“Vorrei tranquillizzare tutti i presenti, il nostro obiettivo ultimo e che ci sta a cuore è la protezione della salute dei cittadini e consumatori. Voglio essere molto chiara su questo punto”.
In questi anni ci è stato riconosciuto anche dalla recente revisione indipendente su EFSA di Ernst & Young che abbiamo in atto le più stringenti policy interne per prevenire il conflitto di interessi. Ogni anno, le nostre procedure interne prevedono oltre 8000 screening sui curricula del nostro personale al fine di evidenziare infrazioni di questo tipo. Ci si accusa di essere a fianco dell’industria. Ma se è così, perché abbiamo rigettato il 70% degli health claims (indicazioni sulla salute in etichetta) che ci sono state proposte? Lo stesso possiamo dire sui fitosanitari, dove il processo di revisione ha portato ad escludere una gran quantità di principi attivi”
Questo il controcanto di EFSA, tramite Anne Laure Gassin, alla conferenza critica sui 10 anni dell’Authority, tenutasi a Parma presso la Facoltà di Economia. Invitata negli ultimi giorni, dopo mediazioni che hanno visto i ricambio dell’invito a Bovè per la giornata del 13 ad EFSA, Mme Gassin ha poi affrontato un nodo da sempre critico dell’operato di EFSA: con parole nuove e che fanno vedere il problema da un’altra prospettiva. E’ una delle pochissime volte che EFSA si è spinta a considerare aspetti estranei al suo mandato, ovvero gli elementi del contesto sociale ed economico e in questo caso, anche geo-politico.
“Sugli OGM, bisogna poi tener presente che la filiera alimentare europea li richiede: importiamo proteine vegetali di cui non siamo autosufficienti da altri continenti, di cui non possiamo fare a meno. E’ la realtà. E la responsabilità semmai è delle regole europee in materia ed in particolare della Politica Agricola Comune che creato questa situazione”.
In ogni caso, lo scontro non c’è stato. Lo stesso Istituto Ramazzini di Bologna (finanziato completamente dai cittadini), da anni critico sulla valutazione del rischio dell’aspartame, e che ha presentato risultati impressionanti circa le falle metodologiche della valutazione di EFSA (tramite la ricercatrice Fiorella Belpoggi) si è detto disposto a collaborare con EFSA.
Ciononostante, rimarca Belpoggi, “sono anni che chiediamo ad EFSA di collaborare, di condividere dati e piste di ricerca, o borse di studio per andare avanti, ma non abbiamo mai avuto risposta”.
In Italia il caso dell’aspartame è stato gestito in modo preoccupante dalle autorità sanitarie, in particolare dall’Istituto Superiore di Sanità. Se EFSA ha autorizzato l’aspartame sulla base di solo 4 studi prodotti dalle stesse multinazionali che lo producevano, con una evidenza scientifica assai limitata, in Italia i vertici del Ministero della Salute interpellati ad una trasmissione di inchiesta giornalistica, “Report”, dichiaravano pubblicamente che i risultati delle valutazioni sulla sicurezza dell’aspartame erano stati persi in scatoloni durante un qualche trasloco.
sicurezzaalimentare.it – 13 novembre 2012