Ecco tutti «mali» Ssn. Corruzione e cure disomogenee piaghe maggiori
Commissione d’inchiesta/ La relazione finale dei senatori su cinque anni di indagini. Gli ospedali italiani sono vecchi: il 75% degli edifici presenterebbe «gravi carenze» in caso di forti terremoti. Le cure sono disomogenee sul territorio e spesso non appropriate.
Le residenze sanitarie per anziani sono per il 25% irregolari. La legge Basaglia sulla salute mentale non è ancora stata completamente attuata Corruzione e consulenze illecite dilagano, nonostante crisi e manovre. A fotografare tutti i mali che affliggono la Sanità italiana è la relazione finale della commissione d’inchiesta del Senato sull’efficacia e l’efficienza del Ssn, presieduta da Ignazio Marino (Pd). Dal 2008 i senatori, grazie a 191 sedute plenarie, 88 riunioni dell’ufficio di presidenza e 57 sopralluoghi, hanno messo il dito nelle tante piaghe del servizio sanitario. Due le relazioni conclusive approvate: quella sugli ospedali psichiatrici giudiziari, che ha fatto luce sull’«onure» degli Opg e sostenuto l’approvazione della legge 912012 che ne ha sancito lo smantellamento, almeno sulla carta, e quella su Stefano Cucchi. Nove gli altri filoni d’inchiesta (si veda la tabella). Elogiando «l’ottimo lavoro» svolto dalla commissione, Marino (candidato Pd per il Senato in Piemonte) ha elencato le principali criticità emerse. A cominciare dal grande buco nero delle consulenze. «Nel 2008 nel settore sanitario ammontavano a 790 milioni di euro», ha sottolineato il presidente della commissione. «Una cifra inaccettabile se pensiamo che gli ultimi ticket sono stati introdotti per rastrellare una cifra pari a 850 milioni». Di qui la provocazione, che fa il verso a Berlusconi: «Una proposta choc sarebbe quella di cancellare le consulenze e di restituire agli italiani i soldi dei ticket». A soffrire di più, in termini di personale, tecnologie e servizi, è il Sud. Un esempio per tutti: la terapia del dolore. Sulle 244 strutture controllate dai Nas su mandato della commissione, i farmaci oppiacei consumati nel Mezzogiorno erano il 5% del totale, contro il 70% del Nord. In tutti i settori pesa l’assenza di un sistema efficace di controlli. Per Marino, l’Italia dovrebbe dotarsi di «un’agenzia nazionale» di verifica sul Ssn, «che sia slegata dalla politica, che valuti le pratiche sul territorio e che premi le migliori». Attività che «non può essere affidata solo al lavoro, per quanto encomiabile, dei Nas e di una commissione parlamentare d’inchiesta».
Il Sole 24 Ore sanità – 12 febbraio 2013