Non bastava il “semaforo”. Oggi ci si mettono anche le nuove linee guida nutrizionali del governo a rendere la vita difficile ai formaggi e salumi italiani sul mercato britannico. L’“Eatwell Guide“, le nuove linee-guida nutrizionali ufficiali britanniche appena presentate dal Publich Health England, sostituiscono quelle lanciate nel 2014.
In queste, denuncia Assolatte, latte e formaggi vengono fortemente ridimensionati sia perché il loro contribuito consigliato all’intake calorico giornaliero scende dal precedente 15% all’attuale 8% sia perché i “real food“ (come il latte) sono accomunati ai “processed food“, arricchiti in modo artificiale (come le bevande vegetali).
I produttori lattieri italiano avevano già lanciato l’allarme a fine 2013, tentando di coinvolgere il ministro della Salute Beatrice Lorenzin nella battaglia contro il sistema britannico dell’etichettatura a semaforo, che “riduce” il valore nutrizionale degli alimenti al solo contenuto di grassi, zuccheri e sale, senza considerare tutti gli altri nutrienti. Un sistema giudicato privo di consistenza scientifica e ingannevole, anche perché valuta il tenore nutrizionale su 100 grammi di cibo e non – come sarebbe corretto – sulla porzione di consumo consigliata.
Le etichette a semaforo hanno già procurato ingenti danni al comparto lattiero-caseario italiano: il “warning” apparso sulle etichette di molti prodotti italiani, come Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Pecorino Romano e Pecorino Toscano, ha avuto pesanti ripercussioni sull’immagine e sulle vendite in un mercato che per il “made in Italy” è molto importante. La Gran Bretagna è il quarto mercato di sbocco dell’export dei prodotti lattiero-caseari italiani: nel 2015, secondo elaborazioni Assolatte su fonti Istat, ha comprato dall’Italia 31.802 tonnellate di formaggi (+7,8% sul 2014). Però, l’aumento dei volumi è stato ottenuto a costo di pesanti deprezzamenti. Insomma, per continuare a far acquistare ai consumatori britannici i formaggi “made in Italy” segnalati con il semaforo rosso, le aziende italiane hanno dovuto tagliare i prezzi.
Sempre in Gran Bretagna, poche settimane fa, la Dairy Uk & Rabdf (Dairy All-Party Parliamentary Group) aveva proposto al governo di avviare insieme un programma “3-a-day“ per incentivare il consumo di latte e derivati a tutte le età, come abitudine importante all’interno di un corretto stile di vita. Le indicazioni contenute nell‘“Eatwell Guide“, che suggeriscono invece la riduzione dei consumi di latte e derivati – ossia di prodotti presenti nel 98% delle case britanniche – sono state quindi accolte con forte disappunto e sconcerto anche dal settore lattiero-caseario britannico, che ha chiesto al governo inglese di motivare le sue affermazioni e di fornire le basi scientifiche su cui ha elaborata le nuove Linee-guida nutrizionali.
Il Sole 24 Ore – 4 aprile 2016