La Stampa. Speravamo avessero torto, invece lui, Galli e Ricciardi sono stati le Cassandre della pandemia. Anche questa terza ondata sarebbe andata diversamente se fossero stati ascoltati. E ora Andrea Crisanti, professore ordinario di Microbiologia a Padova, si concentra su ciò che si può fare per limitare i danni, «dato che tutti, finalmente, si preoccupano per la variante inglese».
Il Cts ha proposto weekend rossi come a Natale e inasprimento delle misure per tutte le zone. Che ne pensa?
«È la direzione giusta ma va intrapresa con urgenza. La settimana prossima sarà cruciale: se il contagio supererà i 30mila casi al giorno bisognerà chiudere tutto».
Solo la zona rossa può arginare la variante inglese?
«In Inghilterra misure simili sono state sufficienti, ma è molto importante che vengano seguite da tutti».
I provvedimenti sono in ritardo?
«Sono mesi che chiedo di contenere la variante inglese ma non mi hanno dato retta. Avremmo evitato tanti morti e questo mi rattrista».
A Draghi cosa suggerisce?
«Di copiare la Nuova Zelanda: appena si presentano nuovi focolai circoscrivere, chiudere, tamponare e vaccinare a tappeto. È il modo migliore per salvaguardare l’economia».
Con la vaccinazione serviranno ancora i tamponi?
«I molecolari sì, mentre gli antigenici hanno dei limiti. Ammesso che tra un anno tutti gli italiani siano vaccinati, restano due incognite: la durata dell’immunità e le nuove varianti che potrebbero superare i vaccini. Bisogna prepararsi a questi scenari».
Come?
«Sarà fondamentale poter fare tamponi e tracciare come in Nuova Zelanda per bloccare la reintroduzione del virus dall’estero e l’arrivo di nuove varianti. Se no ricominceremo da capo».
Il resto del mondo non si vaccinerà?
«Mezzo mondo non ne avrà le risorse».
Nel mentre anche da Johnson&Johnson arrivano notizie poco rassicuranti…
«La produzione è destinata ad andare a regime, ma per fare 45 milioni di dosi entro l’estate bisogna coinvolgere medici di base, pediatri e farmacie. L’Inghilterra è arrivata a 5 milioni al mese, per cui realisticamente si potrebbe finire entro l’anno».
Ha senso bloccare le esportazioni di vaccini?
«Nella pandemia globale sembra demagogia, anche se era anomalo che AstraZeneca fosse in ritardo con le consegne europee e distribuisse ad altri Paesi. Bisogna andare cauti e cercare un criterio di equità».
In questa situazione a chi va dato prima il vaccino?
«Con le scuole, tristemente ma giustamente, chiuse la priorità sono anziani e soggetti fragili. Completati gli over 70 si potrà passare a insegnanti e forze dell’ordine».
AstraZeneca si può dare a tutti?
«Lo ha dimostrato l’Inghilterra. E la seconda dose va rimandata di tre mesi, non eliminata. Per Pfizer e Moderna invece va fatta prima».
Lo Sputnik la convince?
«Sulla carta è un vaccino sensato, ma bisogna essere prudenti e aspettare l’Ema. Il problema probabilmente è che i russi hanno fatto sperimentazioni poco ortodosse e temono di prestarsi a delle critiche nel pubblicarle».
Quante volte dovremo rivaccinarci?
«Dipende dalla durata dell’immunità e dalle varianti, magari anche tutti gli anni come con l’antinfluenzale».
Si aspetta varianti più fastidiose dell’inglese?
«Già questa è problematica, ma se non ci si organizzerà ne arriveranno altre».
Toglieremo mai le mascherine?
«Quest’anno ci hanno risparmiato l’influenza e molto dipenderà da quali altre misure avremo implementato. Se con la vaccinazione copriremo il 70 per cento della popolazione, l’indice di contagio resterà uguale a 1 e le dovremo tenere. Per farlo scendere bisognerà vaccinare più persone o mantenere le misure». —