Il genoma del virus Ebola è mutato non poco dagli anni’70 ad oggi e questi cambiamenti riguardano anche i geni bersaglio di molti dei farmaci sperimentali attualmente in fase di test e sui quali sono riposte enormi speranze. Significa che molti di questi farmaci, progettati nei primi anni 2000 sulla base dei ceppi virali isolati tra gli anni 70 e ’90, potrebbero in realtà essere già divenuti inservibili, «scaduti» perche il virus attuale è cambiato e presumibilmente non più sensibile ad essi.
Lo rivela l’analisi a tappeto del genoma del virus Ebola eseguita su diversi ceppi virali isolati nei decenni passati e messi a confronto col virus attualmente circolante, in una ricerca pubblicata sulla rivista “”mBio”. Lo studio è stato coordinato da Gustavo Palacios dell’Istituto di ricerca Usa «Army medical research institute of infectious diseases» a Frederick nel Maryland e ha coinvolto, oltre, la Harvard University e il Massachusetts institute of tech nology, entrambi a Boston. II virus Ebola ha un genoma molto semplice che contiene appena sette geni. Molti potenziali farmaci anti-Ebola hanno come bersaglio proprio un pezzo, una sequenza, del genoma virale. Il fatto è che queste sequenze non sono rimaste uguali a se stesse nel tempo ma stanno evolvendo, accumulando cambiamenti genetici, ovvero mutazioni.
I CEPPI Per «fotografare» questi cambiamenti gli esperti hanno confrontato tre ceppi di Ebola: quello attualmente circolante (chiamato EBOV/Mak), uno isolato durante l’epidemia nel villaggio di Yambuku (ex Zaire) del 1976 (EBOV/ Yam-May), e uno dall’epidemia della città di Kikwit, ex-Zaire del 1995. Gli scienziati hanno documentato l’accumulo di 600 mutazioni sul genoma virale dal 76 ad oggi. Tre delle mutazioni identificate sono recentissime e si sono verificate addirittura durante l’epidemia in corso, segno della velocità con cui l’Ebola evolve.
Il Messaggero – 21 gennaio 2015