E’ VERO CHE EBOLA POTREBBE MUTARE FINO AD ESSERE TRASMISSIBILE PER VIA AEREA? Al momento quella della mutazione è solo un’ipotesi. La malattia si trasmette attraverso il contatto con i fluidi (sangue, secrezioni, fluidi corporei) di chi manifesta i sintomi del virus. Secondo Massimo Galli, epidemiologo del Sacco, «le mutazioni dei virus sono sempre possibili, ma mi pare presto per ipotizzarne una per l’Ebola.
Tra l’altro non si sa nemmeno in che senso potrebbe avvenire un cambiamento, non è detto che riguardi la via di trasmissione. Ad oggi il contagio per via aerea, comunque, non è mai stato osservato». Non avviene perciò come per l’influenza, che si può attaccare anche a due metri di distanza dal malato.
QUANTO RISCHIA CHI VIAGGI INSIEME A UNA PERSONA COLPITA DAL VIRUS?
Dipende dalle condizioni del malato. Se è asintomatico non ci dovrebbe essere alcun problema perché l’Ebola nella fase di incubazione non si trasmette. Per questo le misure di sicurezza sanitaria internazionali prevedono di non far partire dagli aeroporti dei paesi a rischio chi ha la febbre o altri sintomi tipici del virus. «E non ci scordiamo — aggiunge Galli — che i pericoli al limite riguardano chi in aereo è stato molto vicino al malato, e in qualche modo è venuto in contatto con i suoi fluidi, non chi viaggiava qualche fila più indietro».
QUALI PRECAUZIONI STANNO PRENDENDO LE COMPAGNIE AEREE? SONO SUFFICIENTI?
Il mese scorso l’Enac ha inviato le regole per la tracciabilità dei passeggeri che arrivano dai paesi a rischio. Si prevede che chi vola direttamente da quegli Stati o effettua scali intermedi tenga le liste di chi è stato a bordo per almeno 21 giorni, cioè per la durata dell’incubazione. In quel modo, se dopo il viaggio si scopre che qualcuno si è ammalato si possono rintracciare le persone che hanno volato con lui. È quello che stanno facendo le autorità Usa dopo il caso di Dallas. Il ministero della Salute raccomanda a chi rientra dai paesi colpiti dal contagio di presentarsi in ospedale se accusa sintomi entro tre settimane. La situazione in tre Stati africani è fuori controllo: una delle misure che si potrebbero prendere è quella di non far più partire voli di linea da quei paesi.
QUANTO È ALTO IL RISCHIO CHE L’EPIDEMIA ARRIVI IN ITALIA?
Secondo l’infettivologo milanese «potrebbero esserci dei casi e bisogna stare attenti». Però va anche considerato «che non ci sono voli diretti dall’Italia ai Paesi colpiti. Inoltre i flussi migratori che registriamo da noi non arrivano da quelle zone dell’Africa. E non pensiamo che il problema arrivi con i migranti che attraversano il Mediterraneo sui barconi. Quei viaggi durano comunque troppo tempo, la malattia si manifesterebbe prima dello sbarco sulle nostre coste».
COME È ORGANIZZATO IL NOSTRO PAESE PER FRONTEGGIARE IL VIRUS?
Si punta sulla capacità di intercettare prima possibile i casi sospetti e di trasportal al più presto in ospedale. Ci sono due centri di riferimento nazionali, lo Spallanzani di Roma e il Sacco di Milano, che si occupano degli esami di laboratorio, ma sono anche in grado di assistere i malati. Hanno a disposizione ambulanze speciali per andare a prendere i pazienti nel resto d’Italia. «Comunque — chiude Galli — da noi c’è una rete di reparti di malattie infettive molto più ampia di altri paesi occidentali. Ci lavorano medici preparati e soprattutto aggiornati su quello che sta succedendo in Africa». Intanto si viene a sapere l’Organizzazione mondiale sanitàha ordinato un milione di vaccini “made in Italy”: la trattativa con multinazionale Gsk, proprietaria dell’italiana Okairos che ha sviluppato brevetto, è in corso.
Repubblica – 4 ottobre 2014