La pagella europea fondamentale per l’uscita del Paese dalla procedura d’infrazione. Il livello di debito è secondo solo a quello greco. Nella zona euro il deficit del 2012 è calato al 3,7%, ma il debito è salito oltre quota 90 punti percentuali in rapporto al prodotto interno lordo.
Giornata di pagelle per i conti pubblici italiani, che sono passati sotto la lente di Eurostat. Un giudizio, quello europeo, importante perché determinerà le scelte di Bruxelles in merito all’uscita o meno dell’Italia dalla procedura d’infrazione per deficit eccessivo: la scelta è attesa per fine maggio. Un argomento tornato d’attualità soprattutto in seguito all’approvazione del decreto che sblocca 40 miliardi di rimborsi della Pubblica amministrazione nei confronti delle aziende e che pesa proprio sul disavanzo dello Stato, previsto per il 2013 al 2,9%. Quanto allo scorso anno, Eurostat ha certificato un livello di deficit al 3% del Pil, in rialzo dello 0,1% rispetto alla stima provvisoria di febbraio. Si tratta di un dato comunque in linea con l’Istat.
L’Italia – assieme ad altri 16 Paesi – è ancora nell’elenco degli Stati membri con deficit superiore al 3%. Per chiudere la procedura d’infrazione avviata nel 2009, il deficit deve essere sotto il 3% nel 2012, 2013 e 2014. Le stime del 2013 di Bruxelles al momento lo danno al 2,1% (ma c’è da aggiungere appunto l’impatto dei pagamenti dei debiti della Pa), e la stessa cifra è prevista anche per il 2014. Il commissario agli affari economici, Olli Rehn, ha di recente affermato che l’Italia è sulla buona strada per chiudere la procedura.
Sempre nel 2012, il rapporto tra debito e Pil italiano
è stato il secondo più elevato nella Ue dopo quello greco: era a quota 127%, mentre quello greco era a quota 156,9%. Il terzo debito più elevato era quello portoghese, 123,6%, seguito da quello irlandese: 117,6%. Sulla base di questi dati la commissione europea elaborerà le nuove stime macro-economiche (saranno pubblicate il 3 maggio). Eurostat ha indicato di non avere alcuna riserva sui dati notificati dagli Stati membri.
A livello di Eurozona, si sono registrati progressi sul fronte del deficit e peggioramenti sul debito. Il rapporto deficit/Pil è infatti sceso al 3,7% (era al 4,2% nel 2011) e al 4% nell’Ue a 27 Paesi (dal precedente 4,4%). I singoli casi nazionali vedono la Spagna al top per deficit (10,6%), seguita da Grecia (10%), Irlanda (7,6%), Portogallo (6,4%). La Francia è al 4,8%, mentre la Germania è l’unico paese che registra un surplus (+0,2%). Fuori dall’Eurozona, il Regno Unito ha un deficit pari al 6,3% del Pil. Sale invece il debito pubblico del Vecchio Continente: il rapporto sul Pil è salito al 90,6% nell’Eurozona (era all’87,3% nel 2011) e all’85,3% in Ue27 (dal precedente 82,5%).
Su entrambi gli indicatori hanno avuto peso gli interventi degli Stati per fronteggiare la crisi ha. Lo scorso anno gli interventi per la crisi finanziaria hanno incrementato il deficit Eurozona dello 0,6% (53,8 miliardi) e dello dello 0,4% nell’Unione europea. Quanto al debito/pil, hanno pesato per il 5,5% del Pil nell’Eurozona (523,6 miliardi) e per il 5,2% nella Ue (669,7 miliardi).
Repubblica – 22 aprile 2013