Una soft da 4-5 miliardi, costruita sul cosiddetto piano Bondi, e un’altra, dalla fisionomia rafforzata, da oltre 8 miliardi con gli interventi sul pubblico impiego. Sono le due versioni del decreto sui tagli alla spesa abbozzate dai tecnici del ministero dell’Economia. Il varo del provvedimento potrebbe slittare alla prossima settimana anzitutto a causa degli impegni del premier legati alla preparazione del prossimo vertice europeo, ma anche per la partita ancora in corso sull’eventuale stretta sugli statali e sulla potatura delle voci di spesa dei singoli ministeri. Oggi il governo prenderà una decisione definitiva sulla tempistica del varo del decreto. In ogni caso nel Consiglio dei ministri in agenda domani (o mercoledì) saranno discusse le linee guida del provvedimento. E non è da escludere del tutto il varo di un primo pacchetto di misure.
Il pilastro portante del programma dei tagli è il piano sulla razionalizzazione degli acquisti di beni e servizi della Pa preparato dal super-commissario Enrico Bondi. Un piano che prevede l’estensione del metodo Consip di gestione centralizzata delle forniture e il ricorso agli strumenti dei costi e dei fabbisogni standard da utilizzare anche per il settore sanitario, Asl in testa. Da questo intervento dovrebbero arrivare 4-5 miliardi (8-10 su base annua) necessari per evitare il previsto aumento autunnale dell’Iva, che resta l’obiettivo prioritario del governo.
La versione rafforzata del piano, quella da oltre 8 miliardi, consentirebbe di avere a disposizione anche risorse aggiuntive per le aree dell’Emilia Romagna colpite dal terremoto e di far fronte ad alcune spese inderogabili (ad esempio il rifinanziamento delle missioni di pace). Le ipotesi di intervento sul pubblico impiego continuano però a far discutere. A cominciare da quelle sulla riduzione delle piante organiche (20 per cento dei dirigenti e 10 per cento degli altri dipendenti) e dell’esonero dal servizio obbligatorio del personale in esubero in possesso al 31 dicembre scorso di 40 anni di contribuzione. Tra le opzioni un giro di vite su buoni pasto, consulenze e auto blu. Ma i sindacati fanno muro.
Con il piano scatterebbe anche un programma di razionalizzazione dei consumi della Pa (telefoni, energia elettrica e riscaldamento). Previsto anche il dimezzamento delle Province.
Intanto oggi alla Camera, nelle commissioni Affari costituzionali e Bilancio, potrebbe essere votato un emendamento al decreto sulla revisione della spesa (quello che affida i poteri a Bondi) che estende la spending review agli organi costituzionali lasciando però al Parlamento, al Quirinale e alla Consulta l’autonomia di decidere tempi e misure. (Il Sole 24 Ore – 25 giugno 2012)
Statali nel mirino: cassa integrazione e meno consumi
Statali nel mirino del governo: all’orizzonte si profilano cassa integrazione all’80% dello stipendio, meno consumi e la stretta su una serie di enti che saranno accorpati. Il varo degli interventi prevede tagli che oscilleranno tra i 5 e i 6 miliardi, e dovrebbe scattare il 2 luglio. Per scongiurare la stangata sull’Iva ad ottobre, il commissario Bondi, d’intesa con il premier Monti, lavora a uno sfoltimento delle Province, a tagli di auto blu e consulenze.
L’obiettivo dichiarato è evitare l’aumento dell’Iva subito dopo l’estate. Per questo il governo sta cercando di accelerare i tempi. Non solo con gli interventi previsti dalla spending review, il primo decreto è sulla rampa di lancio, ma anche con una serie di micro misure di sicuro impatto sul fronte dei risparmi, realizzabili con semplici direttive ministeriali.
Di fatto il premier Mano Monti ha già ricevuto le carte da ciascun dicastero e probabilmente comincerà ad esaminarle già da domani. Ma il varo degli interventi, l’entità dei tagli oscilla tra i 5 e i 6 miliardi, dovrebbe scattare solo all’inizio di luglio, il 2 per la precisione, con un consiglio dei ministri convocato ad hoc. Cifre, per la verità, che continuano ad oscillare, visto che dall’accorpamento delle provincie o dalla razionalizzazio-ne della spesa sanitaria l’esecutivo si aspetta, almeno in prospettiva, una significativa e, soprattutto, strutturale stretta agli sprechi.
Il ministro della Funzione pubblica Filippo Patroni Griffi vuole proseguire con la «rivoluzione del buon senso». E dopo il giro di vite sulle telefonate degli statali, è pronto a varare una nuova direttiva per ridurre i costi. Una stretta a 360 gradi sui consumi. Con una specie di decalogo del buon padre di famiglia che prevede, anzi impone, di spegnere le luci in ufficio quando non servono, di tenere i condizionatori a una certa temperatura, di dotare, dove possibile, gli uffici pubblici di pannelli solari per risparmiare energia.
E’ pronto a scattare anche il taglio delle auto blu, che dovrebbe far risparmiare, almeno in un prima fase, circa 200 milioni. Nel mirino del ministro, che vuole razionalizzare il comparto, la dirigenza del settore pubblico. Anche qui è scattata la «caccia ai furbi». Dalle promozioni facili, senza merito, alle consulenze che scattano quasi automaticamente quando il dirigente pubblico lascia l’incarico. Lo scopo è ridurre le piante organiche del 10-20%, partendo dall’alto, dai funzionari e dai dirigenti quindi, sull’esempio di quanto già fatto dal ministero dell’Economia. In pratica, ci sarà un blocco del turn over, soprattutto in quelle società che lo hanno fino ad oggi aggirato. Stretta pure per le società in house e per tutta una serie di enti, che saranno accorpati, come Enpals e Inpdap che confluiranno nell’Inps.
Ma per scongiurare la stangata sull’Iva ad ottobre, considerata da Confcommercio una vera sciagura peri consumi, il commissario Enrico Bondi, d’intesa con Monti, pensa soprattutto allo sfoltimento delle Provincie, che porta con sé un dimagrimento forte dello Stato a livello locale, con l’eliminazione, tra l’altro, di questure e prefetture, sovraintendenze. Sempre sul fronte del pubblico impiego, ma questo tema dovrà essere oggetto di confronto con i sindacati insieme a tutte la materia che riguarda gli statali, c’è la possibilità di introdurre una sorta di cassa integrazione fino a 24 mesi all’80% dello stipendio. Dopo due anni in mobilità e senza la possibilità di essere ricollocati, potrebbe scattare il licenziamento.
Intanto, stando a un emendamento al decreto di nomina di Enrico Bondi a commissario, in discussione a Montecitorio, la spending review si applicherà anche agli organi costituzionali, cioè le due Camere, il Quirinale e la Corte costituzionale; o meglio essi applicheranno autonomamente questo metodo di controllo della spesa. Il testo è in discussione alle commissioni Bilancio e Affari costituzionali della Camera, e tra i 120 emendamenti ammessi, c’è anche quello del capogruppo dell’Idv Massimo Donadi il quale si riferisce proprio al taglio di spesa perla Presidenza della Repubblica, il Senato, la Camera e la Corte costituzionale. Altra novità è un emendamento di Guido Crosetto, Pdl, che pone un tetto alle «pensioni d’oro» dei «grand comis», che non potranno superare i 6.000 euro netti mensili.
Le ipotesi in campo
La Sanità. Verso i costi standard per la spesa delle Asl. Basta con gli sprechi
II piano per razionalizzare gli acquisti delle Asl è pronto. Di fatto, e se il dossier preparato da Bordi verrà approvato in maniera integrale (ipotesi al momento tutta da dimostrare), verrà anticipata l’applicazione dei costi standard perle aziende sanitarie locali. Una vera rivoluzione che comporterà, se portata fino infondo, un notevole risparmio perle casse delle Regioni. In altre parole, Ie Asl dovranno avere come punto di riferimento per i loro acquisti dei parametri ben precisi, eliminando così tutte le disparità che fino ad oggi hanno consentito di pagare una siringa o una tac in maniera assolutamente difforme tra una Asl del Nord e una del Sud Italia. Non dovrebbero invece essere toccate le prestazioni sanitarie. Dei costi standard si era occupata a lungo anche la discussione sulla riforma federale dello Stato poi rientrata per cosi dire ai nastri di partenza in attesa di tempi migliori. Nacque in quel contesto la premialità che avrebbe dovuto garantire le cosiddette Regioni virtuose nei confronti di quelle che presentavano buchi vistosi sui conti della sanità.
L’energia. Pannelli solari in enti e uffici pubblici per ridurre le bollette
Le amministrazioni pubbliche dovranno adottare tutta una serie di interventi per contenere le spese energetiche. Non sobawiando comportamenti virtuosi, che dovranno essere il frutto di direttive interne, ma anche migliorando I’efficienza energetica complessiva degli uffici. Il ministro della funzione pubblica Patroni Grilli sostiene anche l’idea che uffici ed enti pubblici si dotino di pannelli solari per contenere il costo della bolletta. Non solo. Oltre a risparmiare sugli affitti, accorpando uffici, il piano del governo prevede anche una riduzione dei metri quadrati a disposizione. Per un ufficio, si legge nella bozza allo studio, bastano 15 metri quadrati. Di pari passo dovranno ridursi le spese sostenute per l’acquisto di beni e servizi. Sull’energia del resto il governo ha scommesso parecchio: non a caso nel DI sviluppo voluto fortemente dal ministro Passera una quota di investimenti è prevista proprio in questo settore. A cominciare dagli incentivi per i giovani assunti nella green economy.
I ministeri. Acquisti centralizzati alla Consip: così conti non più a rischio
L’obiettivo è stato indicato da mesi. Adesso bisogna passare ai fatti. E il rafforzamento della Consip, per centralizzare gli acquisti della pubblica amministrazione e realizzare così economie di scala, è pronto davvero a decollare. Certo ci sono ancora forti diffidenze da parte delle amministrazioni, che mal vedono una soluzione di questo tipo. Ma il commissario Bondi vuole andare avanti. Il ruolo della Consip infatti centrale nel disegno del governo per mettere un freno alle spese dei dicasteri. Quest’ultimi dovranno obbligatoriamente passare attraverso la centrale d’acquisto o, in alternativa, prendere come punto di riferimento degli indicatori di prezzo e di qualità dei servizi. Secondo Bondi nel primo anno, ovvero nel o 2012, si potrebbero avere risparmi dai tagli alle spese della PA. per circa 5 miliardi: molto dipenderà dalla razionalizzazione degli acquisti.
L’innovazione. Meno carte, più mail per le pratiche: si va verso la svolta digitale
Meno carta e cancelleria. Più mail e computer per consentire di ‘ dematerializzare. le procedure e far risparmiare un bel gruzzolo alle casse pubbliche. Le stime sono sul tavolo del commissario Bondi. Solo perla fatturazione elettronica si parla di un risparmio di circa 6 miliardi di euro l’anno. Proprio la fatturazione elettronica era prevista, come noto, dalla Finanziaria del 2007 ma ad oggi non è stato ancora approvato il decreto ministeriale che avrebbe dovuto disegnare un percorso a tappe per eliminare la carta. Non è escluso che il governo dia una brusca accelerata su questo fronte, modificando procedure consolidate. La pubblica amministrazione digitale sarebbe di grande aiuto ai cittadini. Basti pensare a quante file in meno e a quante inutili perdite di tempo si potrebbe rinunciare con un sistema efficiente sul piano telematico. L’Italia a livello europeo è tra i Paesi più distanti da questi obiettivi (Il Mattino – 25 giugno 2012)