Il nuovo bollettino dell’Oms parla di 1.013 decessi e 1.848 casi censiti. Via libera di Ginevra all’uso dei farmaci sperimentali: «Etico somministrarli in Africa». Miguel Pajares, il 75enne missionario spagnolo che aveva contratto ebola in Liberia, è morto martedì alle 9,30 nell’ospedale di Madrid dove era stato ricoverato. Lo rende noto l’ospedale.
Il sacerdote è deceduto nonostante sembra avesse ricevuto il siero ZMapp statunitense che finora si è rivelato efficace sui due sanitari americani evacuati negli Usa, dopo essere stati a loro volta contagiati in Liberia. L’ospedale non ha però confermato che il sacerdote sia stato sottoposto al trattamento con ZMapp, ma il ministero della Salute spagnolo aveva riferito lunedì di aver ottenuto il farmaco nel fine settimane per curare il missionario. Altri due sacerdoti suoi compagni di missione erano morti negli ultimi giorni a Monrovia. Finora l’epidemia di Ebola ha causato 1.013 morti.
Nuovo bilancio
Intanto l’Oms ha diffuso in nuovo bilancio sul virus di Ebola che finora ha ucciso oltre mille persone. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) parla di 1.013 decessi e di 1.848 casi censiti. Le ultime 52 vittime sono state registrate tra il 7 e il 9 agosto insieme ad altri 69 nuovi casi di contagio. Tra il 7 e il 9 agosto 2014 – precisa l’Oms – sono stati segnalati 69 nuovi casi di malattia da virus Ebola (confermati, probabili e sospetti) e 52 decessi in tre dei quattro Paesi colpiti. Nel dettaglio si tratta di 11 nuovi casi e 6 decessi in Guinea, 45 nuovi casi e 29 decessi in Liberia, 13 nuovi casi e 17 decessi in Sierra Leone e nessun nuovo caso o decesso in Nigeria.
«Etico l’uso dei farmaci sperimentali»
Dopo giorni di polemiche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) al termine di un vertice di 36 ore a Ginevra ha sancito che è «etico» l’uso di un farmaco sperimentale per combattere il virus incurabile di ebola, che in 4 Paesi dell’Africa Occidentale (Liberia, Sierra Leone, Guinea e Nigeria) ha causato finora 1.013 morti. Il problema è sorto dalla scoperta di un siero sperimentale Made in Usa (testato solo sulle scimmie) lo ZMapp che è stato somministrato a due sanitari Usa che avevano contratto la malattia il Liberia e che, nel loro caso, si è dimostrato molto efficace . Non così è stato per il missionario 75enne spagnolo, Miguel Pajares: nel suo caso, però, l’età potrebbe aver giocato un ruolo determinante. Nelle particolari circostanze di questa edpidemia (di Ebola), e se saranno garantite certe condizioni, il panel (di esperti dell’Oms) ha raggiunto il convincimento unanime che sia etico offrire profilassi non testate la cui efficacia debba essere ancora dimostrata così come eventuali effetti collaterali negativi, come potenziale trattamento o procedura di prevenzione», si legge in una dichiarazione dell’Oms.
Il siero ZMapp
Nel frattempo la società farmaceutica americana produttrice del farmaco ZMapp per la cura del virus Ebole ha fatto sapere di avere spedito tutte le dosi disponibili in Africa occidentale, dove è in atto la peggiore epidemia mai propagata del virus. «Dopo avere soddisfatto le richieste ricevute durante il fine settimana dall’ Africa Occidentale – ha indicato la società Mapp Bio in una nota in Internet – le scorte di ZMapp sono ormai esaurite». «Ogni decisione relativa all’assunzione del farmaco – aggiunge la nota – dovrà essere presa dall’equipe medica che ha in carico il paziente». La società ha poi aggiunto che il farmaco «è stato fornito gratuitamente in tutti i casi». Questo medicamento, messo a punto in collaborazione con una società canadese, viene elaborato a partire da foglie di tabacco, ed è difficile al momento produrlo su vasta scala.
Corriere della Sera – 12 agosto 2014
Ebola, polemica sul “siero dei ricchi”. “Bisogna salvare anche gli africani”. Vertice dell’Oms sul farmaco dato agli occidentali. Msf: pronti a usarlo
Enrico Caporale. Per ora un vaccino anti-Ebola non c’è (sarà pronto entro il 2015, ha annunciato nei giorni scorsi l’Organizzazione mondiale della sanità). Tuttavia, un farmaco sperimentale chiamato Zmapp sta dando ottimi risultati. Solo sugli occidentali. Sì, perché il siero – che a detta di Kent Brantly, il missionario americano che l’ha testato su di sé, è «miracoloso» – su oltre 1700 contagiati in Africa occidentale (quasi mille i morti) è stato somministrato solo a Brantly, a Nancy Writebol (l’altra missionaria americana ricoverata ad Atlanta dopo aver contratto il virus in Liberia) e, da ieri, anche allo spagnolo Miguel Pajares, in isolamento presso l’ospedale Carlos III di Madrid (infettato anche lui in Liberia).
Ma ora Zmapp è diventato un caso e, ovviamente, anche gli africani lo vogliono. Nei giorni scorsi alcuni esperti dell’Oms hanno rivolto un appello agli Stati Uniti affinché rendano disponibile il farmaco (sviluppato da una piccola società di biotecnologie di San Diego in collaborazione con l’azienda canadese Defyrus). «Non ci sono informazioni sufficienti per decidere se la cura sperimentale sia efficace, concentriamoci sul contenimento dell’epidemia», ha tagliato corto il presidente americano Barack Obama. Ciononostante, l’Oms – che non ha escluso che il contagio possa uscire dall’Africa – ieri ha riunito a Ginevra un comitato di esperti di bioetica e di medicina per affrontare la questione (le conclusioni dovrebbero essere note oggi). «I problemi sono due – ha spiegato la portavoce dell’organizzazione, Fadela Chaib -. Il primo è etico: gli esperti devono decidere se in un contesto eccezionale come quello dell’attuale crisi di Ebola in Africa è possibile raccomandare l’impiego di un farmaco sperimentale, e che quindi non è stato ancora testato sull’uomo (prima di essere somministrato ai tre missionari, Zmapp era stato sperimentato solo su topi e scimmie, ndr). Il secondo riguarda la disponibilità del prodotto (il processo di produzione è lungo e laborioso, tanto che per ottenere un paio di grammi, quelli usati da Kent Brantly e Nancy Writebol, ci sarebbero voluti due mesi, ndr)».
In attesa della decisione degli esperti dell’Oms, una risposta l’ha fornita Armand Sprecher, medico di Medici senza frontiere specializzato in febbri emorragiche: «Da quello che sappiamo, potrebbero volerci anni prima che un farmaco, sicuro e approvato, possa essere disponibile. È vero che quando si sperimentano nuovi prodotti c’è un protocollo da seguire e che ancora non conosciamo le controindicazioni di Zmapp, ma, considerato l’alto tasso di mortalità di Ebola e gli effetti positivi che il farmaco ha avuto sui due americani, crediamo che questo trattamento, in casi estremi, possa essere una possibilità». Insomma, Msf è pronta a curare con Zmapp i suoi pazienti, occidentali e non.
Una cosa comunque è certa: servono soluzioni rapide. L’epidemia di Ebola, infatti, continua a uccidere: ieri un altro missionario è morto in Liberia e un nuovo caso è stato registrato in Nigeria, facendo scattare l’allarme anche in Costa D’Avorio, dove è stato annunciato lo stop ai voli da e per i Paesi in cui è presente il virus (Guinea, Sierra Leone, Liberia e Nigeria).
La Stampa – 12 agosto 2014