Enti locali pasticcioni. La pubblica amministrazione italiana dilapida oltre un milione di euro al giorno in cause perse: inefficienza e scarso livello di professionalità hanno infatti portato l’esborso totale per contenziosi a 2,2 miliardi di euro dal 2010 ad oggi. Questa la preoccupante fotografia che emerge dalla nota scientifica dell’istituto Demoskopika, titolata «Pasticcione, equilibriste, pignole: le regioni italiane alla prova dell’esborso da contenzioso».
Nel quinquennio 2010-2015, le sentenze esecutive di cause amministrative o di cause civili perse in Italia sono costate alla pubblica amministrazione oltre 2 miliardi di euro. Nel 2014 la spesa complessivamente sostenuta da stato, province e regioni è cresciuta del 29% rispetto al 2013, con un picco di 466 milioni annui, poco inferiori al record di 489 milioni del 2011; nei primi otto mesi del 2015, relativamente ai soli contenziosi con personale dipendente, fornitori e cittadini, le spese totali sono state pari a 146 milioni. Sul periodo in analisi, inoltre, gli esborsi imputabili allo stato hanno raggiunto il 52,5% dei costi complessivi sostenuti (1.149 milioni); le amministrazioni comunali hanno impattato sull’aggravio generale per il 24,6%, le regioni per il 17,8% mentre la spesa complessiva sostenuta dalle province si è attestata al 5,1%. Partendo dalle aree geografiche meno diligenti, la Sicilia si aggiudica la maglia nera per trascuratezza delle procedure ed errori commessi, con un esborso medio per ente locale pari a circa il 17,1% del totale dei pagamenti sostenuti. In sequenza, trovano posto le indisciplinate Basilicata, Sardegna e Puglia, seguite da Campania e Lazio. In ottica generale, tali aree, assieme alla predetta Sicilia, sostengono circa il 68% degli esborsi complessivi delle spese per contenzioso italiane. Ira le amministrazioni più virtuose, si trova il Piemonte, seguito da Trentino e Lombardia. Tra le pignole compaiono Valle d’Aosta, Liguria, Veneto, Emilia-Romagna e Umbria. Tra le regioni cosiddette «equilibriste» figurano Marche e Friuli Venezia Giulia, seguite dalle meno pignole Molise, Abruzzo, Calabria e Toscana.
Italia Oggi – 9 settembre 2015