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Dossier per la Ue sulle riforme. Il bilancio dei provvedimenti richiesti da Bruxelles e adottati dal governo. Quello sul lavoro il capitolo più avanzato

Promosso o bocciato? La pagella delle riforme, dalla quale a settembre si desumerà se il governo Renzi ha mantenuto gli impegni che ha assunto con l’Unione Europea in cambio di flessibilità nei conti pubblici, segna di certo la sufficienza.

L’approvazione della maggioranza dei provvedimenti che vanno adottati, e che sono elencati pedissequamente nel Documento di economia e finanza 2015, con tanto di scadenze perentorie, non deve infatti trarre in inganno: una riforma si considera portata a termine quando ne viene data attuazione e per fare questo, serve l’emanazione dei relativi decreti. Perciò anche se, come si desume dai dati qui riportati, l’esecutivo ha aperto praticamente tutti i dossier che erano stati richiesti, per alcuni di questi l’arrivo in porto è ancora di là da venire.

A cominciare dalla delega della Pubblica amministrazione, che è stata appena varata e per la quale è stato assunto un impegno di emanazione dei decreti delegati entro il prossimo dicembre. La riforma Madia prevede 12 deleghe e 20 decreti legislativi su materia di estrema delicatezza su cui sarà un vero lavoro trovare la quadra politica. Tra i grandi temi che restano aperti, ci sono il disegno di legge sul penale con la grana delle intercettazioni, e ovviamente la legge costituzionale di riforma del Senato, che è oggetto di trattativa tra maggioranza e opposizione, oltre che all’interno della stessa maggioranza.

E che dire della delega fiscale? Uno dei capitoli fondamentali, quello della riforma del catasto, ha subito un primo rinvio per evitare di mettere troppa «carne a cuocere» sul tema della casa, per la quale Renzi ha annunciato l’abolizione della Tasi, la tassa immobiliare, sulle prime abitazioni. Alla fine, la punta di diamante del lavoro svolto dal governo resta il Jobs act, anche se il lavoro non è ancora completato, la promessa di far partire il contratto a tutele crescenti è stata mantenuta.

Del resto non è solo una questione di principio, e nemmeno una esigenza politica quella che spinge il governo Renzi a puntare molto sull’attuazione delle riforme, a partire da quelle istituzionali: legge elettorale e riforma del Senato. A poche settimane dalla presentazione della legge di Stabilità 2016, diventa urgente per l’esecutivo presentarsi con le carte in regola all’interlocuzione con l’Ue, per ottenere quei margini di flessibilità che ci possono consentire di tagliare le tasse e coprire le spese. Rilanciando in maniera convincente l’economia.

Antonella Baccaro e Melania Di Giacomo – Il Corriere della Sera – 20 agosto 2015

 

 

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