La sindrome provocata dall’escherichia coli che ha colpito decine di persone in Puglia, soprattutto bambini: sotto accusa la produzione di formaggi con latte crudo. Blitz dei Nas in una ditta di Mola, dopo i sigilli scattati a Monopoli. In Capitanata, il batterio rinvenuto in una montagna di cibi mal conservati
Emergenza escherichia coli in Puglia, con i Nas che hanno chiuso un altro caseificio dopo le decine di casi di Seu accertati e i sequestri nei conservifici della Capitana, dove è stata sequestrata una montagna di alimenti. A preoccupare di più, però, resta la Sindrome emolitica-uremica che ha colpito 18 persone, soprattutto bambini, alcuni dei quali ancora ricoverati. Sotto accusa è finito il latte crudo e la lavorazione dei formaggi nella zona del barese, dove i militari sono da giorni impegnati nelle verifiche. E i sigilli sono scattati per un secondo laboratorio di produzione.
Sono tre ad oggi i campioni di Escherichia coli isolati dai carabinieri del Nas di Bari e dal servizio veterinario della Asl nei caseifici del Barese. Dopo i due campioni risultati positivi e prelevati all’interno dell’azienda Di Leo di Monopoli, il terzo è stato rintracciato in un caseificio di piccole dimensioni a Mola di Bari. I tre campioni sono stati inviati all’Istituto superire di Sanità, dove verificheranno se si tratta del ceppo 26, cioè quello che ha provocato 18 casi di Seu dall’inizio di luglio, in gran parte bambini.
In capitanata, invece, il batterio è stato rinvenuto negli alimenti mal conservati scoperti durante le normali attività ispettive per la sicurezza alimentare. Il maxi sequestro è stato eseguito il 30 agosto: dieci squadre dei carabinieri dei Nas di Foggia, Bari e Taranto hanno ispezionato aziende agricole, ditte produttive, depositi, ingrossi e negozi alimentari procedendo al sequestro di 42.000 litri di latte all’origine fresco e poi congelato e di oltre 130 tonnellate di alimenti. In particolare, i Nas hanno trovato oltre 48 tonnellate di pomodori posti a essiccare al sole (“su telai creati con tondini di ferro arrugginiti e reti in materiale plastico non idonei all’uso alimentare, esposti a diretto contatto con l’aria senza alcuna protezione dall’azione infestante di insetti ed animali, dalle intemperie e dalle contaminazioni di agenti atmosferici”); circa 79 tonnellate di conserve di pomodoro e vegetali (tra cui peperoni e carciofi) e alimenti vari confezionati e non (tra cui sacchi di riso e farina, peperoncino, pollo e pesce congelati, acqua e birra) prodotti o tenuti in precarie condizioni igieniche e in depositi non autorizzati. In tre negozi gestiti rispettivamente da un cittadino romeno, un pachistano e un bengalese, circa 1 tonnellata di alimenti preconfezionati di varia tipologia sprovvisti di indicazioni in lingua italiana; oltre mezza tonnellata di tortellini, ravioli, cappelletti detenuti a temperatura ambiente anziché a temperatura refrigerata.
Inoltre, i militari dei Nuclei, unitamente a personale dell’Azienda sanitaria provinciale, hanno proceduto alla sospensione di 4 attività (2 aziende agricole, una ditta di conserve vegetali ed un deposito di alimenti etnici) prive della prescritta dichiarazione di inizio attività e versanti in precarie condizioni igienico-sanitarie e strutturali.
Repubblica – 3 settembre 2013