Ebola, è caccia ai passeggeri scomparsi. I funzionari dell’Oms devono trovare le 39 persone che hanno volato con il funzionario americano Patrick Sawyer
L’uomo è morto 25 luglio in un ospedale della capitale nigeriana. Quando il funzionario prese l’aereo Asky mostrava già i sintomi della malattia
di Piero Messina. E’ scattata la caccia all’uomo, per evitare la diffusione globale di Ebola. E’ una corsa contro il tempo quella che stanno conducendo i funzionari dell’Organizzazione mondiale della sanità. Hanno un solo obiettivo: scovare i 39 passeggeri ancora non identificati dei voli Asky Airlines tra Liberia, Ghana, Togo e Lagos, dove era imbarcato Patrick Sawyer, il 40 funzionario americano morto di Ebola il 25 luglio in un ospedale della capitale nigeriana.
Quando Sawyer – che lavorava in Liberia per un’organizzazione non governativa collegata al Ministero delle Finanze statunitense- ha preso l’aereo Asky mostrava già i sintomi della malattia.
Nonostante la febbre alta, il vomito e la diarrea, al funzionario americano è stato consentito di salire a bordo. Il via libera è stato dato dalle autorità aeree per l’insistenza del funzionario americano. All’imbarco, ha spiegato di dover partecipare a una riunione di Ecowas, la comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale. Ma in realtà, secondo la ricostruzione delle autorità nigeriane, il funzionario aveva compreso di essere gravemente ammalato e stava tentando un disperato ritorno a casa, in Minnesota, negli Stati Uniti.
Al momento dell’atterraggio, poi, le sue condizioni si sono aggravate e Sawyer è stato ricoverato e messo in quarantena al First Consulent Hospital di Obalende, uno dei quartieri più popolosi di Lagos. Poi, è stato sottoposto soltanto ai test su malaria e Aids, ma è deceduto dopo due giorni.
Al momento del ricovero, i medici hanno chiesto a Sawyer se fosse stato in contatto con pazienti ammalati di Ebola ma il funzionario ha detto no, e ha mentito, negando ai sanitari la possibilità di conoscere quale fosse la malattia che lo stava uccidendo: Princess, la sorella del funzionario statunitense era morta all’inizio di luglio in un ospedale di Monrovia proprio a causa del virus Ebola. Quando i medici hanno diagnosticato la sindrome Ebola, il paziente americano è andato su tutte le furie, ha contestato il lavoro dello staff clinico ed ha cercato di scappare dall’ospedale.
Due giorni dopo, il decesso.
Così, le autorità sanitarie mondiale – dopo avere identificato ad Hong Kong il “paziente zero”, ora sono a caccia dei compagni di volo del funzionario statunitense per evitare, c’è scritto nei bollettini ufficiali delle organizzazioni sanitarie “ una diffusione mondiale della malattia”.
Su quei voli viaggiavano 59 tra passeggeri e personale di bordo e ne sono stati contattati e sottoposti a controlli medicisoltanto venti. L’allerta riguarda soprattutto la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, perché tutto lascia supporre che quei trentanove passeggeri si siano diretti in quelle zone, ma in realtà è buio totale sulla destinazione finale di quei viaggiatori che, secondo il virologo Derek Gatherer, della Lancaster University, sono in uno stato clinico di “pericolo piuttosto serio” per essere stati a contatto con Sawyer.
L’Espresso – 14 agosto 2014