Calabroni, Vespa crabro, matonsìni in vernacolo. Pericolosissimi. Sono i vespidi europei più grandi e con più veleno. Da oltre un mese i Vigili del Fuoco sono chiamati ogni giorno, per uno o più interventi di emergenza in città e provincia.
Una squadra di quattro pompieri parte, indossano una spessa tuta protettiva intera verde, coprente anche mani, scarpe e testa, con una visiera di rete a maglie sottilissime ben distanziata dal volto. In due spruzzano un veleno che abbatte la colonia di veri e propri Stukas, Spitfire, Zero (attaccano a 40 l’ora), attorno il grosso nido cartaceo, talvolta grande anche un metro cubo e popolato fino a mille individui. Nidi cilindrici o sferici, dappertutto. In edifici abbandonati o in locali inutilizzati: solai, granai, sottotetti, tronchi d’albero, cassonetti di tapparelle. L’intervento di bonifica – con veleni spray – riesce meglio la sera, quando questi rumorosi e pericolosi imenotteri sono meno «vivaci».
Il nido è una mirabile costruzione di legno triturato ed impastato con la saliva dagli insetti, composto di strati circolari di grosse celle esagonali foderate da un involucro marezzato globiforme, rigorosamente dislocato al sole ma sotto strutture che gli evitano la pioggia e il vento. Dopo il trattamento viene rimosso dai Vigili del Fuoco. Il loro intervento viene ritenuto un soccorso d’urgenza, pure per nidi di vespe. Se invece si tratta di sciami d’api, Apis ligustica, specie protetta, si deve chiamare un apicoltore. Sul sito della bonifica restano le tracce del veleno che si rimuove con l’acqua.
Ma che veleno hanno e chi sono i matonsìni? E’ simile a quello di tutti gli altri vespidi ma molto più potente e viene iniettato da un aculeo di tre millimetri anche più volte sulla stesso malcapitato. Nella tradizione popolare: «Due uccidevano un uomo, tre un cavallo, sei un bue». Ogvni anno c’è nel veronese una vittima. La femmina può essere lunga 5 cm, i maschi e le operaie 2,5-3. Ha bruno-rossicci la testa e il tronco (che, ingranditi, lo fanno sembrare un extraterreste) a fasce giallo-arancio e nere l’addome concluso dal pungiglione. Sono carnivori e frugivori, specie su sostanze putrefatte, insetti e linfe. La puntura è assai dolorosa, il rischio è lo shock anafilattico (labbra gonfie, respiro ansante, sudorazione, capogiro, prostrazione). In 5 minuti se ne può morire, meglio avere a portata di mano istaminici e cortisone (fiale di Bentelan) specie se si è già stati punti. Una consolazione? Evitare movimenti bruschi, attaccano solo se molestati o se ci si ritrova vicino al nido. Il guaio è che danno l’allarme generale e ti puntano tutti insieme. Stukas.
Bartolo Fracaroli – Corriere di Verona – 25 settembre 2013