Un pacchetto di aiuti d’emergenza da 500 milioni per tamponare la crisi del settore lattiero-caseario, oltre alla possibilità per gli Stati membri di aumentare dal 50 al 70% l’anticipo a ottobre dei pagamenti diretti Pac agli allevatori. Ma nessuna apertura alla richiesta di aumento del prezzo d’intervento per burro e latte in polvere. Il Consiglio straordinario dei ministri agricoli Ue che si è svolto ieri a Bruxelles ha così dato parziale soddisfazione agli allevatori che nel frattempo hanno bloccato la capitale belga, dopo l’invasione pacifica di Parigi della scorsa settimana.
Quella di ieri è stata invece una grande manifestazione, dove non sono mancati momenti di tensione (tre poliziotti feriti il bilancio di fine giornata), che ha visto gli agricoltori di tutta Europa uniti sotto l’egida del Copa-Cogeca per la prima volta dopo tanti anni. A compattarli una crisi pesantissima che, oltre alla zootecnia da latte, sta colpendo anche i settori suinicolo e dei bovini da carne.
Una crisi strutturale da eccesso d’offerta aggravata da una congiuntura negativa con quotazioni in caduta libera di cui non si vede la ripresa. Una rapporto dell’Usda, il dipartimento americano dell’Agricoltura, dedicato all’Europa l’ha definita una «tempesta perfetta», creata dall’effetto congiunto del crollo della domanda cinese, unita all’embargo russo e alla fine del regime delle quote latte. Nel 2014 la produzione mondiale di latte è aumentata del 3%, come conseguenza dell’incremento dell’offerta nei principali paesi produttori: Ue, Nuova Zelanda, Stati Uniti e Australia. Una crisi globale di cui l’Europa, per le ragioni elencate, sta pagando il prezzo più alto. Con l’Italia, che negli ultimi dieci anni ha visto passare da quasi 100mila 34mila il numero delle stalle, tra i paesi più esposti con un prezzo alla stalla che non copre più i costi di produzione.
Il tanto atteso intervento comunitario per ora si limita però a un pacchetto di aiuti da 500 milioni (a beneficio soprattutto del settore lattiero) per assicurare liquidità alle aziende in crisi, stabilizzare i mercati e «garantire il corretto funzionamento della filiera». Non è poco comunque. Perché per una corretta valutazione (e prima di parlare di fallimento come ha fatto qualcuno ieri), bisogna ricordare da dove si era partiti, con il commissario all’Agricoltura, Phil Hogan – ieri assente per un malore, sostituito dal vice presidente della Commissione Jyrki Katainen – che fino a pochi mesi fa negava l’esistenza di una crisi del settore. Però la lunga lista di richieste presentata dalla Francia, con il sostegno soprattutto di Italia, Spagna e Portogallo, è rimasta in gran parte inevasa (oltre al mancato aumento del prezzo d’intervento, nessun accenno all’etichetta d’origine cara all’Italia).
Ma intanto è cambiato l’atteggiamento dell’esecutivo comunitario che non è quello di qualche mese fa. Anche i toni sono molto diversi: «Questa risposta dimostra che la Commissione europea si assume le sue responsabilità di fronte agli agricoltori molto seriamente ed è preparata a sostenerli con fondi adeguati», ha detto ai ministri il vicepresidente della Commissione Ue, sottolineando lo sforzo dell’esecutivo «viste anche le altre richieste di bilancio concorrenti».
Katainen ha assicurato che i fondi «saranno equamente distribuiti, in particolare agli Stati membri e agli agricoltori che sono stati più colpiti dagli ultimi sviluppi del mercato»; inoltre sarà lasciata ai singoli partner la «massima discrezione» nell’individuare le priorità di intervento in base alle specifiche situazioni. Ma alcune richieste, come l’aumento del prezzo d’intervento, sono rimaste inascoltate perché considerate in contrasto con «l’approccio orientato al mercato che è e rimane la base delle ultime riforme della Commissione europea».
Ci saranno però alcuni interventi immediati: per garantire la liquidità alle aziende si potrà come detto aumentare la quota di aiuti diretti da anticipare a ottobre dal 50 al 70%, ma anche gli aiuti dello sviluppo rurale potranno essere anticipati. Per stabilizzare i mercati sarà invece attivato lo stoccaggio privato per formaggi e carni suine, saranno rafforzati i finanziamenti per i programmi di promozione dei prodotti Ue nei paesi terzi, e sarà fatto uno sforzo ulteriore per abbattere le barriere non tariffarie e gli ostacoli all’apertura di nuovi mercati. Sarà istituito, infine, l’ennesimo «Gruppo di alto livello» per definire nuove misure e valutare la possibile estensione degli attuali aiuti oltre la scadenza del 2018.
Positivo comunque il commento del ministro delle Politiche agricole Murizio Martina: «Si tratta della più importante azione attivata dalla Commissione in questi anni. Bruxelles ha fatto sue diverse proposte che avevamo impostato a Madrid, in particolare quella relativa allo stoccaggio privato delle carni e dei formaggi, che per l’Italia ha già funzionato lo scorso anno contro gli effetti dell’embargo russo. Non c’è altro tempo da perdere, nelle prossime ore va perfezionata la proposta attuativa da approvare nel Consiglio europeo di martedì prossimo in Lussemburgo».
Alessio Romeo – Il Sole 24 Ore – 8 settembre 2015