Mentre peggiorano all’improvviso le condizioni dell’infermiera spagnola malata di ebola, affetta da «gravi problemi respiratori», la sorpresa arriva dalla Macedonia, con la notizia della morte di un cittadino britannico, sospetto di aver contratto il virus Ebola. Un caso del quale neppure a Londra erano a conoscenza, tanto che a tarda sera il Foreign Office era ancora in attesa di conferme dettagliate.
A quanto rivela un’emittente di Skopje, Alfa Tv, l’uomo deceduto poco dopo il ricovero in ospedale presentava tutti i sintomi caratteristici della malattia, anche se i medici non dispongono ancora dei risultati delle analisi. Proprio ieri il governo Cameron aveva deciso di intensificare i controlli negli aeroporti sui passeggeri provenienti dalle zone a rischio. Una misura che ricalca quella che entrerà in vigore da domani anche nei principali scali degli Usa, a partire dal Jfk di New York, dove gli addetti alle pulizie hanno deciso di scendere in sciopero per paura di contrarre il virus. Mentre a Lipsia è sbarcato ieri il terzo paziente tedesco malato di Ebola (è stato infettato in Liberia mentre lavorava per l’Onu), l’allarme si estende a macchia d’olio nel mondo. Un’epidemia che costituisce «la più grande sfida dai tempi della comparsa dell’Aids», è la dichiarazione-shock della massima autorità sanitaria Usa, Thomas Frieden, direttore dei Centers for Disease Control and Prevention. «Sarà una guerra lunga», ha avvisato, parlando a Washington alla riunione tra i vertici di Onu, Banca Mondiale e Fmi con i presidenti dei paesi africani più colpiti, che chiedono aiuti d’emergenza per far fronte alla crisi.
A Madrid, è stato il fratello di Teresa Romero, José Ramón, a rivelare per primo che lo stato di salute dell’infermiera colpita da Ebola sta peggiorando. Gravi problemi respiratori, risposta insufficiente alla terapia.
Poco dopo, la dottoressa Yolanda Fuentes, vice-direttrice dell’ospedale «Carlos III», ha dovuto ammettere un «deterioramento» delle condizioni di salute di Teresa. E dire che poco prima, a conferma dell’assoluta mancanza di coordinamento nella gestione di questa crisi, il presidente regionale Ignacio González aveva assicurato che la salute della paziente stava migliorando. Salvo poi riconoscere che è «in grave pericolo di vita».
Attualmente, sono sette le persone in osservazione, compreso il medico dell’ospedale di Alcorcón che le prestò il primo soccorso.
L’allarme si è esteso da ieri anche all’Italia con il ricovero allo «Spallanzani» di Roma di un medico di Emergency rientrato dalla Sierra Leone. Il sospetto che si trattasse di Ebola è stato comunque subito fugato sia dai sanitari dell’istituto specializzato nella cura delle malattie infettive, sia dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin.
«I test sono risultati negativi». Ed è lo stesso figlio del professionista a invitare alla calma: «Non bisogna creare allarmismo. E’ in osservazione, ma sta bene». Intanto, a Fiumicino e Malpensa sono entrate in azione squadre di medici per il controllo dei passeggeri provenienti dai paesi a rischio. In caso di emergenze potranno contare su ambulanze speciali ad alto-biocontenimento.
Massimo Galli : “Virus più veloce dell’Hiv agiamo o sarà una strage”
«Sono tutte e due nate nella foresta africana. Le similitudini finiscono qui». Massimo Galli si occupa di hiv da trent’anni ed è nella commissione nazionale Aids. Dirige le malattie infettive del Sacco di Milano, cioè uno dei due centri di riferimento italiani, insieme allo Spallanzani di Roma, per la cura di eventuali casi di Ebola nel nostro Paese. È stupito dalle parole di Thomas Frieden, direttore del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie Usa che ha parlato di Ebola come del «prossimo Aids».
In cosa si assomigliano le due malattie?
«Solo nel fatto di essere partite dalla foresta africana. L’Aids negli anni Venti-Trenta, l’Ebola più di recente. Stop».
Forse l’esperto americano si riferisce all’impatto globale della malattia.
«Anche in quel caso mi sembra che le differenze siano troppe. Il virus dell’Hiv per fare milioni di morti ci ha messo decenni. Ebola invece, se lasciato libero di agire, ucciderebbe così tante persone in molto meno tempo. Adesso il mondo deve lavorare per fermarlo meglio di come si come si è fatto fino ad ora».
Di che tipo di malattie si tratta?
«L’Aids è subdola, si rivela come grave e mortale solo anni dopo l’infezione. Ebola è esattamente l’opposto: è uscita dalla foresta all’improvviso e ha dato subito casi mortali. E ricordo che fino a quest’ultima epidemia i casi erano stati in tutto circa 1.400. Adesso ne abbiamo avuti 8.000».
Ci sono differenze anche a livello di cure.
«Con anni di lavoro sono state messe insieme cure importanti contro l’Aids. Adesso abbiamo solo una flebile speranza di avere qualcosa che funzioni, e chissà quando sarà disponibile. Proprio per i pochi casi che si erano visti fino ad ora, nessuno aveva fatto realmente sperimentazione per trovare un medicinale contro l’Ebola. Lo aveva fatto l’esercito americano perché negli Usa temevano che qualcuno volesse usare il virus come arma biologica».
La paura del virus sta dilagando
«L’Ebola fa paura perché si attacca a tutti, uomini, donne e bambini e proprio perché è rapidissima nello svilupparsi, e uccide in un caso su due. Poi colpisce chi ha avuto contatti con i malati, addirittura anche coloro che piangono i propri morti. Si tratta di aspetti inquietanti. L’Aids è un’epidemia terribile ancora non completamente controllata. Ma c’è una sensazione di tranquillità che deriva dal fatto che molti ritengono ci sia una cura definitiva, anche se non è così. E infatti assistiamo a un “ignoranza di ritorno” del virus che fa sì che restino infettati anche molti giovani ».
Repubblica – 10 ottobre 2014