Con un fatturato di 130 miliardi l’anno l’agroalimentare italiano è il settore trainante dell’economia nazionale, ma non è adeguatamente tutelato. Incombono il rischio contraffazione, la possibilità che la materia prima utilizzata per le lavorazioni non sia sempre di qualità, il che garantisce prezzi bassi al supermercato, ma anche un prodotto spesso non rispondente alle aspettative del consumatore. Infine, anche l’etichettatura non chiara è tra i punti di debolezza del food made in Italy che pure è trai più controllati d’Europa. E la tesi andata in onda l’altra sera su Rai Tre a “Presa Diretta” di Riccardo lacona. Una tesi condivisa da chi opera nel settore anche a Verona il giorno dopo l’allarme lanciato dai veterinari veneti contro i provvedimenti della Giunta regionale impugnati davanti al Tar.
«A Verona la veterinaria pubblica rischia di subire un ridimensionamento netto», ha denuncia il segretario scaligero di Sivemp veneto (veterinari medicina pubblica), Roberto Poggiani. Con conseguenze gravi per l’alimentare, in cui la provincia scaligera è leader in Veneto ed in Italia.
«Vigiliamo sull’intero processo produttivo, dall’allevamento al banco del supermercato», dice Poggiani, «presidiando l’intera filiera. Ciò conferisce sicurezza al cibo made in Italy, al quale vanno riconosciuti spesso artigianalità e tradizione che non hanno uguali in altri Paesi». Forte di queste garanzie l’agroalimentare scaligero varca i confini nazionali. Secondo gli ultimi dati della Camera di commercio, nei primi nove mesi del 2013, le imprese locali del segmento carni hanno incrementato il loro business all’estero del 9,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, per un valore di poco inferiore ai 215milioni di euro. La veterinaria pubblica, vigila sulla sanità animale e sugli allevamenti, ma anche sull’igiene degli alimenti di origine animale.
«Il punto d’equilibrio», evidenziano gli imprenditori del settore, «è produrre cibo di qualità a prezzi abbordabili, non stracciati, per assicurare sostenibilità alle aziende zootecniche e dell’agroalimentare in genere e qualità al consumatore finale. Le nostre imprese fanno grossi fatturati, ma a volte la redditività è risicata, compressa dalle esigenze del mercato». (Va.Za – L’Arena – 12 marzo 2014). Scarica la pagina in pdf
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Il Sivemp (sindacato dei veterinari) del Veneto ha impugnato davanti al Tar la delibera regionale e gli atti aziendali di 19 Usl perchè il decreto Balduzzi e il Piano sociosanitario regionale prevedono che i servizi veterinari siano articolati in tre strutture complesse autonome, mentre il provvedimento contestato ne contempla «almeno una in ogni Usl». «L’unica Usl che ne ha previsto tre è quella di Vicenza — dice il segretario Roberto Poggiani — per il resto ci troviamo di fronte alle previsioni più fantasiose e organizzazioni irrazionali in cui si arriva addirittura a far dipendere, nella scala gerarchica, un canile sanitario da un medico. Per non parlare delle strutture semplici ridotte al lumicino. Un quadro complessivo di smantellamento dei servizi veterinari che ne mette gravemente a rischio l’operatività e l’efficienza».
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12 marzo 2014