L’emergenza lavoro esiste. Anche ai piani alti del palazzo, a leggere il decreto sul pubblico impiego a cui stanno lavorando in queste ore alla Presidenza del consiglio dei ministri.
Tra le righe del decreto legge, atteso al consiglio dei ministri entro l’8 agosto, spunta infatti una norma, articolo 10, comma 1, che consentirebbe ai ministri di assumere liberamente segretari generali e capi dipartimento senza dover rispettare alcun limite numerico. Salterebbe insomma quel tetto, che ad oggi è del 5%, previsto dal decreto legislativo 165 del 2001 che contingentava il ricorso a figure esterne alla pubblica amministrazione per ricoprire, con contratti a tempo determinato, i ruoli dirigenziali. L’eccezione prevista dal dl vale per il segretariato generale e la dirigenza di strutture complesse. Si tratta di due figure chiave dell’organizzazione ministeriale, da sempre soggette a spoils system per l’alta fiduciarietà dell’incarico rispetto all’organo politico. Stando alla bozza di decreto che ItaliaOggi ha letto (si veda il numero di ieri), i ministri potranno nominare segretari e capi dipartimento senza doverli far rientrare nella quota per gli esterni. Una deroga che sembra essere stata dettata dalla necessità di dare copertura a incarichi già assegnati da alcuni ministri in violazione dell’attuale normativa e che ora sarebbero, in assenza di un intervento in sanatoria, suscettibili di rilevi da parte della Corte dei conti. Perché, al di là di ogni altra considerazione, si sforerebbe anche il budget previsto a bilancio.Nel rimodulare le quote per gli incarichi, il provvedimento prevede che la percentuale di organico destinata alle professionalità esterne possa comunque essere ridotta per dare copertura alle assunzioni di dirigenti di ruolo di altra amministrazione: in questo modo verrebbe garantita un po’ più di mobilità tra ministeri anche per i profili dirgenziali, nel limite del 25% per i dirigenti di prima fascia e del 18% per quelli di seconda.
ItaliaOggi – 1 agosto 2013