Paolo Russo. Arrivano i soldi per consentire – almeno ai pazienti più gravi – di sconfiggere per sempre il virus dell’epatite C con il super-farmaco a base della molecola “Sofosbuvir”. Ieri l’Aifa, l’Agenzia del farmaco, ha pubblicato in gazzetta ufficiale la delibera che rende rimborsabile la terapia, finora accessibile solo per uso compassionevole e per poche centinaia di pazienti.
Contemporaneamente il Ministro della salute, Beatrice Lorenzin, arrivava al Senato per concordare con il Presidente della commissione Bilancio del Senato, Antonio Azzolini, un emendamento alla legge di stabilità, che istituisce un fondo di un miliardo e mezzo in 2 anni. Tutto con l’ok dell’Economia, che ha trovato parte della copertura nel Fondo sanitario, visto che l’eradicazione della malattia farà risparmiare sui trapianti di fegato evitabili e le altre cure da somministrare a vita.
Il Sofosbuvir promette invece di eradicare il virus in 12, massimo 24 settimane, ma dopo l’accordo faticosamente raggiunto tra l’Aifa e la Gilead che ha il brevetto, il prezzo, pur sensibilmente sceso, è rimasto intorno ai 40mila euro, con un meccanismo di sconti proporzionati alla quantità dei consumi.
Per questo, almeno in una prima fase, la cura sarà rimborsata solo ai malati più gravi: circa 30mila degli oltre 300mila colpiti dal virus dell’Hcv, che miete almeno 20 morti al giorno in Italia. La rimborsabilità dovrebbe essere garantita ai pazienti con cirrosi, co-infezione da Hiv, carcinoma epatico o in attesa di trapianto di fegato. Gli altri dovranno aspettare che il ministero dell’Economia riaprire la cassa. O, ipotesi più probabile, che i prezzi delle nuove terapie scendano ancora, Anche perché il Sofosbuvir presto non sarà il solo a dare la caccia al virus. «Sono in arrivo altri farmaci, che combinati con il Sofosbuvir, permetteranno di adattare individualmente le terapie a una vasta gamma di pazienti», spiega Mario Rizzetto, cattedra di gastroenterologia all’Università di Torino.
«Passo importante, ma aspettiamo di veder approvato l’emendamento», commenta Ivan Gardini, presidente dell’associazione dei malati Epac.
La Stampa – 10 dicembre 2014