Senato «No al principio attivo nelle ricette» Emendamenti bipartisan per il salvataggio dei farmaci griffati. II ministro Balduzzi: «La norma in vigore è equilibrata, non c’è alcun motivo per modificarla»
ROMA — Nuovo braccio di ferro tra Parlamento e Governo: potrebbe essere cancellato per i medici l’obbligo di indicare nella ricetta il principio attivo al posto del farmaco griffato, in presenza di medicine equivalenti. Una norma introdotta questa estate con la spending review e che già nelle prossime settimane potrebbe sparire. A Palazzo Madama, infatti, attraverso il decreto Sviluppo, diversi senatori stanno tentando di modificare il provvedimento trasformando l’obbligo in semplice «facoltà»: a firmare le modifiche, con emendamenti salva-griffati, sono esponenti di quasi tutti i partiti. Ma il ministro della Salute, Renato Balduzzi, replica: «La norma in vigore è equilibrata e non ci sono ragioni per non continuare sulla strada della valorizzazione della cultura e della pratica del farmaco equivalente che fa risparmiare i cittadini e il Ssn». Dopo la battaglia (vinta) con la spending review, e quella (persa) con il decreto sanità, lo scontro sui farmaci mostra alcune crepe all’interno dell’esecutivo. Infatti il sottosegretario allo Sviluppo economico, Claudio De Vincenti, in commissione Industria del Senato ha espresso parere favorevole del Governo agli emendamenti, anche se con l’ipotesi di una riformulazione. Balduzzi però lo ha sconfessato: «Quella del sottosegretario non è l’opinione del Governo, perché non ne abbiamo ancora parlato, e comunque non è la mia». Il ministro della Salute ha spiegato che se alla fine l’esecutivo arriverà a condividere la necessità di cambiare la norma si adeguerà ma, «ho l’ambizione —ha sottolineato — di contribuire a formare l’opinione collegiale del Governo». Resta da vedere che cosa accadrà in Parlamento, visto che in commissione Industria sembra esserci molta determinazione a «difendere l’industria farmaceutica che investe e crea lavoro», ha ricordato il presidente, Cesare Cursi, chiarendo che «il ministro è il ministro, poi c’è il Parlamento». A confortare la tesi della maggiore economicità della cultura del farmaco equivalente arriva la decisione di Asso-generici, l’associazione dei produttori dei medicinali fuori brevetto, di tagliare i prezzi del 5% nel corso del 2013 «con un risparmio di 250 milioni per il Servizio sanitario nazionale». Chi produce medicine griffate con brevetto ormai scaduto, ha fatto notare Balduzzi difendendo le sue norme, «basta che abbassi il prezzo e venderà lo stesso il suo prodotto».
Corriere della Sera – 16 novembre 2012