Dodici trovati positivi. Si tratta di un sistema di sorveglianza «unico al mondo», sarà al centro di un confronto internazionale venerdì in Sala Borsa
BOLOGNA – Tutti i donatori delle aree interessate alla West Nile, cioè quasi un terzo dei donatori di sangue emiliano-romagnoli, sono stati sottoposti al test per la ricerca del virus negli ultimi quattro mesi. «Un sistema di sorveglianza sulle infezioni trasmissibili attraverso trasfusione di sangue unico al mondo – spiega Claudio Velati, Direttore del Centro Regionale Sangue – che sarà al centro di un confronto internazionale, con particolare attenzione a quanto si fa negli Stati Uniti».
IL CONVEGNO – Venerdì a Bologna, in Sala Borsa, infatti è previsto un incontro scientifico internazionale proprio sul tema delle «Infezioni trasmissibili attraverso la trasfusione di sangue», organizzato dal Centro Regionale Sangue della Regione Emilia Romagna.
12 POSITIVI SU 45 MILA – Sono 45 mila i donatori di sangue che dall’1 luglio ad oggi – spiega una nota dell’Ausl di Bologna – sono stati sottoposti in regione al Test di Amplificazione genica (Nucleic Acid Testing – Nat) per la ricerca del virus West Nile. Dodici di essi sono risultati positivi e temporaneamente sospesi dalla donazione, evitando, in questo modo, altrettante possibili infezioni.
I CONTROLLI: COME FUNZIONA – Il virus West Nile, infatti, può svilupparsi senza sintomi o segni clinici evidenti, nella totale inconsapevolezza del donatore. Si tratta di un test specifico che solo in Emilia-Romagna viene eseguito su tutti i donatori delle aree nelle quali sono state intercettate le zanzare portatrici del virus West Nile. Quando i servizi territoriali delle Aziende sanitarie ne rilevano la presenza, dalla Sanità Pubblica Regionale scatta l’allarme che coinvolge il Centro Regionale Sangue e i servizi trasfusionali locali, che effettuano il prelievo per il test Nat su tutti i donatori di quel territorio. Tutti i campioni di sangue sono analizzati nel laboratorio del servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale dell’Ospedale Maggiore. Il sistema di sorveglianza dell’Emilia-Romagna si differenzia da quello adottato negli Stati Uniti e nel resto d’Europa, che si attiva solo al manifestarsi del primo caso di infezione umana da West Nile e prevede l’esecuzione del test solo su un campione significativo di cittadini presenti nei territori interessati dal virus. (fonte: Ansa)
28 ottobre 2013