L’altra nomina. Martedì sarà designato anche il direttore dei lavori del sito di Rho: si pensa a una figura esterna per dare discontinuità. Dopo lo shock dell’inchiesta giudiziaria, la società di gestione di Expo si riorganizzerà entro martedì, quando arriverà a Milano il premier Matteo Renzi. Sarà quello il momento in cui il commissario unico e amministratore delegato di Expo, Giuseppe Sala, renderà noto il nome dell’uomo che sostituirà Angelo Paris ai vertici del settore progettazione e acquisti, di fatto il responsabile degli appalti dell’evento universale, finito in carcere due giorni fa con l’accusa di associazione a delinquere, corruzione e turbativa d’asta.
Si parla di un possibile avvicendamento interno. Tra i nomi possibili, secondo le prime indiscrezioni, ci sarebbe quello dello stesso vice del manager: Alessandro Molaioni. A cui si potrebbero aggiungere quelli del direttore generale di Expo Christian Malangone e del subcommissario Antonio Acerbo. Quest’ultimo avrebbe tuttavia il problema tecnico di essere un consulente esterno, che non può essere nominato Rup. Il nome più plausibile sembrerebbe quello di Molaioni.
Tutto ancora in forse. C’è persino chi parla, dentro Expo, dell’opportunità di dare discontinuità con un nome esterno, ma pare ad oggi una soluzione meno praticabile perché allungherebbe i tempi delle consegne.
Inoltre c’è un’altra questione: martedì dovrebbe arrivare anche il nome del “super” direttore dei lavori, quello che di fatto coordinerà tutti i lavori sul sito espositivo di Rho, che sarà un professionista esterno a Expo, provieniente da fuori Milano. Se dunque il direttore dei lavori non proviene dalla società di gestione, almeno il responsabile dei progetti e degli appalti deve garantire la continuità delle conoscenze. Questa la ratio di queste ore concitate.
Anche la figura del “super” direttore dei lavori è stata istituita dopo un’altra inchiesta giudiziaria, quella relativa alla società regionale Infrastrutture lombarde, ai cui vertici c’era l’ex dg Antonio Rognoni, finito in carcere e poi ai domiciliari per associazione a delinquere e poi di nuovo raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare due giorni fa, con quest’ultima inchiesta su Expo e i grandi appalti lombardi. Rognoni era il direttore dei lavori della piastra, uno dei progetti principali del sito espositivo di Expo. È stato subito sostituito dal suo vice Riccardo Robuschi, ma da settimane si parla di istituire una nuova figura a capo di tutti i lavori dell’area, non solo di quelli della piastra. Dovrebbe quindi arrivare un manager esterno, direttamente da Roma, dal ministero dei Trasporti guidato da Maurizio Lupi.
Ieri il commissario Sala ha riunito intanto tutti i 230 dipendenti di Expo per parlare dell’accaduto e motivare la squadra a proseguire con entusiasmo. «Penso a ciò che ho fatto e anche voi pensateci, per ritrovare dalla settimana prossima nuove motivazioni e proseguire in un progetto unico e importante per il paese», ha detto ieri a porte chiuse.
Il colpo per la struttura è stato enorme. Secondo la procura di Milano, Paris avrebbe favorito negli appalti delle vie d’acqua, delle architetture di sistemi e del sito urbanistico di Cascina Merlata alcune aziende e cooperative (tra cui principalmente la vicentina Maltauro) per assicurarsi la propria carriera, servendosi dell’aiuto dei faccendieri Primo Greganti, Gianstefano Frigerio e Sergio Cattozzo, che riscuotevano mazzette dagli imprenditori in cambio dell’intermediazione con Paris. E che a Paris promettevano di raccomandarlo presso le autorità istituzionali e politiche. La carriera a cui Paris avrebbe da subito puntato era quella ai vertici di Infrastrutture lombarde, già al posto di Rognoni una volta arrestato. Tra i due non correva buon sangue, come emerge dalle carte dell’inchiesta sulla società lombarda. E probabilmente anche per motivi di rivalità professionale.
Per il commissario Sala ieri è stata di nuovo una giornata concitata, e ha deciso che rilascerà dichiarazioni sui nuovi incarichi solo martedì. Ieri ha di nuovo incontrato il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni e il sindaco di Milano Giuliano Pisapia. È stato Pisapia poi a confermare le voci che due giorni fa si sono susseguite su possibili dimissioni del numero uno di Expo: «Le sue intenzioni – racconta Pisapia – sicuramente all’inizio erano di lasciare per lo sconforto di essere stato tradito da un collaboratore, ma la scelta è rientrata. Oggi senza Sala il rischio sarebbe di arrivare in ritardo, deve rimanere al comando. Inoltre – ha aggiunto Pisapia – l’operazione della magistratura ha dimostrato che i controlli ci sono».
Intanto il premier Renzi ha difeso l’immagine dell’evento universale del 2015: «L’Expo sarà un successo per l’Italia, è un appuntamento importante che difenderemo». Ma per quanto riguarda l’inchiesta non ha usato mezzi termini. «Io ho sempre avuto una posizione molto garantista, e proprio perché lo sono profondamente, dico che bisogna essere severi con tutti. Non si possono vedere immagini con quello che tira fuori una busta, cose che ti fanno schizzare il sangue alla testa», ha dichiarato ieri nel corso della trasmissione “Virus”, su Rai 2. Renzi ha sottolineato inoltre che «la garanzia per tutti è che non si fanno sconti a nessuno. Si dà all’imputato la possibilità di difendersi e al magistrato il diritto e dovere di fare gli atti d’indagine che si ritengono necessari. La politica deve fare un passo indietro, deve stare e guardare zitta».
Il Sole 24 Ore – 10 maggio 2014