Ecoreati in Gazzetta, operative da oggi le nuove norme sui reati ambientali. La legge introduce nel codice penale cinque nuovi delitti e allunga i termini di prescrizione
di Patrizia Maciocchi. Operative da oggi le nuove norme sui reati ambientali. È di ieri, infatti, l’approdo in Gazzetta (Gazzetta Ufficiale del 28 maggio 2015 n.122) della legge 68/2015 che interviene sugli ecoreati a tutto campo. La norma introduce nel codice penale cinque nuovi delitti e allunga i termini di prescrizione per perseguire i delitti con meno affanno, aumenta le pene ma concede la possibilità di “pentirsi”: con il ravvedimento operoso è assicurato lo sconto di pena dalla metà a due terzi. Nel testo anche l’aggravante mafiosa e la confisca preventiva.
Nel nuovo titolo del codice penale “delitti contro l’ambiente” fanno ingresso: inquinamento ambientale, disastro ambientale, traffico e abbandono di materiale radioattivo, impedimento di controllo e omessa bonifica. La norma, inasprisce le sanzioni e coinvolge nella responsabilità anche la persona giuridica per i reati commessi nel suo interesse.
Inquinamento ambientale
Il delitto di inquinamento ambientale è punito con la reclusione da 2 a 6 anni e con multe che vanno da 10 mila a 100 mila euro, ma il suo perfezionamento richiede una duplice condizione: l’esistenza di un danno ambientale e di una condotta abusiva. Le aggravanti scattano se ad essere danneggiata è un’area protetta o l’azione ha causato il ferimento o la morte di persone.
Disastro ambientale
L’elemento dell’abusivismo è presente anche nel disastro ambientale, che può costare fino a 15 anni di reclusione. Per parlare di disastro ambientale è necessario che si verifichino, alternativamente, alcune condizioni che riguardano un’alterazione senza ritorno dell’equilibrio dell’ecosistema, la possibilità di eliminare le conseguenze solo con mezzi particolarmente onerosi e provvedimenti eccezionali e un’offesa all’incolumità pubblica rilevante per il numero di persone coinvolte.
Traffico e abbandono di materiale radioattivo
Il traffico e l’abbandono di materiale radioattivo è punito con la reclusione da due a sei anni, con relative aggravanti in caso di danni all’ambiente o alle persone.
Impedimento di controllo
Si paga con il carcere, da 6 mesi a 3 anni, il tentativo di di depistare o compromettere le indagini mettendo off-limit i luoghi oggetto di controllo. La legge 68 prevede anche l’invocata aggravante dell’associazione mafiosa per i sodalizi dediti al “business ambientale”, mentre ancora un inasprimento di pena è previsto per i pubblici ufficiali che entrano nel “giro”.
L’omessa bonifica
Quinta figura di nuovo delitto è quella della omessa bonifica che punisce (reclusione da uno a quattro anni e multa da 20 a 80mila euro) colui che, essendovi obbligato per legge, per odine dl giudice ovvero di un’autorità pubblica, non provvede alla bonifica.
Confisca
Via libera alla confisca, compresa quella per equivalente, applicata anche al traffico illecito di rifiuti. Una misura però esclusa se l’imputato mette i luoghi in sicurezza o li ripristina. Possibile anche la confisca preventiva sui valori ingiustificati rispetto al reddito, in caso di disastro ambientale , traffico di rifiuti e associazione a delinquere. Con il ravvedimento operoso, attraverso lo sconto di pena si punta a ottenere la collaborazione per evitare che i reati producano conseguenze ulteriori o per scoprire i colpevoli. Niente sconto ma pena accessoria del divieto di contrattare con la Pa, nelle ipotesi di inquinamento ambientale, disastro, traffico di materiale radiaottivo, impedito controllo e traffico illecito di rifiuti.
Prescrizione
Mano più pesante anche sulla prescrizione che si allunga in maniera direttamente proporzionale alla gravità del reato. Per la responsabilità degli enti ci sono le sanzioni pecuniarie tarate sulle quote fino a un massimo di 1000 per l’associazione mafiosa.
Le procedure d’infrazione con l’Ue
La norma entra in vigore proprio in vista della scadenza del 2 giugno, termine entro il quale la Commissione europea chiede alle Regioni di scoprire le carte sugli interventi fatti per mettersi in regola con le discariche.
L’Italia era stata condannata dalla Corte di Giustizia (C-333/13 e C-196/13 ) a pagare una sanzione forfettaria di 40 milioni di euro e 42,8 per ogni semestre di ritardo nell’adeguarsi alla sentenza del 2007.
Sanità24 – 29 maggio 2015