Non si era mai visto prima. Con l’applicazione del decreto “Salva Italia” e con la “spending review” arriva la stagione degli esuberi anche nella galassia della Regione, e sono le Ulss – per le quali non c’è l’obbligo di cura dimagrante – a prepararsi ad accogliere una valanga di dipendenti che rischiano di trovarsi fuori da altre aziende pubbliche che dipendono da palazzo Balbi, tutte chiamate a ridurre del 20% i loro costi in base appunto alla stretta nazionale decisa dal governo Monti, se non saranno addirittura persone costrette a traslocare proprio dallo stesso ente Regione. È questa la nuova realtà che si trova davanti l’amministrazione pubblica del Veneto. A far scoppiare il caso in questo week end è stato il fronte dell’Arpav, l’agenzia per l’ambiente: secondo notizie uscite sui media, là si sono ipotizzati addirittura 400 esuberi su 1040 unità.
Una voce che peraltro non trova riscontro nel direttore generale Carlo Emanuele Pepe: «Sono stato sorpreso da quanto pubblicato e sono perplesso. Noi stiamo lavorando all’efficientamento di Arpav. Altro non dico, perché la parola spetta alla Regione». Sul fronte sindacale Luca Menini, rappresentante dei dirigenti Sds in azienda, mette le mani avanti: «Non sappiamo nulla, solo che girano varie voci su questo argomento, e siamo pronti a impugnare eventuali atti che venissero emanati».
Proprio per Arpav, intanto, è stata depositata in Consiglio regionale una proposta di legge di Leonardo Padrin (Pdl), presidente della commissione“Sanità”, che punta a portare in Regione tutta la struttura “meteo”, cioè il Centro previsioni di Teolo e quello per la valanghe di Arabba, portandoli in gestione alla Protezione civile: «Di esuberi in Arpav non so nulla – dice Padrin – ma sostengo che non ha senso che siano i fondi della sanità a pagare questo tipo di attività, anche perché non ha senso imporre ticket, o non avere soldi per dare contributi ai portatori di handicap, e destinarli invece, dallo stesso fondo, alle previsioni meteo. È una proposta che va anche nell’interesse dei lavoratori dell’Arpav. Se non ci fosse accordo su questo in Consiglio regionale metto in guardia tutti e chiedo che ognuno si prenda le sue responsabilità, perché c’è anche un problema di legittimità contabile».
SUMMIT E SOLUZIONI. La settimana prossima la commissione “Ambiente” guidata dal presidente Nicola Finco (Lega) discuterà la proposta di legge Padrin: «Sarà presentata e poi si vedrà», dice laconico Finco. Che invece ha già convocato per il 7 maggio, in commissione, una sorta di summit sulla situazione dell’Arpav con il dg Pepe e con i sindacati. Tra le questioni, l’ipotesi di chiusura sedi Arpav e gli 8 milioni che la Regione deve ancora versare all’Arpav rispetto ai fondi stanziati per il 2012. Finco comunque, che è anche vicino all’assessore regionale all’ambiente Maurizio Conte (Lega), smentisce che si parli di 400 esuberi, assicurando di aver fatto verifiche in Regione: «Non si parla assolutamente di quelle cifre, quello che è allo studio invece è un trasloco di 100-150 persone dall’Arpav alle strutture della sanità, con forme e modalità che dipendono anche dalle professionalità delle persone interessate. Sia chiaro che non si lascia a casa nessuno».
Anche l’assessore al bilancio Roberto Ciambetti (Lega) spiega che «da tempo la Regione ha “blindato” le Ulss, evitando di assumere nuovo personale amministrativo, proprio in vista del possibile assorbimento, consentito dalla “spending review”, di personale considerato in esubero» come appunto quello dell’Arpav. Nessuno lo dice apertamente, ma la situazione di dimagrimento di personale all’Arpav non è l’unica, anzi è probabilmente solo la prima perché quel “-20% di costi” potrebbe coinvolgere anche altre aziende, e l’unica valvola di sfogo per i posti di lavoro da recuperare a favore di chi dovesse essere in sovrannumero, tenuta pronta appositamente, è proprio quella delle Ulss.
Piero Erle – Il Giornale di Vicenza – 23 aprile 2013