Biella è la regina incontrastata per le pensioni di anzianità e anticipate: 15 ogni 100 abitanti. Ancona ha lo stesso record sul fronte della “vecchiaia” (14,4%). Mentre a Lecce si riscontra la più elevata concentrazione di assegni di invalidità e inabilità – sono il 5,5% sulla popolazione residente – e a Oristano di quelli per invalidità civile (9,1%).
Nel complesso – considerando il totale di oltre 18 milioni di prestazioni pagate dall’Inps – il 29,7% degli italiani risulta “coperto” da almeno una pensione, con le province del Nord e del Centro ad avere un grado di “assicurazione” maggiore.
Un quadro territoriale variegato – si ricorda che una stessa persona può essere titolare di più di una pensione – su cui si innesteranno le novità previste dalla legge di Stabilità 2016 e quelle legate agli adeguamenti collegati alla speranza di vita.
Sperimentazione del part-time in vista del ritiro dal lavoro con contributi figurativi pieni, settima salvaguardia per gli esodati, estensione dell’opzione donna: queste le ultime novità nel cantiere delle pensioni previste dalla Manovra che si inseriscono nel percorso – avviato con la riforma Fornero del 2011 – per la messa in sicurezza del sistema previdenziale.
Mini-ritocchi su una cornice legislativa che resta sostanzialmente invariata, anche se la disciplina delle pensioni continua a subire novità per effetto degli adeguamenti collegati alla speranza di vita. La “vecchiaia”, ad esempio, quest’anno è un po’ più lontana visto che si raggiunge a 66 anni e 7 mesi per uomini e donne del pubblico e per i lavoratori dipendenti del privato (per le donne il tetto è fissato a 65 anni e 7 mesi).
La spesa pensionistica, del resto, è ancora a livelli record: oggi è intorno al 17% del Pil, per un importo medio annuo per prestazione di 11.943 euro.
Secondo le elaborazioni effettuate dal centro studi Datalavoro per Il Sole 24 Ore sugli ultimi dati Inps, lo stock di pensioni dal 2011 al 2015 è calato dell’1,5%. La media però nasconde trend differenti: gli assegni di invalidità – che spettano a dipendenti e autonomi affetti da un’infermità fisica o mentale, con determinati requisiti contributivi – sono scesi di quasi un quarto (oggi poco più di un milione), mentre quelli di invalidità civile (non subordinati alla presenza di contributi o di anzianità lavorativa) sono saliti del 3,7% a quota 2,9 milioni e situazioni molto disparate sul territorio (l’incidenza maggiore è a Oristano, quasi il triplo di Modena e Prato che si trovano al lato opposto della classifica).
Il totale degli assegni di vecchiaia – oltre 5 milioni – è sceso del 4,2%, mentre le pensioni anticipate e di anzianità sono aumentate del 5,9% (a quota 4,1 milioni). E proprio queste ultime hanno registrato una crescita boom nei 12 mesi del 2015: secondo il monitoraggio pubblicato la scorsa settimana dall’Inps sui flussi di pensionamento, i trattamenti liquidati sono stati 148.540 (si veda Il Sole 24 Ore del 22 gennaio), con un aumento del 74% sul 2014 (85.207).
Quanto agli importi degli assegni, i più elevati si individuano nel segmento anzianità/anticipata (1.593 euro al mese in media), mentre la vecchiaia si aggira sui 676 euro, per una media totale di circa 1.100 euro per vecchiaia, anzianità e prepensionamenti, e di 825 euro al mese se si considerano tutti i trattamenti (si veda l’infografica a lato).
Ma dove è più ricco l’assegno sul territorio? Mettendo sotto la lente le città capoluogo di regione e considerando solo le pensioni di vecchiaia e anzianità, in vetta risulta Roma con un importo medio – a parità di potere d’acquisto – di 1.455 euro al mese. Al secondo posto Milano (1.357 euro), seguita da Napoli (1.265 euro). In fondo al ranking troviamo, invece, Campobasso, Potenza e Ancona (assegni mensili tra i 700 e gli 800 euro).
Francesca Barbieri – Il Sole 24 Ore – 25 gennaio 2016