Ma ci sono altri otto contagi e quattro pazienti dubbi, anche fra Verona e Venezia. Salgono a nove i veneti infettati dal West Nile individuati dal laboratorio di Medicina molecolare dell’Università di Padova, riferimento regionale. I pazienti infettati sono cinque a Rovigo, un donatore di sangue a Verona, un altro a Mira (Venezia), un donatore d’organo a Padova, un’84enne a Bagnoli di Sopra (Padova). Poi ci sono due casi probabili a Rovigo, due nella provincia scaligera e altrettanti a Treviso. Questi ultimi sono stati diagnosticati dall’Usl 9, che però per la conferma deve mandare i campioni al centro di Padova. Nel frattempo il reparto di Malattie infettive del Ca’ Foncello ha ricoverato un 50enne del posto e una 85enne della provincia di Rovigo, colpiti in modo grave dall’infezione.
Entrambi sono arrivati all’ospedale con un quadro clinico molto serio: hanno sviluppato complicanze neurologiche. L’uomo presentava i sintomi di una meningite, l’anziana di encefalite.
Ad individuare il virus i tecnici del Servizio di microbiologia diretto dal dottor Roberto Rigoli, che dall’anamnesi dei malati e alla luce dei dati epidemiologici hanno ipotizzato che il contagio sia avvenuto in zone diverse dalla provincia di Treviso e già segnalate per la presenza di zanzare positive al West Nile. Il 50enne ha infatti accusato i primi disturbi al ritorno da una vacanza nel Veneziano, mentre l’85enne abita in Polesine. Il primo ad arrivare al Ca’ Foncello è stato il 50enne. Subito i medici hanno evidenziato la presenza di una meningite e avviato la terapia prevista in questi casi. «Il decorso è positivo, il paziente ha risposto bene ai trattamenti e ha superato la fase critica senza conseguenze », spiega il dottor Piergiorgio Scotton, primario del reparto Malattie Infettive. Diversa la situazione della pensionata, colpita da encefalite: ha iniziato a stare male a Treviso, a casa di parenti. «La fase critica è superata, è fuori pericolo, ma le sue condizioni non sono ancora stabili — conclude il primario —. La teniamo monitorata, per evitare eventuali complicazioni ma, data l’età, sarà più difficile arrivare ad una guarigione completa. La signora potrebbe riportare conseguenze lievi ma permanenti». In condizioni critiche anche la 84enne di Bagnoli di Sopra, seguita dall’Usl 17 di Este.
L’anziana sarebbe stata punta da una zanzara ma essendo immunodepressa non ha reagito al virus e ha cominciato a presentare sintomi preoccupanti. Lunedì è stata ricoverata e adesso il suo quadro clinico è piuttosto complesso. Nell’estate 2012, particolarmente calda, i contagi erano stati 19. «I vettori per la trasmissione del West Nile sono le zanzare, attraverso le punture — spiega il professor Giorgio Palù, direttore del Dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Padova — i serbatoi sono le celle di tali insetti, l’uomo e il cavallo gli ospiti finali. Il problema è che quest’anno il virus è passato di livello: finora era sempre rimasto al lignaggio 1, cioè al ceppo da noi definito prima Piave, poi Po e infine Livenza, che assomiglia a quello nordafricano. Negli ultimi giorni abbiamo però sequenziato il lignaggio 2, proveniente dall’Est tramite gli uccelli migratori». Insomma il virus si sta modificando, perciò diventerà più difficile identificarlo. Ecco perchè non bastano gli esami sierologici effettuati dalle Usl, per protocollo tenute a inviare i campioni di sangue al laboratorio della città del Santo, per la conferma.
«Siamo centro di livello 3, ad alta prestazione — conferma il professor Palù—i colleghi delle Usl eseguono il test sugli anticorpi e noi isoliamo e coltiviamo il virus, per poi metterlo a contatto con gli anticorpi del paziente e vedere se lo bloccano. Si chiama test di neutralizzazione». La Regione, su esortazione dello stesso medico, ha invitato le Usl a compiere la disinfestazione dalle zanzare, che dovrebbe essere curata dai Comuni ma non sempre viene fatta, per carenza di risorse. Nell’ 80% dei soggetti punti da zanzara infetta non accade nulla, nel 19% si manifestano sintomi simili a quelli influenzali ma nell’1% il virus induce astenia, cefalea, febbre alta, dolori articolari e muscolari, disturbi gastrointestinali, fino a meningite ed encefalite. Il West Nile in alcuni pazienti attacca il sistema nervoso centrale e può essere letale.
Michela Nicolussi Moro e Milvana Citter – Corriere del Veneto – 29 agosto 2013