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Ecomafie, l’allarme Pfas a Roma. «Urge commissione d’indagine». Domani audizione sul caso Verona in Parlamento. «Ora intervenga lo Stato»

Da Verona e dal Veneto per denunciare in Parlamento «un eccesso di mortalità che varia dal 12 al 30% per le varie patologie e si conferma costante per tutto il periodo preso in considerazione, cioè 1980-2009». Domani Legambiente e Coordinamento Acque Libere dai Pfas porteranno «l’emergenza ambientale provinciale e regionale» direttamente a Roma.

L’appuntamento è davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle ecomafie, dov’è in programma un’audizione sull’allarme e i rischi da «veleni in falda»: a «testimoniare» in Aula interverranno il presidente regionale dell’associazione ambientalista Luigi Lazzaro, l’avvocato Luca Tirapelle e il portavoce del comitato Acqua libera dai Pfas Piergiorgio Boscagin. Punteranno l’indice contro «un rischio ancora attuale per i residenti in un’ampia fascia del Veneto con una probabile incidenza di gravi patologie mediche nelle popolazioni esposte alla presenza dei perfluoroalchilici». E soprattutto, «alla stregua del ricordato principio del “chi inquina paghi”», chiederanno «alle istituzioni regionali e dello Stato di dare mandato ai loro uffici legali affinché vengano intraprese, a fianco di Legambiente e del Coordinamento Acque Libere dai Pfas, le opportune azioni sia in sede civile che penale nei confronti dei responsabili». Ma non è finita qui, perché verrà chiesto che «vengano adottate iniziative di legge ed atti di indirizzo ai Ministeri competenti affinché nel nostro ordinamento vengano stabiliti dei limiti alla presenza di sostanze perfluoroalchiliche nelle acque e negli alimenti, recependo i limiti più severi previsti in altri Paesi». Altra istanza-chiave, sarà che venga costituita «una commissione di indagine che vagli sulle cause e sull’estensione dell’inquinamento nonché sull’impatto sanitario dello stesso nella popolazione residente nelle zone interessate dallo stesso inquinamento».

Inoltre si solleciteranno «mozioni di indirizzo al Governo e ai Ministeri competenti per l’adozione di un piano per il risanamento e la bonifica di tutta l’area compresa nel bacino dell’Agno – Fratta – Gorzone». Secondo il vicepresidente di Legambiente Verona Lorenzo Albi, «da parte della Regione Veneto non si sta facendo abbastanza per arginare e contrastare quello che si sta profilando sempre di più come un autentico disastro ambientale». Di qui «la speranza che, a questo punto, sia direttamente il Parlamento a entrare in campo e – si auspica Albi – a prendere il mano la gestione dell’emergenza». A cominciare dalla «prioritaria sostituzione delle fonti di approvvigionamento idrico, delle fonti contaminate degli acquedotti pubblici». E «altrettanto prioritario appare essere un intervento legislativo che fissi i limiti di queste sostanze nelle acque di falda, superficiali e di scarico, limiti improntati al criterio di massima precauzione e agganciate alle attuali normative mondiali nettamente più stringenti», mentre «sotto altro profilo appare stringente la necessità di potenziamento degli organi statali preposti al controllo e alla prevenzione sul territorio con adeguato censimento dei siti potenzialmente contaminati».

Laura Tedesco – Il Corriere di Verona – 21 giugno 2016 

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