L’Organizzazione mondiale della sanità ha registrato nel Paese africano, nelle ultime 24 ore, cinque nuovi casi del virus che provoca una febbre emorragica. Sale così a 127 il numero dei casi accertati nel Paese dallo scorso gennaio, di cui 83 mortali, secondo i dati del’Oms. Nella capitale Conakry sono stati contati finora 12 casi, di cui undici confermati da test di laboratorio, e quattro decessi.
Il tasso di mortalità è del 65%, il virus colpisce tutte le fasce di età, ma la maggior parte dei casi riguarda adulti di età compresa tra i 15 e i 79 anni. L’Oms è pronta a lanciare misure di prevenzione nei Paesi confinanti con la Guinea, dopo che sono stati segnalati casi sospetti nei vicini Liberia e Sierra Leone. Per Mariano Lugli, coordinatore del progetto di ‘Medici senza frontiere’ a Conakry, l’epidemia in Guinea è «una situazione senza precedenti perché si è già diffusa in diverse province di una regione, in diverse regioni e in un altro Paese, la Liberia, con due casi confermati. C’è allerta anche in Sierra Leone». Tuttavia Massimo Galli, professore ordinario di Malattie Infettive all’Università di Milano e Segretario della Simit (Società italiana malattie infettive e tropicali), sostiene che «l’ebola non si è mai mosso dall’area geografica dove si è verificata la malattia. I pochissimi casi che si sono visti fuori dall’Africa hanno coinvolto persone che hanno raggiunto i Paesi d’origine per farsi curare. La catena del contagio tende ad arrestarsi rapidamente, e raramente supera il primo contatto». Intanto il ceppo di virus Eboia più letale, chiama to ebola-Zaire, ha ucciso fino al 90% dei spiega Galli — è assolutamente dovuto e va mantenuto fino al contenimento della malattia».
PER GALLI «la probabilità che un turista possa contagiarsi è trascurabile, poiché le aree interessate sono in genere remote, fuori dai circuiti turistici e poiché le località colpite vengono di regola chiuse all’accesso dall’esterno. Non è una malattia trasmessa da zanzare come la malaria — per cui consigliamo sempre di eseguire la profilassi — né per via aerea come l’influenza. Per la trasmissione occorre un contatto fisico o con i liquidi corporei dei malati». E in un warning sul Senegal, la Farnesina evidenzia che «le autorità del Senegal hanno decretato la chiusura fino a nuovo ordine nei valichi di frontiera con la Guinea nelle regioni di Kolda e Ke’dougou, nel sud-est del Paese».
QN – 3 aprile 2014