chiedendo all’Eurozona una semplificazione del patto di stabilità e uno stop alle politiche di austerity, anche se il Pil dovesse risultare ancora negativo. Il direttore generale Christine Lagarde ha anche chiesto che Bce di «considerare l’acquisto su larga scala di bond sovrani » contro la deflazione. Tutte questioni che saranno al centro di un minivertice dei leader del Pse domani a Parigi. E infine c’è il nodo Cameron. Ieri la Merkel ha teso la mano dicendosi «molto aperta nei confronti della Gran Bretagna». Il che potrebbe tradursi in un sostegno per un portafoglio pesante in cambio del via libera a Juncker.
Il Sole 24 Ore – 20 giugno 2014