«Un bilancio credibile, strategico, sobrio, di governo». Così il presidente Luca Zaia ha presentato ieri in consiglio regionale la manovra 2016. E il dibattito si sarebbe anche potuto chiudere lì, perché lo stesso Zaia, il suo vice con delega al Bilancio Gianluca Forcolin, la maggioranza tutta, sono stati a dir poco tranchant con la minoranza che sommessamente chiedeva di poterci almeno discutere un po’ su: «I margini di trattativa stanno a zero, i conti questi sono e questi restano, se volete essere della partita bene, sennò siamo pronti a votarci tutto da soli anche domani».
Zaia ha pure indicato la deadline : «Lo approveremo entro la settimana». E se davvero dovessero farcela nel giro di tre giorni sarebbe la prima volta dal 1970. Uno speedy bilancio .
Il dibattito a Palazzo Ferro Fini, inevitabilmente, si è adeguato al ritmo indicato dal presidente, con i consiglieri di opposizione a passarsi il microfono gli uni gli altri mentre quelli della Lega e della Lista Zaia li stavano a guardare con fare sornione, senza spiccicare una parola (il primo intervento a verbale è stato quello di Alberto Villanova, erano le 17.10, dopo sette-ore-sette di dibattito). «Siamo al pensiero unico» è sbottato Graziano Azzalin del Pd, «alla faccia dell’autonomia del consiglio». «Quello che c’era da dire, l’ha già detto Zaia» hanno allargato le braccia i leghisti, convocati alla vigilia al K3 di Villorba proprio per evitare divagazioni sul tema. E dunque vediamo cos’ha detto il governatore. L’autonomia, innanzitutto: a bilancio ci sono 2 milioni per la celebrazione del referendum, cifra assai lontana da quella a suo tempo abbozzata dagli uffici della Regione (14 milioni di euro), «ma contiamo di riuscire ad abbinarlo a quello sulla riforma Boschi, dopo l’estate», il che permetterebbe di risparmiare un bel po’. Zaia ha assicurato che la consultazione verrà indetta entro l’anno e celebrata al più tardi a giugno 2017, dopo aver esperito ogni tentativo di negoziazione col governo. «Spero sia una partita trasversale – ha detto – un esercizio di democrazia». Tra le pieghe del bilancio ci sono anche 200 mila euro per la comunicazione relativa al referendum sulle trivelle indetto per il 17 aprile (è noto che la Regione è su posizioni no-triv). Nel maxi emendamento messo a punto dalla giunta ci sono anche 1 milione per il «fondo Serenella» dal nome dell’imprenditrice autrice di «Io non voglio fallire», dedicato alle aziende in crisi per via dei mancati pagamenti, 1 milione per i grandi eventi (dai 500 anni del Ghetto al Giro, dall’adunata degli alpini 2017 a quella dei bersaglieri nel 2018, fino ai Mondiali di Cortina del 2021), 6 milioni per gli «hydrobond» con cui Veneto Sviluppo dovrebbe mettere in moto 160 milioni di investimenti sul sistema idrico, 50 milioni per il nuovo ospedale di Padova («Lo facciamo e lo finanziamo – ha tagliato corto Zaia – l’area è stata scelta, basta polemiche»). Ed ha buone chance di passare, vista la convergenza Lega-Lista Zaia-Forza Italia, anche l’emendamento sull’istituzione del fondo per il patrocinio legale gratuito a favore di chi finisce alla sbarra per eccesso di legittima difesa.
Quanto al resto, si confermano i numeri resi noti nei giorni scorsi, con la spesa a libera destinazione crollata dal 2010 a oggi da 1,6 miliardi a 943 milioni e quella a disposizione degli assessori da 491 a 52 milioni (erano 140 solo un anno fa). Chiaro che su queste cifre c’è poco da trattare. La colpa, per Zaia, è tutta dei tagli imposti dal governo, il governo che «elimina le Province e impone a noi di farci carico dei loro 40 milioni», il governo che con le scuole paritarie «risparmia 431 milioni e intanto lascia che sia il Veneto a finanziarle con 31 milioni». Lo stesso governo che ha appena sbloccato 1,1 miliardi congelati dal Patto di stabilità, utilissimi a saldare i conti con i creditori, fa presente il Pd, che concentrerà la sua battaglia principalmente sulla cultura e sul potenziamento del sistema ferroviario («Non faremo i guastatori – ha detto Piero Ruzzante – ci interessano i risultati»). Si troveranno i soldi per rimpinguare il budget dell’assessore Cristiano Corazzari (la dem Orietta Salemi si è distinta in un accorato appello «Save Corazzari»)? Forcolin ci sta lavorando ma Zaia è andato giù piatto: «Vorremmo ave re la bacchetta magica e disporre di più soldi ma non è così, anche perché abbiamo scelto di rinunciare all’addizionale Irpef e ai super ticket. Ma n on accettiamo di essere dipinti come barbari». Ora, detto che tra i 160 emendamenti presentati ieri se ne ritrovano parecchi anche a firma Pd su rotatorie e parrocchie varie, perché se i dem sono per la cultura il dem Andrea Zanoni pesca da lì tutti i soldi per coprire le sue richieste di ritocco? Misteri delle sessioni di bilancio.
È invece ben noto il disastro a cui rischia di andare incontro Veneto Strade, la partecipata della Regione ormai sull’orla del collasso finanziario e della cassa integrazione. A finanziare la spa sono sempre state le Province (25 milioni) e la Regione (15 milioni), l’anno scorso la cifra complessiva è scesa a 35 milioni, quest’anno siamo a quota 25 (12 dalle Province e 13 dalla Regione), con una soglia di sopravvivenza è fissata a 30 milioni. «La situazione in effetti è piuttosto critica – conferma Forcolin – Le Province ci devono 54 milioni, solo quella di Belluno ha un debito di 35, e sostengono di non avere un euro in cassa. Noi le finanziamo già con 40 milioni e certo non possiamo farci carico anche della loro quota in Veneto Strade dove, ricordo la Regione è socio di minoranza col 30%». Come se ne esce? Ci si sta lavorando. E l’ipotesi che gira a Palazzo, nonostante le smentite dell’assessore alle Infrastrutture Elisa De Berti, è sempre la fusione con Cav.
Marco Bonet – Il Corriere del Veneto – 12 febbraio 2016