Saverio Bellizzi, epidemiologo di Medici senza frontiere, è appena tornato dalla Guinea. «La situazione – dice – è fuori controllo. Peggiorerà». Come si è diffusa l’epidemia?
«Msf aveva lanciato l’allarme a marzo. I primi contagi erano stati denunciati a Gueckedou, nel Sud della Guinea. La città si trova a una ventina di km da Sierra Leone e Liberia. Ora l’epidemia è esplosa anche lì. Il problema, oltre al trattamento dei pazienti, è il contenimento del virus. Chi è entrato in contatto con un caso di Ebola va monitorato per 21 giorni, ma in molti non si presentano ai controlli, diffidano dei medici, scappano dai nostri centri».
Cosa si può fare quindi per contenere il virus?
«In realtà sarebbe semplicissimo. Per contrarlo bisogna entrare in contatto con i fluidi corporei di una persona contagiata. Ma l’Ebola è estremamente labile, pensi che muore alla luce del sole. Uno dei momenti di maggior diffusione sono i funerali. I famigliari trattano i corpi dei defunti e si contaminano. Sarebbe sufficiente lavarsi le mani».
C’è il rischio che arrivi da noi attraverso gli immigrati?
«Lo escludo categoricamente. La malattia si sviluppa subito con sintomi gravissimi. Ho lavorato a Lampedusa, la maggior parte degli immigrati che proviene dall’Africa Subsahariana ha alle spalle uno o due anni di viaggio. Gli aerei? Impossibile, i controlli sono molto ferrei».
[e. cap.] – La Stampa – 28 luglio 2014