II 26 maggio 2007 il Consorzio Italia Zootecnica ha presentato la carta di Padova, a esito di un convegno che ha riunito ministero della salute e servizi veterinari pubblici di Veneto e Lombardia, oltre a Mipaaf e vari esperti del settore. L’incontro di Padova è nato dall’esigenza di fare il punto sullo stato dell’arte dell’anagrafe zootecnica in Italia. «Il miracolo italiano», come è stato dennito da, Luigi Ruocco, il dirigente dell’amministrazione sanitaria che coordina su questo fronte lo sviluppo dell’Agenda digitale. Si ragiona ormai nei termini di ricetta elettronica, per consentire ai soggetti abilitati di monitorare non solo provenienza e spostamenti, ma anche salute e trattamenti subiti dagli animali. La Carta di Padova propone perciò anzitutto di estendere a livello europeo il modello italiano di digitalizzazione degli archivi veterinari sotto controllo della pubblica amministrazione. Poiché la sistematicità delle registrazioni, e la sorveglianza su di esse, appare oggi il migliore strumento per la prevenzione delle frodi. Nonché la base per garantire l’effettivo rispetto delle norme su salute e benessere animale, oltre alla farmacovigilanza.
I Paesi del Nord Europa tendono a resistere a questo modello poiché vorrebbero risparmiare, ma l’attuale sfiducia dei consumatori europei verso la filiera bovina richiede un impegno coeso da parte di tutti. La Carta di Padova va poi oltre, proponendo al governo italiano l’adozione di un decreto volto a imporre a ristoranti e pubblici esercizi l’indicazione obbligatoria di provenienza e origine delle carni bovine.
Lo schema normativo, promosso dal Consorzio Italia Zootecnica, in accordo con la Sanità Veneta rappresentata dal dirigente Fabrizio De Stefani, muove da norme vigenti ormai da 17 anni su rintracciabilità e identificazione delle carni bovine. Il progetto di decreto legge prevede che le notizie su origine o provenienza (vale a dire, Paesi di nascita, allevamento e macellazione dei bovini) vengano trasferite al consumatore finale, su menù o altri dispositivi facilmente visibili. Per garantire l’effettiva trasparenza di cui non solo la filiera produttiva ma anche i consumatori stessi hanno bisogno. Mettere una ‘bandierina’ sulle carni usate come ingredienti da ristoranti e trattorie, fast-food e pubblici esercizi in generale dovrebbe consentire di valorizzare i prodotti di qualità, ma anche rassicurare il pubblico verso pericoli ignoti che i media associano a carni di origine incerta. La trasparenza dell’informazione sull’origine delle carni servite nei pubblici esercizi, oltretutto, non è una novità assoluta. Essa è prescritta in Francia già da 15 anni, ed è stata prevista anche in Italia, nel 2016, in un progetto di legge a firma di Filippo Gallinella del Movimento 5 Stelle. Tuttora in attesa di esame. greatitalianfoodtrade.it
Dario Dongo – ItaliaOggi – 31 maggio 2017