L’hanno scoperto all’alba di ieri, quando sono giunti a Spriana (Sondrio) per la consueta mungitura delle mucche. Lì, sul prato solitamente utilizzato per il pascolo, c’erano sparsi i resti di quattro asini. Uccisi e sbranati dall’orso «M25» (M sta per maschio, 25 è il numero dell’esemplare identificato con il Dna), che da qualche tempo vaga più o meno indisturbato nei boschi tra Lombardia, Svizzera e Trentino.
Gli allevatori della Valmalenco sono già sul piede di guerra: «L’orso va abbattuto al più presto. Sugli alpeggi abbiamo ancora 200 fra mucche, cavalli, asini e pecore. E potrebbe trovarsi ancora in zona per assalire altre bestie». Ulteriori conferme su come sia realmente andata arriveranno quando la polizia provinciale di Sondrio avrà completato i suoi accertamenti. Per «M25», comunque, finora non sono stati adottati provvedimenti specifici.
L’aggressione di Spriana arriva a poca distanza da quella registrata in Trentino dove un cercatore di funghi è stato aggredito da mamma Daniza, orsa di 18 anni con due cuccioli a carico, presente in quella area dal 2000 nell’ambito del programma «Life Ursus». In Trentino, però, a differenza di quanto sta avvenendo altrove, le autorità hanno deciso di punire l’orsa. Scongiurata l’idea dell’abbattimento, la strada scelta dalla Provincia di Trento è quella della cattura del plantigrado, che è munito di radiocollare e quindi facilmente individuabile. In Rete, comunque, fanno tutti il tifo per Daniza. La petizione su Avaaz ha raccolto 37 mila firme, mentre quella ufficiale su Change arriva addirittura a quota 52 mila. Anche il prestigioso quotidiano britannico The Guardian si è schierato a difesa del plantigrado. Ieri a Trento c’è stato un blitz di un’associazione animalista davanti al centro forestale dove potrebbe essere confinata l’orsa. «Rinchiudere Daniza è uccidere la libertà», c’era scritto su uno striscione tenuto in piedi dai manifestanti, mentre l’Ente nazionale protezione animali afferma che «contro gli orsi è in atto, in Italia, una vera e propria guerra alimentata dall’allarmismo. Sia nel caso di Daniza che in quello di “M25” ciò che è stato definito come aggressione non è stato causato da una pericolosità intrinseca degli animali ma da comportamenti avventati dalle persone». Sette attivisti sono stati denunciati e sabato è in programma un’altra manifestazione «pro Daniza» a Pinzolo. Un altro orso, non individuato, nella notte tra lunedì e martedì ha invece distrutto un alveare nella zona di Favogna, nei pressi di Cortaccia, in Alto Adige. In un primo momento si era pensato che l’autore della razzìa fosse stata Daniza. In realtà i successivi accertamenti, collegati al segnale rilasciato dal radiocollare, hanno chiarito tutto.
E sempre a conferma del fatto che non sia un’estate fortunata per questi animali c’è anche la denuncia presentata da un apicoltore delle campagne di Trevi nel Lazio (Frosinone), che denuncia la distruzione del suo alveare a opera di un esemplare marsicano. Le indagini della Forestale di Filettino, competente per territorio, hanno confermato quanto sostenuto dall’uomo. Per portare a termine la sua «azione», l’orso sarebbe sceso a valle dai monti Simbruini. Gli esperti, tuttavia, minimizzano: «È un animale elusivo e tranquillo, non c’è pericolo per la popolazione».
Antonio Ricchio
Il federalismo di Yoghi, un animale condannato e l’altro no L’orso è orso, mica è cane, gatto o criceto. La sua natura dice orso. Ci sarà da farsene una ragione…
Un paio di anni fa ci siamo ritrovati a godere di una strepitosa, breve vacanza/lavoro all’estremo Nord del mondo, alle isole Svalbard. Si tratta di un posto straordinario, di quelli che ti riconciliano con la natura, con l’essenza del nostro pianeta. Deserti di ghiaccio, proiettati verso il polo magnetico: passare da quelle parti, viaggiare lì, ti fa perdere quasi il senso della tua quotidianità, che invece è fatta di città, uomini frettolosi e freddolosi, piccole miserie e gioie della vita.
Che cosa c’entrano le Svalbard con gli orsi delle nostre montagne? Semplice, durante una trasferta con le motoslitte ci fu assegnata una guida d’eccezione: una ragazza bellissima norvegese che richiamava soltanto dolcezze e femminilità. Peccato che montati sulla sua motoslitta, che guidava il gruppo, ci fosse un «cannone» a canne semimozze, un fucile di quelli che mette paura solo a vederli. «Ma perché? Why?», le abbiamo chiesto. «Polar bear. L’orso bianco. Nuota più veloce dell’uomo, si arrampica più veloce dell’uomo, corre più veloce dell’uomo. Con le unghie solleva una foca di qualche quintale fino a molte decine di metri d’altezza. Se lo incontriamo e lo vediamo molto lontano conviene scappare con le motoslitte velocissimi. Se ce lo troviamo vicino possiamo solo sparargli in fronte. Naturalmente l’orso bianco è un animale tutelato e appartiene alla nostra cultura. Cerchiamo di evitare l’incontro». Altro che l’orso bianco delle polo alla menta!
Torniamo a noi. Per fortuna l’orso è orso, mica cane, gatto o criceto. L’orso, lo dice anche il luogo comune, fa una vita da «orso», si calcola pochissimo il prossimo, a meno che si tratti di miele. Insomma, un eremita a cui piacciono i dolci. Per il resto si fa vivo soltanto se deve sopravvivere, e quindi mangiare o bere, e non chiede altro che di essere lasciato in pace tra le sue montagne.
Ora, siccome non ci basta più, in questo agosto orrendamente piovoso, perdere il tempo a disquisire sulle donazioni della povera Littizzetto, o della gradazione dell’acqua del secchio del presidente del Consiglio, si è aperta la lotta tra orso ciociaro, quello goloso d’alveari, orso trentino, quello annusatore di cercatori di funghi, orso lombardo, divoratore di asini. Qual è il migliore? E soprattutto perché quello lombardo si chiama con una sigla, che neanche i satelliti (M25), mentre quello trentino si chiama Daniza, e forse ha anche un cognome (Müller? Bauer?)? E perché l’assaggiatore di api delle campagne frusinati non ha nome, né sigla, né soprannome, e almeno per le cronache resta un N.N. sfigatissimo?
La sperequazione del mondo plantigrade si esalta in uno scontro globale — quanto provincialissimo — tra orsi buoni che mangiano le api, ma anche quelli che per fame mangiano gli asini, e orsi cattivi, quelli che disturbano i pensionati alla ricerca di porcini. Cos’è meglio? Il pensionato o l’asino? Il porcino o l’alveare? E perché, soprattutto, ci informano i giornali che il povero orso trentino che difendeva i cuccioli debba essere condannato teutonicamente alla pena capitale o all’ergastolo, mentre il gaudente orso valtellinese (ce lo immaginiamo spaparanzato alle terme di Bormio, magari con una prosperosa orsetta in fase idromassaggio) leggiamo che dovrebbe cavarsela con una semplice ammonizione/«liberi tutti»? Due orsi, due misure.
San Francesco direbbe che siamo tutti creature di Dio, orso compreso. E lupo, visto che i lupi, francescani o no, sono anch’essi nell’occhio del ciclone. Troppi, i lupi? Troppo pochi? Così e così? E poi, direbbe qualcuno, perché l’orso sì e la zanzara no? E il topo è meglio o peggio del cavallo? E perché Topolino, quello disneyano, era più alto di Pluto, che era un brachetto? Un topo più alto di un cane? Insomma, se si entra nel fantasmagorico mondo animale, che comprende anche l’uomo e Scilipoti, tutto diventa labile e confuso. Non si sa più che orso salvare, né quali regole etiche occorre seguire per essere politically correct. Ma in tutto ciò, diciamocelo, perché nessuno si infuribondisce in difesa dei funghi? Vuoi vedere che l’orsa Daniza oltre ai propri cuccioli difendeva i porcini?
Il Corriere della Sera – 27 agosto 2014