Corriere del Veneto. Si avvicina il primo giorno di scuola per il blocco iniziale dei 225 medici non specializzati che hanno risposto all’avviso di selezione lanciato dalla Regione con l’obiettivo di potenziare i Pronto Soccorso, in affanno a causa della carenza di specialisti. I primi 50 dei 530 neolaureati che, con le due delibere di Ferragosto, la giunta Zaia ha deciso di assumere (ci sono anche i 305 destinati a Medicine e Geriatrie) il 18 dicembre inizieranno le lezioni a Montecchio Precalcino (Vicenza), sede operativa della Fondazione Scuola di Sanità Pubblica, chiamata a gestirne la formazione. I giovani camici bianchi seguiranno una parte teorica in aula (12 moduli di 7 ore ciascuno e 2 moduli da 4 ore l’uno) e, affiancati da tutor, affronteranno poi due mesi di tirocinio (38 ore settimanali) nei Pronto Soccorso con oltre 50 mila accessi l’anno.
I CORSI Tra le materie di addestramento il riconoscimento, la stabilizzazione e il trattamento del paziente critico; la gestione delle patologie a rischio per la vita a breve termine; la gestione delle problematiche minori mediche e traumatiche; le emergenze pediatriche; l’approccio al paziente colpito da: arresto cardiorespiratorio, insufficienza respiratoria acuta, politrauma, shock, sincope, coma e stato di agitazione psicomotoria, dolore toracico, aritmie cardiache, dolore addominale, cefalea, disturbi neurologici. «I docenti saranno i direttori dei Pronto Soccorso, sotto il coordinamento della dottoressa Gianna Vettore, a capo del Centro regionale per l’emergenza-urgenza — spiega il professor Santo Davide Ferrara, presidente della Fondazione Scuola di Sanità pubblica —. La preparazione si concluderà a inizio aprile e poi partiranno le lezioni per gli altri medici non specialisti destinati ai Pronto Soccorso. Nel 2020 sarà programmato anche l’analogo percorso, sempre di circa 400 ore, dedicato ai 305 neolaureati che hanno invece risposto all’avviso di selezione per Medicine e Geriatrie. Pure loro affronteranno un mese di teoria a Montecchio Precalcino e due mesi di tirocinio, stavolta nei reparti internistici. In questo caso però le Università di Padova e Verona forniranno docenti e contributi alla progettazione strategica dei corsi. I due Atenei — aggiunge Ferrara — collaborano con la Regione alla gestione dell’emergenza camici bianchi, ma hanno convenuto sull’opportunità di affidare l’attività didattica rivolta ai non specialisti da inserire nei Pronto Soccorso ai primari dei reparti coinvolti».
Una volta concluso l’iter formativo e raggiunta la certificazione di competenza, gli iscritti potranno essere indirizzati progressivamente in reparto in autonomia, secondo progetti individuali che terranno conto del grado di competenza richiesto. «L’inserimento inizierà con la gestione di codici minori, fermo restando la presenza di un tutor di riferimento designato dal primario», precisa la Regione. Tutto ciò in attesa delle assunzioni degli specializzandi, più gradite a Università, Ordini dei Medici e sindacati di categoria, citate dalla Regione stessa tra le 16 proposte presentate al ministero della Salute per fronteggiare la mancanza di specialisti (1300 solo in Veneto, 50mila in Italia) e contemplate dal decreto Calabria.
LA SCUOLA
La Fondazione Scuola di Sanità pubblica è un ente di diritto privato costituito nel 2014 e controllato dalla Regione, senza scopo di lucro e caratterizzato dalla mission di «sostenere e contribuire al miglioramento dei servizi sanitari e socio-sanitari, attraverso la valorizzazione e lo sviluppo delle competenze del personale del Sistema regionale, lo studio dei modelli organizzativi e gestionali, la ricerca e l’innovazione nei Sistemi sanitari nazionali e internazionali». Ha un bilancio proprio, che nel 2018 ha chiuso con un attivo di 2.713.435 euro, ed è gestita da un Cda così composto: il presidente, nominato dal governatore Luca Zaia e al secondo mandato di 4 anni, è il professor Santo Davide Ferrara; il vicepresidente è Domenico Mantoan, direttore generale di Sanità e Sociale; i consiglieri sono Francesco Cobello e Luciano Flor, dg delle Aziende ospedaliere rispettivamente di Verona e Padova.
«La Fondazione è un esempio di buona amministrazione — spiega Ferrara — riceve fondi ministeriali, regionali e da convenzioni sottoscritte con i privati, che reinveste in formazione. Tutti i componenti del Cda lavorano a titolo gratuito e per spirito di servizio. La nostra scuola è riconosciuta dal ministero della Salute, che ha approvato il progetto di conferirle l’organizzazione dei corsi per medici di famiglia, con un bilancio a parte». Non esiste infatti una Scuola di specializzazione in medicina generale, così in passato i corsi di formazione di durata triennale erano appannaggio degli Ordini dei Medici. Il Veneto è stato il primo in Italia a offrire un contributo all’organizzazione delle lezioni, affidandole alla Fondazione, che le pianifica insieme agli Ordini. Gli iscritti del 2019 sono 156; per il 2020 sono 384; per il 2021 oltre 550; e per il 2021 a regime si supereranno i 500.
LE ALTRE ATTIVITA’
La Scuola di Sanità pubblica organizza inoltre convegni, percorsi di formazione manageriale per le direzioni strategiche e i primari e di specialistica sanitaria e tecnico-amministrativa; gestisce i primi progetti pilota rivolti agli infermieri per lo sviluppo di competenze avanzate nella continuità delle cure e nella gestione degli accessi vascolari; supporta le aziende sanitarie in due progetti regionali sulla valutazione della qualità percepita dal personale (clima e benessere organizzativo) e dai degenti. Dal 2015 a oggi ha formato 52.500 professionisti (più altri 4933 a distanza), poi si occupa di ricerca e innovazione e viaggi studio per dirigenti del Sistema sanitario regionale. Collabora con le migliori Università italiane come la Bocconi (nel comitato scientifico), e con la Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, e ha creato un network con le Scuole di formazione manageriale di Lombardia, Umbria, Sicilia e Toscana.